Riciclo delle batterie e tanta confusione: dati sottodimensionati di 10 volte

Il riciclo delle batterie al litio è molto maggiore del 5%; probabilmente è di oltre 10 volte tanto. Un esperto svedese prova a smontare il falso mito che il 95% delle batterie usate finisca in discarica.

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Se si prova a chiedere a ChatGPT: “Quale percentuale di batterie al litio usate viene riciclata nel mondo?”, il maggiore motore dell’intelligenza artificiale restituisce la seguente risposta: “Attualmente, solo una piccola percentuale delle batterie al litio usate viene effettivamente riciclata a livello globale. Secondo diverse fonti, solo circa il 5% delle batterie agli ioni di litio esauste viene riciclato in modo efficace​. Questo dato evidenzia le sfide significative nel riciclo di queste batterie, principalmente dovute a processi di riciclo onerosi e poco efficienti​​”.

Si tratta di un’informazione riscontrabile sia in testate generaliste che in pubblicazioni del settore energetico e data per buona rispetto alla situazione attuale.

Peccato che sia invece completamente falsa, cioè sottodimensionata di oltre 10 volte almeno rispetto alla realtà, e risalente a pubblicazioni vecchie di 8-13 anni, ma il cui contenuto, per qualche motivo, continua a perpetuarsi e rinnovarsi come se fosse di costante attualità.

È quanto sostiene Hans Eric Melin, Direttore esecutivo di Circular Energy Storage, una società di ricerca e consulenza con sede a Londra che si occupa di raccolta dati e analisi del mercato delle batterie al litio a fine vita e autore di vari studi scientifici in materia.

Il “vero tasso di riciclo” delle batterie al litio

Quanta parte delle batterie agli ioni di litio viene effettivamente riciclata a livello mondiale?

“Si stima che il 59% delle batterie disponibili per il riciclaggio sia stato effettivamente riciclato”, di cui una decisa maggioranza in Cina, ha detto l’esperto svedese, membro del comitato di programma del Fondo svedese per le batterie che ogni anno finanzia la ricerca sullo sviluppo e il riciclaggio delle batterie in Svezia.

Melin ha citato in particolare lo studio “Tracking Flows of End-of-Life Battery Materials and Manufacturing Scrap”, pubblicato un anno fa su Batteries dallo stesso Melin e altri quattro ricercatori, sulla base dei dati aggiornati al 2019 di Circular Energy Storage, utilizzati negli scenari dello statunitense Argonne National Laboratory, con fondi di ricerca provenienti dal gigante saudita degli idrocarburi Aramco.

Gli autori hanno fatto anche notare di non avere indicato dove sia finito il restante 41%, perché non si hanno dati specifici in merito.

In termini non di dati, ma di stime, è probabile che i tassi di riciclaggio siano in realtà attorno o superiori al 90%, ha detto in un post su X  il Direttore esecutivo di Circular Energy Storage, secondo cui è però importante fare delle distinzioni.

Il tasso di riciclo delle batterie agli ioni di litio, infatti, varia a seconda di come viene definito e a quali batterie ci si riferisce.

Può essere definito come quantità di batterie riciclate rispetto a quelle immesse sul mercato in un qualche periodo passato, come nella direttiva Ue sulle batterie. Il problema di questo metodo di calcolo è che include delle batterie ancora in uso. E per i veicoli elettrici (EV) con una lunga durata di vita, in rapida crescita e soggetti all’esportazione in altri mercati, è un criterio che ha poco senso.

Si può anche definire come la massa di batterie riciclate rispetto alla massa di batterie che figurano ufficialmente come rifiuti. Questo è un punto di riferimento migliore. “La mia ipotesi, abbastanza edotta, è che le batterie già dismesse dei veicoli elettrici e altre batterie industriali siano vicine al 100%”, ha detto l’esperto, secondo cui gli altri criteri essenziali da considerare sono l’efficienza del riciclo e il suo tasso di recupero.

“In futuro, considerando le batterie EV/industriali, penso che una combinazione di tasso di riciclaggio, efficienza di riciclaggio e tasso medio di recupero dei materiali critici si attesterà più o meno sui seguenti livelli, a seconda della definizione: tasso di riciclaggio 99%; efficienza di riciclaggio 80-90%; tasso di recupero 90-95%”, ha detto l’esperto svedese.

Da dove viene quel “dato” del 5% di riciclo delle batterie?

L’informazione secondo cui solo il 5% delle batterie al litio venga riciclato risale a due pubblicazioni che, per la verità, non suffragano tale dato, almeno non nel modo in cui è stato utilizzato o distorto in seguito, secondo Melin.

Il “dato” emerge per la prima volta in relazione a un comunicato stampa (pdf) del 2011 dell’EBRA, l’Associazione Europea per il Riciclaggio delle Batterie. La quota del 5% non compare in realtà nel comunicato, ma viene desunta indirettamente nell’interpretazione contenuta in un rapporto del 2016 di Friends of the Earth, una rete internazionale di organizzazioni ambientaliste con sedi in 73 Paesi.

“La quantità di batterie agli ioni di litio raccolte nell’Ue nel 2010 è stata stimata in 1.289 tonnellate, oltre a 297 tonnellate di batterie primarie al litio. Si tratta solo del 5% circa delle batterie agli ioni di litio immesse sul mercato, secondo la società di riciclaggio belga Umicore. Germania, Francia, Belgio e Paesi Bassi hanno i migliori risultati in termini di raccolta di batterie, comprese quelle primarie e secondarie agli ioni di litio. Eppure, anche questi paesi hanno tassi di raccolta molto bassi”, si legge nel rapporto.

“In un certo senso, questo numero è corretto, anche se si tratta del tasso di raccolta, non di quello di riciclo. In base alla formula della Direttiva Ue sulle batterie per il raggiungimento dell’obiettivo di raccolta dell’Unione, la quantità di batterie raccolte nel 2010 è stata pari a circa il 5% della media di quelle immesse sul mercato nei tre anni precedenti. Questo dato non indica però se le batterie non raccolte saranno riciclate o meno. Dice solo quanto i membri e gli affiliati dell’EBRA hanno raccolto quell’anno”, ha spiegato Melin in un post su LinkedIn.

In realtà, le batterie agli ioni di litio, anche nei dispositivi portatili, possono durare anche molto più di tre anni. Inoltre, oggi spesso sono integrate nei dispositivi che alimentano, come smartphone, laptop ultraleggeri e tablet.

Ciò significa che solitamente condividono il destino dei dispositivi in cui sono installate e che, a differenza delle batterie alcaline o delle batterie portatili, hanno un tasso di raccolta separata molto basso rispetto all’apparecchio che alimentano, pari di solito solo al 10-15%, attraverso le organizzazioni di raccolta tradizionali.

La maggior parte delle batterie non è disponibile per il riciclaggio perché non rimane sul mercato. L’esportazione di dispositivi da riutilizzare e l’esportazione di veicoli elettrici usati sono una causa molto più importante dei bassi volumi di riciclaggio rispetto alle batterie teoricamente gettate nei rifiuti.

È proprio questo il motivo per cui in Europa e in Nord America sono state riciclate finora solo poche batterie al litio. Le batterie vanno con i loro dispositivi in altri Paesi dove vengono riutilizzate, rimesse a punto e rivendute. Il luogo in cui raggiungono la fine effettiva del loro ciclo di vita non è nei mercati in cui sono state vendute originariamente. È quindi impossibile, almeno al momento e probabilmente anche in futuro, raggiungere un tasso di raccolta del 100% in base al punto di immissione iniziale sul mercato.

Il modo in cui il famigerato “dato” del 5% emerge dalla seconda pubblicazione è invece un po’ più problematico e sconcertante del primo. Lo studio in questione risale al 2016, è intitolato “Current and Prospective Li-Ion Battery Recycling and Recovery Processes”, è stato scritto da un gruppo di ricercatori del Worcester Polytechnic Institute, nel Massachusetts, ed è stato pubblicato su JOM, la rivista della Minerals, Metals & Materials Society (TMS).

L’informazione che il 95% delle batterie agli ioni di litio sarebbe destinate alla discarica è riportato nell’abstract, ma poi non compare più nello studio, né si riesce a capire da quali altri dati contenuti nel testo possa essere stato desunto. Anzi, gli autori rincarano la dose affermando a un certo punto che in Nord America “il tasso di riciclaggio effettivo è solo del 3%”.

“Affermare che le batterie finiscono da qualche parte (discarica) solo perché non possono essere trovate dove ci si aspetta di trovarle è semplicemente sbagliato; mi dispiace ma se si vuole sapere cosa c’è in una discarica bisogna controllare… la discarica”, ha scritto Melin.

Perché è dannoso ritenere che si ricicli solo il 5% delle batterie

Perpetuare l’idea che il tasso di riciclo delle batterie sia solo del 5% provoca una serie di conseguenze, secondo l’esperto.

Prima di tutto, alimenta la convinzione degli scettici e le politiche anti-elettrificazione e pro-fossili di partiti e organizzazioni che preferirebbero una crescita molto più lenta dei veicoli elettrici e delle batterie.

In secondo luogo, un “dato” così distorto distorcerà anche le priorità politiche e l’allocazione di capitali limitati per la transizione energetica. Soprattutto in Occidente, si è pensato che la ragione principale del presunto mancato riciclo fosse la carenza di tecnologia adatte e sufficientemente economiche, cosa che ha motivato il finanziamento dello sviluppo tecnologico e della creazione di capacità a ritmo sostenuto.

E poiché non c’è grande coordinamento fra le diverse regioni del mondo, e alle varie giurisdizioni importa molto che i posti di lavoro siano creati entro i propri confini, si rischia paradossalmente di favorire un eccesso di capacità di riciclaggio.

Con un eccesso di capacità si riducono i margini. La riduzione dei volumi comporta una maggiore necessità di capitale circolante, che si aggiunge alle già ambiziose spese in conto capitale previste dalle aziende di riciclaggio.

Un eventuale eccesso di capacità potrebbe avrebbe l’effetto positivo di far scendere i prezzi del riciclo. Ma è probabile che una buona fetta di finanziamenti pubblici vada in fumo. Aziende che cercano di crescere troppo velocemente o troppo in grande sono verosimilmente destinate a fallire.

Il “dato” distorto del 5% ha anche contribuito ad azioni legislative come il Regolamento Ue sulle batterie, che fa da incentivo per un settore percepito come sottosviluppato, obbligando i produttori di celle ad avere un certo contenuto di materiale riciclato.

Da questo punto di vista, c’è il rischio che al riciclo venga data una priorità maggiore rispetto al riutilizzo, nonostante quest’ultimo venga prima nella gerarchia dei rifiuti. E, ironia della sorte, è anche un aspetto che pone i produttori cinesi e sudcoreani di materiali in una posizione migliore rispetto ai concorrenti europei, in quanto hanno un accesso migliore a quantità maggiori di materiali riciclabili.

Ciò in quanto Cina e Corea del Sud sono i due più importanti produttori di batterie e di materiali per batterie al mondo e quindi i riciclatori hanno accesso a grandi quantità di scarti di produzione e ad acquirenti a valle ben pagati per il materiale riciclato.

In conclusione, le percezioni errate sul riciclo delle batterie, sia in ambito istituzionale che aziendale che politico, senza quasi nessun dato a supporto di tali conclusioni, tradisce una grave mancanza di comprensione del reale funzionamento del mercato.

Tale situazione innesca una reazione a catena di indirizzi politici e priorità d’investimento sbagliate. La transizione energetica comporta di per sé un percorso molto accidentato. Se per trovare la strada ci affidiamo a mappe mentali sbagliate, rischiamo di perderci o fare molta più fatica e impiegare ancora più tempo per arrivare a destinazione, ha concluso Melin.

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