FV, Meyer Burger sposta la produzione in Arizona

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Dopo aver chiuso lo stabilimento di Friburgo, in Germania, l'azienda svizzera inaugura un impianto di assemblaggio a Goodyear (Usa). Si attende il via libera per una fabbrica di celle in Colorado.

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Il produttore svizzero di pannelli solari Meyer Burger farà partire a breve un nuovo impianto di assemblaggio di moduli a eterogiunzione nella città di Goodyear, in Arizona. Il sito ha ottenuto tutte le autorizzazioni richieste per iniziare a operare e avrà una capacità produttiva di 2 GW/anno.

A fornire le celle solari, riferisce la stessa azienda in un comunicato pubblicato il 25 giugno,  sarà lo stabilimento tedesco di Thalheim, almeno fino a quando non diventerà operativo quello statunitense a Colorado Springs, in Colorado, per il quale è stata già presentata la richiesta finale di prestito presso il Dipartimento dell’Energia statunitense, attualmente in fase di revisione.

L’inizio della produzione di celle solari negli Usa dipenderà anche dalla chiusura del “finanziamento 45X”, una specifica sezione prevista dall’Inflation Reduction Act che dispone una “Production Tax Credit” per espandere la catena di approvvigionamento nazionale di componenti critici utilizzati nella generazione energetica.

Un istituto di credito, non menzionato dall’azienda, starebbe ultimando le pratiche per la monetizzazione di questi crediti. Meyer Burger sta attualmente negoziando gli accordi di prestito e fa sapere di puntare all’erogazione entro la metà del terzo trimestre del 2024.

Oltre ad avviare la produzione per l’impianto di assemblaggio di moduli in Arizona, l’azienda si è assicurata un accordo di fornitura triennale con una “grande società energetica statunitense”, anch’essa non resa nota.

Da gennaio 2026 Meyer Burger fornirà 600 MW di moduli all’anno provenienti dallo stabilimento Goodyear. Non si tratta del primo accordo di questo tipo ottenuto dallo stabilimento in Arizona: lo scorso anno è stato firmato un contratto per 1,25 GW di moduli con lo sviluppatore tedesco BayWa r.e. per fornire pannelli solari a eterogiunzione dal 2025 al 2029.

La somma dei due accordi porterebbe il totale a 1,85 GW, anche se Meyer Burger parla espressamente di 1,75 GW.

La “fuga” di Meyer Burger dall’Europa

L’espansione negli Usa dell’azienda fa da contraltare alla recente chiusura, avvenuta alla fine di marzo, dello stabilimento di Friburgo, in Germania, che ha portato al licenziamento di 400 lavoratori e al ricollocamento di altri 100. La decisione è stata presa dopo il rifiuto da parte del ministro federale tedesco delle Finanze, Christian Lindner, di concedere il cosiddetto bonus di resilienza, cioè un sostegno economico da cui Meyer Burger aveva fatto dipendere il futuro dello stabilimento.

L’azienda aveva deciso di frenare la produzione in Europa già a inizio 2024, quando era maturata l’idea di espandersi maggiormente negli Usa, approfittando degli incentivi dell’Inflation Reduction Act.

La “fuga” dal Vecchio Continente, secondo la società, è legata principalmente all’attendismo delle autorità europee, che finora non hanno preso “alcuna decisione sulle misure di sostegno politico per rimediare alle attuali distorsioni del mercato create dall’eccesso di offerta e dal dumping sui prezzi dei moduli solari”.

Il mercato americano si conferma al momento più attrattivo per i produttori di fotovoltaico.

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