Legge europea sul ripristino della natura, accordo tra Parlamento e Consiglio

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La Nature Restauration Law va ora verso l'adozione finale.

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Si avvicina l’approvazione definitiva della Nature Restauration Law europea. Ieri sera, il 9 ottobre, i negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio hanno infatti raggiunto un accordo politico provvisorio sulla legge Ue sul ripristino della natura.

L’obiettivo approvato è quello di ripristinare almeno il 20% delle terre emerse e il 20% delle zone marine entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.

Per raggiungere questi obiettivi, gli Stati membri devono ripristinare almeno il 30% dei tipi di habitat coperti dalla nuova legge entro il 2030, arrivando al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.

I negoziatori hanno inoltre concordato un “freno di emergenza”, come richiesto dal Parlamento, in modo che gli obiettivi per gli ecosistemi agricoli possano essere sospesi in circostanze eccezionali, se creano gravi conseguenze a livello europeo sulla disponibilità di terreni necessari per garantire una produzione agricola sufficiente, si legge nel comunicato dell’Europarlamento (link in basso).

Stando all’analisi dell’accordo fatta dall’organizzazione europea di agricoltori Arc2020, la versione del testo, che dovrebbe a questo punto essere quello finale, contiene vari elementi di flessibilità rispetto alla proposta iniziale, tra cui limiti agli obblighi di ripristino in caso di “impatti negativi significativi su infrastrutture, edifici, adattamento climatico o altri interessi pubblici”.

Premettendo che al momento in cui scriviamo non siamo riusciti a controllare il testo dell’accordo, sembra dunque che sia stata mantenuta la posizione introdotta dal Consiglio Ambiente a tutela delle rinnovabili, che presume l’interesse pubblico prevalente per gli impianti di produzione o accumulo di energia da Fer, la loro connessione alla rete e le stesse reti al loro servizio.

Stando alla nota diffusa dal Parlamento europeo, gli Stati membri dovranno adottare, attraverso un processo aperto, trasparente e inclusivo, piani nazionali di ripristino che spieghino in dettaglio come intendono raggiungere gli obiettivi e, in linea con la posizione del Parlamento, fino al 2030 dovrebbero dare priorità alle aree situate nei siti Natura 2000.

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