In Polonia una fabbrica di materiali innovativi per le batterie delle auto elettriche

Sarà realizzata dalla multinazionale inglese Johnson Matthew grazie anche al finanziamento della Banca europea per lo sviluppo. Prende forma la filiera industriale europea nel campo delle batterie?

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Si moltiplicano gli investimenti europei in nuove fabbriche di batterie per le auto elettriche, tanto da arrivare in Polonia, paese finora più noto per il massiccio impiego di carbone, invece che per il suo impegno nelle energie pulite.

In una nota della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (nell’acronimo inglese EBRD, European bank for reconstruction and development), si legge di un prestito complessivo da 135 milioni di euro, destinato alla costruzione di una fabbrica di componenti innovativi per batterie al litio in Polonia.

Più precisamente, 90 milioni di euro arriveranno dalla stessa EBRD, e altri 45 milioni dalla banca tedesca KfW IPEX-Bank.

Destinatario dei finanziamenti è il gruppo Johnson Matthey, multinazionale inglese specializzata nella chimica e nelle tecnologie sostenibili, che li userà per sviluppare uno stabilimento a Konin, il primo al mondo a produrre la nuova generazione di materiali per il catodo delle batterie, sviluppata dalla società con sede a Londra.

L’azienda ha diffuso pochi dettagli sulle caratteristiche di questi materiali, battezzati eLNO.

In particolare, si parla di una percentuale molto limitata di cobalto nella composizione chimica e di un’elevatissima densità energetica, che secondo Johnson Matthey consentirà di aumentare parecchio l’autonomia dei veicoli elettrici.

La fabbrica di Konin, la cui costruzione è già iniziata quest’anno, entrerà in funzione nel 2022 con una capacità pari a 10.000 tonnellate/anno di eLNO, sufficienti per circa 100.000 vetture plug-in a batteria, con il potenziale di fare economie di scala fino a decuplicare il livello produttivo, portandolo a 100.000 tonnellate/anno.

Più in generale, Johnson Matthey punta a creare una filiera delle batterie a basso impatto ambientale, utilizzando energie rinnovabili e rifornendosi di materie prime – litio, cobalto, nickel – provenienti da miniere “etiche”.

Infatti, ricordiamo che uno dei problemi principali del cobalto è la sua provenienza da siti minerari, perlopiù in Congo, in cui non si rispettano le condizioni di salute e dignità dei lavoratori.

Nei giorni scorsi è stata la svedese Northvolt a raccogliere nuovi finanziamenti per 1,6 miliardi di dollari che serviranno a realizzare due super-stabilimenti di celle/batterie al litio, in Svezia e Germania; la prima gigafactory, quella di Skelleftea, sarà operativa nel 2021 con una capacità massima annuale di 40 GWh.

Sta così prendendo forma – con questa e altre iniziative nell’ambito della Battery Alliance europea e della Global Battery Alliance (di cui fa parte Johnson Matthey) – quella filiera industriale europea nel campo delle batterie, che proverà a contrastare l’attuale dipendenza dai fabbricanti esteri, soprattutto asiatici.

Secondo Bruxelles, saranno necessarie 10-25 gigafactory al 2025 nel nostro continente per soddisfare la crescente domanda di batterie e competere con i produttori stranieri, in particolare asiatici.

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