Auto elettriche, dall’Ue dazi provvisori sui modelli cinesi

La Commissione europea mette nel mirino i produttori con aliquote fino al 37,6%. Per renderle definitive la palla passa ai Paesi membri ma la Germania non è d'accordo.

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A partire da domani, 5 luglio, scatteranno i dazi provvisori introdotti dalla Commissione europea contro i costruttori cinesi di auto elettriche.

Tre provvedimenti individuali riguardano nello specifico le aziende Saic (37,6%), Geely (19,9%) e Byd (17,4%), mentre le altre e-car cinesi saranno soggette invece a un dazio medio del 20,8% per le case automobilistiche che hanno collaborato con l’indagine della Commissione avviata a ottobre e del 37,6% per quelle che non hanno collaborato.

Una spesa che rischia di essere molto salata se si considera che queste percentuali si andranno a sommare a un dazio del 10% già in vigore su questo tipo di import.

Pechino e Bruxelles discutono da circa nove mesi sui meccanismi antidumping ma il dialogo non ha scongiurato l’introduzione della misura protezionista.

I dazi, spiega una nota della Commissione europea, sono stati rivisti leggermente al ribasso rispetto a quelli indicati inizialmente lo scorso 12 giugno, per venire incontro ad alcune istanze sollevate dalle parti interessate.

Ricordiamo che a metà maggio anche gli Stati Uniti hanno attuato misure protezioniste in questo senso, aumentando l’aliquota sulle auto a batteria provenienti da Pechino dal 25% al 100%.

Il provvedimento europeo resterà in vigore per quattro mesi, durante i quali i 27 Stati membri dovranno decidere se convalidarli a maggioranza qualificata (almeno 15 Stati che rappresentano una quota della popolazione Ue non inferiore al 65%). Una volta adottata, questa decisione renderebbe i dazi definitivi per un periodo di cinque anni.

Non è prevista la riscossione immediata: l’effettivo prelievo delle somme sarà applicato solo se l’extra-tassazione passerà da provvisoria a definitiva.

A seguito di una richiesta motivata, ai veicoli elettrici di Tesla prodotti in Cina potrebbe essere applicata un’aliquota calcolata individualmente nella fase definitiva.

“Qualsiasi altra azienda che produce in Cina, non selezionata nel campione finale, desideri far esaminare la sua situazione particolare può chiedere una revisione accelerata, in linea con il regolamento antidumping di base, subito dopo l’imposizione di misure definitive”, precisa la Commissione.

Concorrenza sleale e i dubbi della Germania

Basandosi sull’indagine avviata lo scorso ottobre, l’Esecutivo comunitario è giunto alla conclusione che la filiera dei veicoli elettrici cinesi trae vantaggio da sovvenzioni ingiuste “che stanno causando una minaccia di danno economico ai produttori dell’Ue”.

L’introduzione di dazi provvisori era stata accolta con favore dal ministro per lo Sviluppo economico, Adolfo Urso ma non tutti in Europa sono d’accordo. Il ministro dei Trasporti tedesco, Volker Wissing, ha ad esempio già fatto sapere che la Germania si opporrà.

L’associazione automotive tedesca Vda afferma in una nota che “i dazi danneggiano sia i consumatori sia le aziende europee”, perché “sarebbero colpiti non solo i produttori cinesi ma anche le joint venture con le aziende Ue”.

Marchi come BMW, Volkswagen e Mercedes-Benz potrebbero essere interessati dalla misura, perché hanno allestito enormi stabilimenti di produzione in Cina e beneficiano di sussidi e sovvenzioni locali, come terreni più economici e una normativa relativamente meno restrittiva in materia fiscale.

Inoltre, nelle previsioni Vda nel medio-lungo termine la penetrazione dei veicoli elettrici cinesi nel mercato europeo sarà marginale, con una quota che al 2030 non supererà il 5-10%.

La Commissione dovrebbe quindi “astenersi dall’imporre tariffe anti-sovvenzioni e trovare una soluzione negoziata”, per scongiurare il rischio un’escalation del conflitto commerciale con la Cina.

Come rimarca la nota diramata da Bruxelles, continua infatti il dialogo tra la Commissione e Pechino, “intensificatosi nelle ultime settimane dopo uno scambio di vedute tra il vice-presidente esecutivo Valdis Dombrovskis e il ministro del Commercio cinese Wang Wentao”. L’obiettivo è “raggiungere una soluzione compatibile con le regole Wto, che risolva adeguatamente le preoccupazioni espresse dalla Ue”.

La Cina domina il mercato

L’ascesa dei veicoli elettrici cinesi resta comunque difficile da arginare. I prezzi bassi si confermano un fattore determinante: secondo una recente analisi di Transport & Environment, in Cina ora ci sono 75 modelli 100% elettrici disponibili per meno di 20.000 euro ma solo uno in Europa. Addirittura il modello “Seagull” di BYD si vende in patria per 69.800 yuan (8.900 euro al cambio attuale) per la versione base con batteria da 30 kW e autonomia dichiarata di 305 km.

Un’ulteriore analisi di mercato di T&E rivela che nel 2024 un’auto a batteria su quattro venduta in Europa arriverà dalla Cina. I numeri, è bene precisare, fanno riferimento a tutte le importazioni in Europa di vetture prodotte in Cina, comprese quelle relative ai brand occidentali come Tesla, Dacia e BMW.

marchi cinesi sono però destinati a conquistare volumi maggiori di vendita: si prevede, infatti, che raggiungeranno da soli l’11% del mercato europeo nel 2024 e il 20% nel 2027. Stime che dipingono uno scenario ben diverso rispetto a quello ipotizzato dalla tedesca Vda.

Anche Rystad si attende uno scenario dominato da Pechino: sommando i modelli 100% elettrici e quelli ibridi plug-in quest’anno le auto a batteria cinesi vendute nel mondo dovrebbero arrivare a 11,5 milioni, con una quota di mercato intorno al 44% del totale.

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