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La Germania tra carbone e caro bolletta da rinnovabili

In Germania il peso delle rinnovabili sulla bolletta delle famiglie è più elevato di circa il 50% rispetto all'Italia e promette di aumentare, tanto che nel governo Merkel c'è chi pensa di frenare l'energia pulita. Intanto gas e carbone si contendono parte dello spazio lasciato dal nucleare, ma per le due fonti gli ostacoli sono diversi.

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La Germania fa i conti con il caro energia per i consumatori e nel governo Merkel c’è chi accenna a un possibile freno della corsa alle rinnovabili. Intanto nei giorni scorsi si è messa in moto una nuova centrale a carbone, cosa che qualcuno ha erroneamente interpretato come una rinnovata spinta verso il carbone per colmare il vuoto lasciato dall’atomo.

Il tema del caro energia da rinnovabili in Germania inizia a essere piuttosto sentito. Nonostante la Merkel abbia promesso di contenere per i prossimi anni il peso degli incentivi sulle bollette entro i 3,6 cent/kWh, molti prevedono che già nel 2013 supererà i 5 centesimi. Una famiglia con una bolletta da 900 euro l’anno pagherebbe così 70 euro in più oltre ai 150 che già ora vanno a sostenere le energie pulite. Cifre ben più consistenti di quanto avviene in Italia: su una bolletta di pari importo da noi alle rinnovabili andrebbero circa 90 euro. In Germania, ricordiamo, il supporto alle rinnovabili ricade principalmente sulle famiglie poiché molte attività produttive energivore sono esentate dal contributo pro-rinnovabili in bolletta.

La settimana scorsa in un intervento sul Financial Times Deutschland il ministro dell’Ambiente Peter Altmaier interveniva preoccupato per l’aumento dei costi in bolletta e per lo stress alla rete che lo sviluppo delle energie pulite starebbe causando. Il ministro dell’economia Phillipp Rösler vorrebbe una riforma della legge sulle rinnovabili entro il 2013 e in questi giorni Rainer Brüderle, un parlamentare del suo stesso partito,  Liberaldemocratico, ha chiesto una moratoria sull’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Lo stesso Altameir è d’accordo sul fatto che si debba intervenire, anche se non con questa urgenza. La materia è complicata, spiega sul FT, e al momento non ci sono assolutamente i numeri per far passare la riforma.

Il sostegno alle rinnovabili infatti è piuttosto ampio e trasversale in questo Paese che sull’energia pulita ha deciso di investire con decisione. “Rallentare l’espansione delle rinnovabili è inaccettabile”, ribatte infatti alle parole di Altmeier il socialdemocratico Ulrich Kelber, mentre la proposta di moratoria di questi giorni ha fatto insorgere associazioni e sindacati.

Al dibattito sul ‘caro energia’ si aggiunge un’altra notizia che è stata usata – impropriamente – per criticare l’abbandono dell’atomo e la spinta verso le rinnovabili della Germania: l’inaugurazione – cui ha preso parte anche il ministro dell’Ambiente – a metà agosto di una centrale a lignite da 2.200 MW di proprietà RWE a Colonia. Come abbiamo già scritto su questo sito, in Germania, come anche da noi, complici i prezzi stracciati della CO2, il carbone attualmente è favorito rispetto al gas nella concorrenza con le rinnovabili, tant’è che il consumo di carbone nel Paese è cresciuto del 4,9% dall’inizio del piano di uscita dal nucleare (mentre a livello mondiale è cresciuto del 5,4%, dicono dati BP).

Dire però che la rinuncia all’atomo e il piano di sviluppare le rinnovabili stia portando la Germania a realizzare più centrali a carbone (come fa per esempio Fox News o – con maggiori distinguo Bloomberg) non è corretto e il perché lo spiega Renewable International. Innanzitutto il processo per realizzare la centrale inaugurata ad agosto è iniziato nel 2006, prima della decisione di uscire dal nucleare. Inoltre la centrale da 2.200 MW – molto flessibile ed efficiente rispetto alle centrali a carbone che conosciamo –  in realtà va a sostituire 2.400 MW di potenza da carbone che saranno ‘pensionati’ entro fine anno nella stessa area.

La Germania si è data l’obiettivo di arrivare con le rinnovabili al 35% del fabbisogno elettrico al 2020 e all’85% al 2050. Dunque le fonti convenzionali avranno ancora un ruolo molto importante nel medio termine e alcune centrali termoelettriche, meglio se flessibili e adatte a compensare la non programmabilità di eolico e fotovoltaico, andranno realizzate. Ma di che tipo saranno? Uno studio dell’Agenzia per l’energia tedesca prevede che da qui al 2020 nel Paese si fermino centrali a carbone per 18,5 GW, e se ne mettano in funzione di nuove per 11,3, mentre per quelle alimentate a gas si prevedono oltre 20 nuovi GW.

Resta da vedere cosa accadrà in realtà, dato che entrambi i tipi di centrali stanno incontrando notevoli ostacoli: i cicli combinati a gas, che sarebbero preferibili in quanto a flessibilità ed emissioni, sono economicamente in crisi per la concorrenza a costo marginale zero del fotovoltaico nel picco diurno, tanto che diversi progetti ultimamente sono stati annullati (Qualenergia.it, Le complicazioni del kWh low-cost da rinnovabili).

Le centrali a carbone, invece, se dotate di tecnologia per la cattura della CO2, diventano al momento antieconomiche, mentre senza CCS incontrano un’opposizione politica fortissima. Per avere un’idea di quanti siano i progetti di centrali a carbone bloccati o fatti abbandonare è utile guardare questa cartina realizzata dagli Amici della Terra tedeschi (qui la pagina d’origine). Per esempio, di recente, nello Schleswig-Holstein si è dovuto abbandonare un progetto di una centrale a carbone dal costo di 3,2 miliardi di euro per l’opposizione dei gruppi ambientalisti e del Governo del Land costituito da Verdi e Socialdemocratici, due forze che dopo le elezioni dell’anno prossimo potrebbero arrivare anche al Governo federale. A questo si aggiunga che il prezzo della CO2, attualmente ai minimi, in futuro dovrebbe aumentare, sfavorendo ulteriormente il carbone. Insomma, ce n’è abbastanza perché questa fonte ‘sporca’ non riesca ad avere un nuovo boom in Germania approffittando dello spazio lasciato vuoto dal nucleare.

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