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Le utility californiane contro lo storage fotovoltaico

In California le compagnie elettriche stanno ostacolando l'allacciamento alla rete di sistemi di accumulo abbinati a impianti fotovoltaici su tetto. Mancano regolamenti che impediscano le possibili frodi, lamentano le utility, ma è chiaro che chi vende energia abbia tutto l'interesse a frenare la diffusione delle batterie.

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In Italia abbiamo di recente assistito all’alt provvisorio imposto dal GSE ai sistemi di accumulo abbinati a impianti a rinnovabili, in attesa di regole certe che si spera arrivino presto. Anche in California ci sono problemi per lo storage domestico. Sulla questione è in atto uno scontro tra le tre più grandi utility e i prosumer, cioè gli utenti che sono sia consumatori che produttori di energia. Anche Oltreoceano, insomma, lo sviluppo dei sistemi d’accumulo abbinati alle rinnovabili si scontra con la mancanza di normativa, mentre sullo sfondo c’è l’interesse a difendere lo status quo dalla diffusione di una tecnologia che ridurrebbe i profitti di chi vende elettricità.

PG&E Corp., Sempra Energy ed Edison International – riporta Bloomberg – stanno ponendo diversi ostacoli agli accumuli abbinati al fotovoltaico residenziale. Ci sono utenti che hanno installato impianti fotovoltaici con storage e che ora si stanno vedendo rifiutare la connessione alla rete. La disputa mette a rischio un mercato potenzialmente enorme per gli accumuli, dato che la California è lo Stato Usa in cui il fotovoltaico su tetto è più diffuso.

A giustificazione del loro comportamento le utility californiane segnalano lo stesso timore alla base del divieto del nostro GSE, ossia quello che l’utente possa usare in maniera fraudolenta la batteria, ricaricandola con energia prelevata dalla rete che potrebbe poi rivendere spacciandola per elettricità proveniente dal fotovoltaico.

Le dichiarazioni che Bloomberg raccoglie dalle compagnie elettriche parlano di regolamentazione che non ha tenuto il passo con lo sviluppo delle tecnologie: “La nostra azienda non vuole scoraggiare il solare e sta lavorando con i regolatori per una normativa ragionevole per i sistemi di storage”, spiega ad esempio Vanessa McGrady, portavoce di Edison. Le utility vorrebbero che venisse imposto un contatore aggiuntivo per la batteria: una configurazione che farebbe salire i costi di installazione di almeno 1.300 dollari, secondo la stima di Neal Reardon, supervisore per la generazione distribuita della California Public Utilities Commission.

Difficile non farsi venire il sospetto che chi vende energia, in realtà, più che di possibili frodi, sia preoccupato del calo della domanda che porterebbe una massiccia diffusione dei sistemi di accumulo domestici.

“Chi ha un impianto FV sul tetto compra meno elettricità e aggiungere le batterie porta il consumatore a poter quasi fare a meno completamente dell’energia acquistata dalla rete. Le utility vedono il solare su tetto come una minaccia e stanno tentando di frenarne la diffusione”, spiega a Bloomberg Ben Peters, analista delle policy pubbliche di Mainstream Energy Corp., azienda del solare.

I report che mostrano quanti danni possa causare a chi vende energia la diffusione del fotovoltaico su tetto, specie se abbinato agli accumuli, d’altra parte, non mancano. Una famiglia dotata di impianto FV da 4 kWp con batteria da 3 kWh ridurrà gli acquisti dalla rete del 50-60% e la diffusione del solare in autoconsumo farà molto male ai bilanci delle utility, sottolinea ad esempio un report del gruppo bancario svizzero UBS di cui abbiamo parlato nei mesi scorsi.

Che le compagnie elettriche siano ben coscienti del rischio lo mostra anche quanto troviamo scritto in un altro documento recente, pubblicato proprio dall’Edison Electric Institute, think tank legato alla utility Usa. Fotovoltaico e accumuli, assieme all’efficienza energetica, vi si legge, potrebbero “mettere in pericolo il modello della utility centralizzata”. La riduzione della domanda dalla rete che ne potrebbe conseguire potrebbe portare a un crollo dei prezzi e, “se una rimodulazione delle tariffe potrebbe mitigare le perdite, la minaccia più a lungo termine di consumatori che abbandonino completamente la rete, o la usino solo come back-up, ha il potenziale di causare danni irreparabili a profitti e prospettive di crescita”.

La speranza è che la difesa di interessi importanti come quelli delle compagnie elettriche non freni la diffusione di una tecnologia, quella degli accumuli domestici, che oltre che al mondo delle rinnovabili e ai consumatori porterebbe benefici anche al sistema elettrico in generale. In Italia, ad esempio, una diffusione massiccia dei sistemi di accumulo, mostra un recente studio ANIE, porterebbe al sistema elettrico benefici netti per oltre 500 milioni di euro l’anno, riducendo la necessità di realizzare nuove infrastrutture di rete, di far lavorare impianti per coprire le fluttuazioni della produzione da rinnovabili e permettendo di rinunciare ad una quota di potenza termoelettrica.

 

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