Termoelettrico giù. Sole, vento e autoconsumo abbassano il Pun

Nel 2012 record negativo per la produzione termoelettrica, scesa a 204,8 TWh. Il gas crolla di 15,5 TWh l'anno, mentre eolico e fotovoltaico crescono e assieme pesano per il 10% della domanda. Rinnovabili e autoconsumo hanno contribuito a tenere basso il prezzo dell'elettricità, sceso del 21% come valore assoluto. La relazione annuale del GME.

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Il 2012 ha fatto segnare un record negativo per la produzione termoelettrica, mai così in basso da 5 anni. Il gas crolla di 15,5 TWh l’anno, mentre eolico e fotovoltaico crescono e insieme pesano per circa il 10% della domanda. Sole e vento, fornendo energia a costo variabile nullo, fanno calare il prezzo dell’elettricità. Ma non solo: con l’autoconsumo contribuiscono ulteriormente a tenere basso il PUN (Prezzo Unico Nazionale) ed acutizzano il calo della domanda dovuto alla crisi. Mai infatti c’è stata tanta differenza tra energia venduta ed energia consumata.

Dalla relazione annuale del Gestore dei Mercati Energetici (GME), presentata ieri, arrivano nuovi dati che aiutano a mettere a fuoco la fotografia di questa transizione energetica un po’ disordinata che stiamo vivendo (vedi allegato in basso; del mercato elettrico si parla da pag. 45 in poi).

Innanzitutto, abbiamo troppa potenza installata, specie ora che la crisi si fa sentire sui consumi, soprattutto quelli industriali, scesi del 6% e tornati ai livelli del 2009. A fronte di una decrescita del Pil reale del 2,3%, la richiesta elettrica è calata del 3% arrivando a 305 TWh (vedi grafico)

La potenza installata invece è cresciuta: a marzo 2013 era di 129,8 GW, soprattutto per il contributo di fotovoltaico ed eolico. Sempre più imponente è infatti l’irruzione delle rinnovabili non programmabili: eolico e fotovoltaico hanno fornito nel 2012 rispettivamente 13,1 e 18,3 TWh, +34% e +71%, ed arrivano a coprire, congiuntamente su base annuale, circa il 10% dei consumi nazionali (Qui una interessante tabella riassuntiva).

La produzione del termoelettrico, invece, è ai minimi del quinquennio: coprendo il 63% della domanda perde 2 punti percentuali in un anno, mentre il calo a livello di produzione assoluta, 204,8 TWh nel 2012, è del 6,5%. A soffrire di più la produzione a gas, scesa di 15,5 TWh in un anno, mentre la produzione da combustibili solidi, trainata dal carbone, cresce del 9,5%.

Il carbone, come sappiamo, beneficia di prezzi della CO2 stracciati e, a differenza di petrolio e derivati, in rialzo a causa di dinamiche inflattive, costa meno (vedi grafico). Quanto alla produzione da gas, la più costosa del parco termoelettrico, va detto che i cicli combinati lavorano sempre meno ore (dalle 4500 l’anno del 2007 si è arrivati a circa 2300-2400 nel 2012) e con uno spark spread – il margine di guadagno dovuto alla differenza tra costi di produzione e prezzo dell’elettricità – in costante diminuzione e in alcuni casi addirittura negativo (vedi grafico)

La colpa, come sappiamo, è anche della concorrenza di eolico e fotovoltaico, cioè dell’effetto ribassante che hanno sul prezzo dell’elettricità. Ai minimi da 5 anni anche l’import elettrico: 43,1 TWh, un -6%. Anche qui, spiegano dal GME, assieme a dinamiche di prezzo sulle Borse elettriche europee, ha un ruolo determinante l’energia a costo variabile nullo delle rinnovabili, che manda ‘fuori ordine di merito’ parte dell’offerta estera.

E proprio sugli effetti delle rinnovabili sul Pun, si sofferma la relazione (pag. 51 e seguenti). E’ in gran parte grazie a eolico e fotovoltaico se il Pun, come valore assoluto, è calato del 21% (mentre come valore nominale è aumentato del 4,5%).

“L’aumento degli autoconsumi generato dalla diffusione degli impianti eolici e fotovoltaici – si legge – ha effetti sul mercato, producendo una riduzione ‘artificiale’ dei volumi richiesti sul MGP (cioè sul mercato del giorno prima, scesi a 298,7 TWh, -4,4%, ndr). Tale fenomeno soprattutto negli ultimi due anni ha favorito un calo degli acquisti sul mercato spot superiore alle variazioni registrate sulla richiesta di energia elettrica totale (325,3 TWh, -3,1%). In funzione di ciò nel 2012 il rapporto tra volumi commerciali e volumi fisici è sceso al minimo storico di 91,8%”. Anche tra l’energia scambiata, si legge, “il boom conclamato degli impianti rinnovabili non programmabili, in virtù di un ammontare di vendite pari a 33,6 TWh (+105,5%) e di una quota di mercato dell’11,2% (+6 p.p.), ha contribuito al ribasso dei prezzi”.

Come sappiamo fin troppo bene, infatti, l’energia a prezzo marginale nullo del fotovoltaico sta spingendo in basso il prezzo dell’elettricità in Borsa nel picco diurno. Il generale appiattimento del profilo giornaliero del Pun, spiega la relazione, è testimoniato dall’ennesima riduzione del rapporto tra quotazioni di picco e fuori picco a 1,24 (86,28 €/MWh vs 69,82 €/MWh), prodottasi in virtù del maggior aumento registrato sulle seconde (+8,6% vs +4,3%), in cui, verosimilmente, gli operatori hanno concentrato le possibilità di recupero dei loro margini, sfruttando, in tale ambito temporale, il minor contributo della nuova potenza rinnovabile (vedi grafico sotto).

Proprio quanto accaduto nel 2012 per il 21% dei giorni (+15% rispetto al 2011), cioè che l’energia fosse più cara di notte che di giorno. Mentre in fascia diurna nei giorni festivi su mercati zonali si è verificato più volte il fenomeno del prezzo a 0: in totale 8 ore per la zona Sud, 34 in Sicilia e 69 in Sardegna, mentre a livello nazionale questo evento si è verificato per la prima volta la scorsa domenica 16 giugno 2013.

La relazione annuale del GME (pdf)

 

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