Fonti rinnovabili, gli investimenti necessari nell’Unione europea

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Già dal 2021 bisognerà passare dalle parole a fatti: gli scenari per le energie rinnovabili europee in linea con gli obiettivi climatici secondo un’analisi dello studio legale Dentons.

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Se il 2020 è stato l’anno in cui il mondo si è messo d’accordo sulla necessità di lottare contro la crisi del clima e un po’ tutti – dalle imprese, agli investitori, alla società civile, ai governi – si sono posti degli obiettivi per azzerare le emissioni nette entro i prossimi 30 anni, il 2021 deve essere l’anno in cui si accelera il passaggio dalle parole ai fatti.

Questo in estrema sintesi è il quadro delineato dalla Guida 2021 Investing in renewable energy projects in Europe in cui lo studio legale Dentons analizza lo scenario delle politiche europee sulle energie rinnovabili e gli sviluppi nei principali paesi Ue, con i contributi di BloombergNEF, WindEurope, SolarPower Europe e Cummins.

Va detto però che allo stesso tempo la Commissione europea, sotto la spinta di alcuni Stati, guarda ancora con attenzione a discutibili soluzioni come gas e nucleare.

Tuttavia lo studio Dentons  ritiene che senza un cambio di passo nella diffusione delle tecnologie sostenibili e la graduale eliminazione dei combustibili fossili, l’Unione europea mancherà il suo nuovo obiettivo climatico del 55% di riduzione delle emissioni entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, ha avvertito Dario Traum, Responsabile delle transizioni energetiche di BloombergNEF.

BNEF stima che l’Europa abbia bisogno di installare tra 566 e 651 GW di potenza da fonti rinnovabili nel prossimo decennio per raggiungere i suoi obiettivi climatici, a seconda del ruolo assunto dall’elettrificazione. Quindi, circa il triplo di quanto installato nell’ultimo decennio.

Una diffusione su questa scala richiede un’introduzione senza intoppi delle nuove infrastrutture energetiche, che dipende a sua volta anche da un’ampia accettazione sociale della transizione.

Tuttavia, l’esperienza degli ultimi anni dimostra che tale consenso spesso non c’è in molti paesi europei. Trovare la chiave del consenso nei rapporti fra politica, società, economia e finanza sarà lo snodo fondamentale per aprire le porte ad una più rapida decarbonizzazione e creare opportunità senza precedenti di ripresa dalla crisi del Covid-19, secondo Traum.

Eolico

Ogni nuova turbina eolica installata in Europa genera in media 10 milioni di euro di attività economica, ha sottolineato Giles Dickson, amministratore delegato di WindEurope.

Questo comprende la fabbricazione di turbine e componenti in 248 fabbriche in tutta Europa, così come progettazione, costruzione, logistica, gestione e manutenzione, oltre che ricerca e sviluppo.

L’espansione dell’energia eolica aiuterà l’Europa a rafforzare la sua leadership globale nel settore, con cinque dei primi 10 produttori di turbine al mondo che hanno sede nell’Ue.

Se i governi europei attueranno pienamente i propri piani nazionali per l’energia e il clima, facilitando le procedure autorizzative e sfruttando al meglio le potenzialità delle strategie di ripresa e resilienza, l’Ue avrà 392 GW di potenza eolica entro il 2030, rispetto ai 192 GW di oggi, aumentando gli occupati da 300.000 a 450.000, ha detto Dickson.

Fotovoltaico

Sul fronte solare, dopo un 2020 sorprendentemente positivo per il settore europeo, vista la pandemia, assisteremo ad una domanda di fotovoltaico ancora più forte anche nei successivi quattro anni, ha indicato Walburga Hemetsberger, amministratore delegato di SolarPower Europe.

“Il nostro scenario medio prevede 22,4 GW aggiuntivi nel 2021, il 5% in più rispetto alle previsioni dell’anno scorso”, ha precisato Hemetsberger. “Per i due anni successivi anni, siamo ancora più ottimisti, con previsioni di 27,4 GW nel 2022 e 30,8 GW nel 2023, che si traducono in un 15% e in un 18% in più rispetto alle nostre stime del 2019”.

E nel 2024, SolarPower Europe vede la domanda superare i 35 GW, un dato che porterebbe la capacità solare fotovoltaica totale installata nell’area a 253 GW.

Tuttavia, i piani nazionali dei vari paesi non sono ancora abbastanza ambiziosi, ha sottolineato Hemetsberger. La media di 19,8 GW all’anno di crescita del fotovoltaico prevista nei Pniec della UE per il prossimo decennio è simile a quella installata durante una delle peggiori crisi economiche dell’area.

Inoltre, si vedono leader di mercato, come la Germania o l’Italia, che mettono ostacoli normativi al fotovoltaico, invece di eliminarli, rendendo gli investimenti molto più difficili, rallentando la crescita a lungo termine, secondo Hemetsberger.

“Questo non è il modo di procedere se vogliamo raggiungere la neutralità climatica entro il 2050”, ha spiegato. “Il volume di energia solare che l’Ue deve installare è almeno due volte e mezzo superiore al totale previsto dai Pniec nazionali entro il 2030”.

Un’analisi della potenza installata cumulativa rivela che gli impatti del Covid ritarderanno di due anni la crescita del mercato. Allo stato attuale, infatti, ci vorrà fino al 2022 prima che la capacità fotovoltaica installata complessiva raggiunga il livello che SolarPower Europe aveva previsto nel suo EU Market Outlook for Solar Power 2019-2023.

Idrogeno verde

Sul fronte delle opportunità per l’idrogeno verde, in Europa ci sono già tutti gli ingredienti per il suo successo, ha indicato Denis Thomas, manager di Cummins Inc., produttore di elettrolizzatori.

Fra i punti di forza europei nel comparto dell’idrogeno, secondo Thomas, ci sono un ambiente politico favorevole, la disponibilità di supporto finanziario da parte dell’Ue e dei governi nazionali, concentrazioni di potenziali utenti industriali con forti incentivi a decarbonizzare le operazioni, la presenza di sviluppatori con il potenziale di diventare leader globali, sia nella produzione di idrogeno (con gli elettrolizzatori) che nell’utilizzo (con le celle a combustibile).

Infine c’è disponibilità di infrastrutture che possono essere dispiegate per incrociare domanda e offerta sia in Europa, grazie ai gasdotti, che a lungo raggio, grazie alle navi.

La sfida per l’idrogeno in Europa è triplice. In primo luogo, si deve considerare se l’idrogeno sia la soluzione giusta. L’idrogeno basato sulle celle a combustibile si rivela utile soprattutto per i trasporti pesanti, a lungo raggio e con requisiti di potenze elevate, quindi per il trasporto di merci, dove le celle a combustibile possono fornire una densità di potenza che le batterie non hanno, secondo Thomas.

Anche le applicazioni ferroviarie sono un’area molto molto promettente, poiché l’idrogeno può decarbonizzare le linee senza richiedere costose elettrificazioni. Per altre applicazioni, invece, le batterie elettriche o il diesel pulito possono essere la soluzione migliore, ha aggiunto.

In secondo luogo, come con l’elettricità rinnovabile, la dimensione degli impianti guiderà la riduzione dei costi. Attualmente, quasi tutti i potenziali usi dell’idrogeno sono stati dimostrati con successo, ma c’è un grande passo da compiere per aumentare la produzione e l’uso dalla scala del MW a  quella del GW.

In questo contesto, le cosiddette “valli dell’idrogeno”, cioè i distretti in cui si concentrano domande e offerta, giocheranno un ruolo cruciale.

In terzo luogo, i fornitori di tecnologia dell’idrogeno e i potenziali produttori di idrogeno, compresi i produttori di elettricità rinnovabile, dovranno tenere testa alla forte concorrenza globale, ha detto Thomas.

Uno sguardo all’Italia

Lo studio di Dentons definisce gli obiettivi italiani al 2030 “ambiziosi ma realistici, se non ci fosse l’ostacolo della eccessiva durata e dell’incertezza degli esiti delle procedure autorizzative, problema evidenziato chiaramente dalla scarsa partecipazione agli ultimi bandi di aste per gli impianti di taglia maggiore”.

“Abbiamo accolto con notevole interesse l’iniziativa del Governo Draghi di istituire il Ministero della Transizione Ecologica. Esprimiamo soddisfazione anche per le recenti dichiarazioni rese dal Ministro Cingolani, non solo in riferimento alla proposta di rafforzamento dei target indicati nel Pniec, ma, soprattutto, alla volontà di razionalizzare e sveltire le procedure autorizzative”, ha commentato Carsten Steinhauer, partner di Dentons e responsabile energia dello studio legale.

Si prevede quindi una piena espansione per lo sviluppo dei progetti utility-scale, soprattutto nell’eolico e nel solare fotovoltaico, nonché importanti investimenti nelle infrastrutture per la produzione e importazione dell’idrogeno, ha concluso.

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