Il Giappone conferma la scelta pro-rinnovabili

Dopo Fukushima il Giappone continua il suo percorso di riforma del sistema energetico: meno nucleare più rinnovabili. Ieri la prima approvazione di una legge che introduce una nuova feed-in-tariff per le energie pulite, che partirà da luglio 2012. Era una delle tre condizioni chieste dal premier uscente per dimettersi questo venerdì.

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Dopo Fukushima il Giappone continua il suo percorso di riforma del sistema energetico: contando sempre meno sul nucleare e sempre più su efficienza e rinnovabili. Prima del disastro Tokyo prevedeva di incrementare la potenza atomica fino a coprire il 50% del fabbisogno elettrico entro il 2030, partendo dal 30% circa, ora si parla di vivere senza nucleare e ci si inizia preparare per farlo. Da questo punto di vista un punto fondamentale della rivoluzione energetica in atto è il voto di ieri alla Camera bassa a favore di una legge per promuovere investimenti nelle fonti pulite, la cui approvazione definitiva dovrebbe arrivare venerdì.

Una legge fortemente voluta dal premier dimissionario Naoto Kan, che ha visto crollare la sua popolarità proprio in corrispondenza del disastro nucleare. La legge pro-rinnovabili infatti è una delle tre condizioni che Kan ha avanzato per passare il testimone: le altre due – per capire quanta importanza venga data al sostegno alle energie pulite – sono l’approvazione di una legge che permetta al governo di emettere bond per coprire il debito pubblico (che dovrebbe passare questa settimana) e una revisione del budget nazionale, approvata a luglio.

Il testo pro-rinnovabili votato ieri segna l’avvento anche in Giappone di nuova una tariffa feed-in per le fonti pulite, che sostituirà le esistenti. Entrerà in vigore dal luglio 2012 e sarà sostenuta da obblighi di acquisto di energia da rinnovabili da parte delle utility, che potranno scaricare i costi sui clienti.

Da definire le modalità attuative, come l’entità delle tariffe spettanti alle diverse fonti: saranno determinanti per l’efficacia del piano nello stimolare gli investimenti. Cifre che saranno il frutto di un compromesso tra la volontà di promuovere le rinnovabili e quella di tutelare gli interessi delle industrie più energivore (cui la legge approvata già ora concede sconti). Per conoscerle bisognerà però aspettare: la commissione che le stabilirà non si riunirà prima del 2012. Altro elemento di incertezza per gli investitori la revisione delle misure, prevista dopo l’approvazione di un nuovo piano energetico fino al 2030, che dovrebbe arrivare nel 2012, mentre un’ulteriore revisione dovrebbe esserci entro i prossimi 3 anni.

Le potenzialità però ci sono: secondo il ministro del Commercio, Banri Kaieda, per quel che riguarda il fotovoltaico la nuova legge porterebbe a moltiplicare per 6 le installazioni annuali che nel 2010 sono state di circa 990 MW.

Insomma, il Giappone si sta avviando sulla strada tracciata da Naoto Kan: ridimensionare il ruolo dell’atomo e muoversi verso le rinnovabili, arrivando a soddisfare entro il 2020 il 20% del fabbisogno energetico con le fonti pulite. Significherebbe passare da un sistema elettrico centralizzato costruito attorno all’atomo a uno basato sulla produzione diffusa e pulita. Con quale velocità il paese procederà in questa transizione si vedrà con l’implementazione della nuova legge, ma la direzione sembra segnata.

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