Le prospettive del mercato degli Energy Performance Contract

Quali sono in Italia le potenzialità dell’efficienza energetica e del mercato dei contratti di rendimento energetico (Energy Performance Contract) nei diversi settori? Un rapporto curato dal Gruppo eERG del Politecnico di Milano che, grazie anche ad interviste ad operatori, consente di avere un quadro dell'applicabilità di questi contratti e delle loro prospettive.

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Il mercato dell’efficienza energetica richiede una continua evoluzione delle tecnologie, ma anche modalità contrattuali efficaci e standardizzate che garantiscano il raggiungimento degli obiettivi di risparmio preventivati nella fase di studio di fattibilità. Il progetto europeo CombinES (Combining Energy Services with subsidy schemes to finance energy efficiency in Central Europe), realizzato nell’ambito del programma Central Europe e co-finanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, supporta la cooperazione internazionale tra i soggetti in cerca di soluzioni comuni al finanziamento dei progetti di riqualificazione energetica, analizzando lo stato attuale del mercato dei servizi energetici e i programmi di sussidio nazionali e comunitari.

Nel corso del progetto sono state intervistate ESCo certificate UNI CEI 11352, agenzie locali per l’energia, osservatori e associazioni nazionali al fine di evidenziare la problematiche che ostacolano un pieno sviluppo del mercato dei servizi energetici. I risultati sono presentati in dettaglio nel rapporto nazionale “Il Potenziale per l’Efficienza Energetica in Italia e le Prospettive per i Contratti di Rendimento Energetico” (pdf).

Ricordiamo che all’Articolo 5 (comma 7), la recente Direttiva Europea 2012/27/UE raccomanda agli Stati membri di incoraggiare “gli enti pubblici, anche a livello regionale e locale, e gli organismi di diritto pubblico competenti per l’edilizia sociale, a […] c) ricorrere, se del caso, alle società di servizi energetici e ai contratti di rendimento energetico per finanziare le ristrutturazioni e attuare piani volti a mantenere o migliorare l’efficienza energetica a lungo termine». In un contratto di rendimento energetico (secondo la terminologia anglosassone: Energy Performance Contract), il soggetto fornitore (normalmente un’Energy Saving Company, o ESCo) provvede al compimento, con mezzi finanziari propri o di soggetti terzi, di un servizio integrato volto alla riqualificazione e al miglioramento dell’efficienza di un impianto o un edificio di proprietà del beneficiario, a fronte di un corrispettivo correlato all’entità dei risparmi energetici ottenuti.

Dalle interviste condotte nel corso del progetto, è risultato che gli investimenti complessivi annuali per contratti di rendimento energetico si attestano sui 70 milioni di euro, di cui il 70% è rivolto al settore industriale, mentre il residenziale rappresenta circa il 23%. Il settore pubblico contribuisce complessivamente con appena il 7% del totale, mentre il terziario privato resta per ora sostanzialmente escluso dal mercato dei contratti di rendimento energetico a causa della difficoltà di attuare economie di scala e procedure standardizzate.

Le ESCo evidenziano che la riqualificazione dei sistemi di illuminazione pubblica è uno degli interventi più vantaggiosi, con risparmi energetici del 30-40% e tempi di ritorno di circa 3 anni. Tra le misure nell’edilizia, risulta economicamente attraente la sostituzione della caldaia (risparmi energetici del 15-20% e tempi di ritorno di 5-7 anni), mentre interventi sull’involucro sono solitamente considerati non sostenibili a causa dei lunghi tempi di ritorno.

Benché gli interventi di efficientamento energetico non necessariamente rappresentano il driver principale per la ristrutturazione, bisogna ricordare che tali interventi generalmente accompagnano misure necessarie per obsolescenza e problematiche di sicurezza e stabilità strutturale. L’extra-costo dovuto all’utilizzo di tecnologie energeticamente efficienti rispetto a quelle tradizionali si aggirerebbe intorno al 15-20%.

Raramente i contratti di rendimento energetico risultano essere un “core product” per le ESCo, a causa di barriere finanziarie, legislative, organizzative e comunicative discusse in dettaglio nel rapporto nazionale “Il Potenziale per l’Efficienza Energetica in Italia e le Prospettive per i Contratti di Rendimento Energetico”. Circa metà degli intervistati ha fatto ricorso a fondi pubblici insieme a contratti di rendimento energetico, al fine di accorciare il tempo di ritorno e abbassare la soglia minima di investimento accettabile. La restante parte ha dichiarato di non averne mai utilizzati, principalmente a causa delle complesse procedure burocratiche per l’accesso ai fondi.

Si prevede che nei prossimi anni il mercato dei contratti di rendimento energetico crescerà soprattutto nel settore pubblico (come conseguenza del recepimento della Direttiva Europea 2012/27/UE), nell’industria e in misura minore nei settori terziario e residenziale.

Nella seconda parte del rapporto sono riportati diversi studi di analisi di potenziale per l’efficienza energetica e conclusioni di rapporti italiani e progetti europei condotti nell’ambito Intelligent Energy Europe. Benché differenti per dati di partenza e ipotesi metodologiche, questi studi possono fornire le basi per una prima stima del potenziale di diffusione dei contratti di rendimento energetico.

La maggior difficoltà nella stima del potenziale di mercato per i contratti di rendimento energetico risiede nel definirne il campo di applicabilità, che dipende largamente dal supporto finanziario di istituti finanziari e PP.AA., dalla capacità organizzativa nel creare consorzi di soggetti pubblici e privati interessati, dalla stabilità e qualità del quadro legislativo, dall’attuazione di campagne informative e così via. È in ogni caso ragionevole ritenere che il mercato dei contratti di rendimento energetico beneficerà largamente dei nuovi regolamenti europei e nazionali e dei nuovi schemi di sussidio.

Nell’ambito del rapporto si ricorda attraverso una tabella uno studio del 2007, condotto da eERG per Greenpeace Italia, in cui si analizzavano i potenziali di risparmio energetico al 2020 per gli usi finali elettrici in industria, residenziale, terziario e trasporti su rotaia. Nello studio sono state mantenute ipotesi conservative: i calcoli considerano solo apparecchiature con profili di consumo ben documentati; il potenziale tecnico di risparmio è basato su tecnologie esistenti e prezzi del 2006; il costo dell’elettricità è assunto decrescente nel tempo. I consumi di riferimento datano dal 1999 al 2005.

Nella tabella sopra, in sintesi per i diversi settori, il potenziale tecnico di risparmio che rappresenta il risparmio possibile grazie all’introduzione generalizzata delle tecnologie più efficienti tra tutte quelle effettivamente disponibili, senza limitarne l’applicazione a quelle economicamente convenienti. I potenziali di risparmio maggiori risiedono nel settore industriale (44% del totale) e nel terziario commerciale (36,1%).

Per informazioni sul progetto: www.combines-ce.eu (Il progetto è stato realizzato nell’ambito del CENTRAL EUROPE Programme e cofinanziato da ERDF)

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