Quanto farebbe risparmiare aggiungere l’accumulo al FV?

Quale risparmio aggiuntivo può portare l'installazione di una batteria per chi ha un impianto fotovoltaico residenziale o commerciale? E che ricadute avrebbe per il sistema una massiccia diffusione degli accumuli? Lo studio ANIE che risponde a queste domande mostra che lo storage è un buon affare sia per gli utenti che per il sistema elettrico.

ADV
image_pdfimage_print

English version

Non solo installare una batteria all’impianto fotovoltaico migliora il bilancio di un utente di circa 150-170 euro l’anno: la diffusione di sistemi di storage associati al FV sarebbe un ottimo affare anche per il sistema nel complesso. Gli accumuli, infatti, in uno scenario di diffusione spinta, potrebbero portare al sistema elettrico benefici per oltre 500 milioni di euro l’anno, riducendo la necessità di realizzare nuove infrastrutture di rete, di far lavorare impianti per coprire le fluttuazioni della produzione da rinnovabili e permettendo di rinunciare a una quota di potenza termoelettrica.

Di questi dati, emersi da un recente studio commissionato da ANIE, avevamo parlato in occasione della presentazione del report. Oggi pubblichiamo il documento in versione integrale (allegato in basso) e cogliamo l’occasione per ricapitolare i punti principali.

Innanzitutto, quanto fa risparmiare, a chi decide di installarlo, un sistema di accumulo abbinato ad un impianto fotovoltaico? Le risposte si trovano alle pagine 16 e seguenti dello studio e sono molto interessanti.

Qui sotto ad esempio le conclusioni di un esempio per un piccolo impianto, dimensionato sui consumi della famiglia e realizzato al Nord:

Come si vede, l’installazione di un sistema fotovoltaico (non incentivato) con accumulo porta un risparmio annuale per l’utente di oltre 840 euro l’anno, mentre installare la batteria fa risparmiare circa 167 euro rispetto all’ipotesi di installare solo l’impianto FV e migliora il bilancio di circa 147 euro se il sistema di accumulo viene aggiunto a un impianto incentivato con il quinto conto energia.

Anche per utenze commerciali i risparmi possibili sono consistenti. Lo studio dipinge l’ipotetico business case di un piccolo supermercato. Qui sotto i risultati nell’ipotesi in cui sia localizzato al Nord:

Per il nostro ipotetico supermercato installare un impianto fotovoltaico (non incentivato) con storage riduce la bolletta di 9.585 euro; mentre l’aggiunta dell’accumulo migliora il bilancio annuale di 1.427 euro rispetto al caso in cui si installi solamente l’impianto FV.

Insomma lo storage sembra economicamente attraente, anche se va detto che, per forza di cose, la simulazione di ANIE realizzata resta piuttosto astratta: oltre al fatto che il business case fa riferimento all’anno tipo di funzionamento e non all’intero ciclo di vita e che si presuppone che la batteria venga completamente caricata e scaricata ogni giorno, non si considera infatti né l’investimento iniziale né i costi di manutenzione. Queste simulazioni, dunque, se riescono a quantificare efficacemente il risparmio indicativo, non ci dicono in quanto tempo questo ripaghi l’investimento, aspetto che ovviamente dipende dal prezzo delle batterie, che attualmente sembra ancora troppo alto per giustificare la spesa. Non è un caso che negli unici mercati in cui lo storage per il FV comincia a muovere i primi passi, Germania e California, le batterie godono di incentivi sostanziosi.

Come dicevamo, poi, una parte dello studio (pag. 31 e seguenti) valuta le ricadute della diffusione dei sistemi di accumulo sul sistema elettrico. Per farlo si ipotizzano 4 scenari, riassunti qui sotto:

A ciascuno di questi scenari corrispondono benefici potenziali per il sistema elettrico divisi per voci (si veda tabella sotto). Diversi, infatti, i modi in cui gli accumuli giovano al sistema elettrico. Per iniziare, determinano una riduzione di capacità termoelettrica necessaria alla punta tramite la riduzione del picco di domanda serale, grazie al prelievo dalla batteria; poi, i sistemi di storage determinano un incremento della capacità di previsione e di conseguenza tagliano i costi di sbilanciamento; riducono inoltre le perdite di rete e anche gli investimenti necessari in infrastrutture di rete; alleviano il problema dell’eccesso di generazione sulla domanda nel picco diurno; migliorano la sicurezza evitando interruzioni e infine, rendendo più efficiente il sistema, portano una consistente riduzione delle emissioni di CO2.

Ai benefici per il sistema elettrico ne andrebbero aggiunti altri di interesse più generale, non quantificati. Avere le batterie ad esempio renderebbe possibile l’utilizzo nelle abitazioni di una potenza superiore a quella fornita e, con opportune modifiche normative, permetterebbe a più soggetti di offrire servizi di rete. Ma soprattutto, oltre alle ricadute occupazionali che uno sviluppo di questo settore porterebbe, una maggiore diffusione degli accumuli permetterebbe di sviluppare più in fretta le rinnovabili in generazione distribuita, con tutte le ricadute positive del caso, sia strettamente economiche che politiche, sociali e ambientali.

Lo studio Anie Energia (pdf).

 

Segui QualEnergia.it  anche su e

ADV
×