Per tre italiani su quattro il nucleare non è una valida alternativa

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I risultati del sondaggio Ipsos commissionato da Legambiente, Kyoto Club, CONOU, Editoriale La Nuova Ecologia alla luce dell'inclusione nel Pniec dell'energia atomica.

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Mentre il governo è sempre più convito sull’utilizzo del nucleare, tanto da prevedere nell’ultima versione del Pniec un mix elettrico con una quota “tra l’11 e il 22% al 2050” derivante dall’atomo, gran parte degli italiani la penserebbero diversamente.

I dati del sondaggio Ipsos commissionato da Legambiente, Kyoto Club, CONOU, Editoriale Nuova Ecologia rivelano che per il 75% degli intervistati il nucleare non è una soluzione attuabile e non rappresenta una valida alternativa, perché troppo pericoloso e poco conveniente.

Di contro, per gran parte dei cittadini, l’Italia deve fare di più sulle fonti rinnovabili, economia circolare e lotta alla crisi climatica.

I risultati sono stati presentati oggi a Roma in occasione della prima giornata dell’XI edizione dell’Ecoforum nazionale, la conferenza nazionale sull’economia circolare dal titolo “Economia 2030. Priorità, cantieri, strumenti per raggiungere gli obiettivi europei” organizzata il 3 e 4 luglio con il patrocinio del Mase e della Regione Lazio.

Due le priorità d’azione che emergono in prima battuta dal sondaggio: per il 54% degli intervistati il governo dovrebbe incentivare la produzione e l’impiego di energie rinnovabili e per sviluppare l’economia circolare; per il 38% le amministrazioni dovrebbero semplificare il processo autorizzativo degli impianti di energie rinnovabili.

Ancora, per il 61% degli intervistati l’aumento dei disastri naturali è dovuto proprio alla crisi climatica, per il 45% i cambiamenti climatici hanno effetti sul costo della vita in generale, per il 44% determinano un aumento dei costi dei prodotti alimentari, per il 29% un aumento delle malattie croniche, allergie e tolleranze.

E chi dovrebbe agire per contrastare la crisi climatica? L’impegno dovrebbe vedere in prima fila per il 72% degli intervistati i governi nazionali, seguiti da aziende e consorzi (42%), amministrazioni locali (39%), cittadini/consumatori (35%), media (20%).

Per le associazioni è un grave errore che il governo segua la strada dell’atomo.

“Per centrare gli obiettivi Ue al 2030 – ha detto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – servono politiche e interventi coraggiosi che permettano di accelerare il passo e di contrastare la crisi climatica. Mancano solo sei anni al 2030, ma il governo Meloni guarda al passato a partire dalla scelta fatta sul Pniec contenente un mix energetico basato anche sul nucleare, sul gas e sul Piano Mattei. Una decisione grave che non tiene conto delle esperienze virtuose in fatto di rinnovabili, sparse nella Penisola”.

Il vicepresidente del Kyoto Club, Francesco Ferrante, torna anche sul decreto Aree idonee entrato in vigore ieri: “Siamo preoccupati per gli errori che si stanno facendo sul fronte delle rinnovabili, con un decreto ‘aree idonee’ che non ‘idoneizza’ nulla e che anzi complicherà il permitting”.

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