La crisi del gas frena l’uscita dal carbone dell’Ue

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In un "cambio di paradigma", il caro-gas spinge l’area europea a consumare più carbone, rischiando di frenare la decarbonizzazione. Un'analisi dall’ultimo rapporto di Ember.

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L’impennata dei prezzi del gas nella seconda metà del 2021 ha fatto sì che le rinnovabili abbiano sostituito più il gas che il carbone, il cui uso è così diminuito meno del previsto nell’Unione europea, mettendo a rischio il processo di decarbonizzazione dell’area.

È questa, in estrema sintesi, una delle principali conclusioni cui è giunta la società di ricerche Ember nell’edizione 2022 della sua European Electricity Review, consultabile dal link in fondo a questo articolo.

“La crisi del gas ha creato un cambiamento di paradigma per la transizione del sistema elettrico dell’Ue”, si legge nel rapporto, e “l’interruzione dell’eliminazione graduale del carbone nell’Unione ha rallentato la riduzione delle emissioni”.

Con i prezzi di mercato che indicano che la crisi del gas continuerà per almeno i prossimi due anni, gli obiettivi climatici dell’Europa potrebbero essere a rischio se i paesi non faciliteranno la diffusione delle rinnovabili e non legifereranno per la chiusura delle centrali a carbone.

L’elettricità rinnovabile in Europa continua ad espandersi, con una crescita annuale di 44 TWh negli ultimi due anni. Più della metà (52%) di questa nuova generazione rinnovabile, dal 2019 ha sostituito il gas e un terzo il nucleare, mentre solo un sesto ha sostituito il carbone, secondo Ember.

Precedentemente però, cioè dal 2011 al 2019, oltre l’80% delle nuove rinnovabili andavano a sostituire il carbone, come si può vedere da questa illustrazione di Ember.

Negli ultimi due anni, quindi, la produzione di carbone è diminuita solo nei paesi che hanno chiuso le centrali a carbone come la Spagna (-42%) e la Grecia (-43%).

Questi cali sono stati però per lo più compensati dagli aumenti in Polonia (+7%). Anche le più frequenti interruzioni della generazione o le chiusure delle centrali nucleari hanno ridotto la misura in cui la produzione di carbone è scesa.

Di questa situazione hanno risentito anche le emissioni, dimuinuite alla metà del tasso richiesto per raggiungere l’obiettivo degli 1,5 °C di surriscaldamento massimo.

“Il passaggio dai combustibili fossili all’energia pulita non sta avvenendo abbastanza velocemente. Il carbone, il combustibile più sporco, è diminuito solo del 3% dal 2019, rispetto al 29% nei due anni precedenti”, si legge nel rapporto.

La Spagna ha realizzato le maggiori riduzioni di CO2 negli ultimi due anni, mentre la Polonia è stata di gran lunga il principale elemento frenante verso il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.

I combustibili fossili hanno generato ancora il 37% dell’elettricità dell’Unione nel 2021, seppur in calo rispetto al 39% del 2019, mentre le rinnovabili hanno dato il 37% e il nucleare il 26%.

Nonostante fake news che continuano a circolare, fotovoltaico ed eolico hanno stabilito nuovi record di produzione anno su anno in ogni mese del secondo semestre del 2021, eccetto settembre.

Nel 2021, eolico e solare hanno raggiunto un ulteriore record, generando, con 547 TWh, per la prima volta più elettricità del gas, con i suoi 524 TWh, nonostante la crescita sia stata frenata da una minore velocità media del vento.

Il fotovoltaico, in particolare, è in piena espansione sia nel nord che nel sud dell’Europa, producendo il 27% in più di energia nel 2021 rispetto al 2019, e raddoppiando nei Paesi Bassi e in Spagna nel periodo considerato.

“La crisi del gas è un cambiamento di paradigma per la transizione elettrica dell’Ue. È necessario agire per assicurare che l’eliminazione graduale del carbone in Europa rimanga sulla buona strada”, ha scritto il responsabile per l’Europa di Ember, Charles Moore, in una nota.

La legislazione è l’unico modo per garantire che le centrali a carbone siano chiuse entro il 2030. La volatilità dei prezzi del gas ha reso chiaro che non si può fare affidamento solo sulle forze di mercato, ha aggiunto.

“È un enorme campanello d’allarme. Sia il carbone che il gas devono sparire, e in fretta. I benefici per l’economia e il clima diventano ogni giorno più chiari. Per non farsi sfuggire l’obiettivo degli 1,5 °C, è necessario un massiccio passo avanti nelle rinnovabili, per assicurare che tutti i combustibili fossili siano fuori dalla rete entro il 2035. Ora è il momento di raddoppiare gli sforzi per la transizione dell’Europa verso l’elettricità pulita”, ha concluso.

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