La Cina prova a disintossicarsi dal carbone

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In arrivo un piano per ridurre di quasi un terzo il consumo delle regioni industriali più importanti. Dopo le emergenze smog e i conti esorbitanti dei costi sanitari e ambientali, Pechino si sta accorgendo che il carbone sta soffocando il paese e si prendono provvedimenti. Ridurre la dipendenza non sarà facile. Si accelererà ancora sulle rinnovabili.

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La Cina sta preparando piani per tagliare quasi di un terzo i consumi di carbone nelle regioni industriali più importanti. Dopo le emergenze smog degli ultimi mesi e i conti esorbitanti dei costi sanitari e ambientali –  ben 7 punti di Pil nel 2007 – Pechino si è da tempo accorta che il carbone sta soffocando il paese e prende provvedimenti.

Secondo fonti vicine ad ambienti governativi, sentite da Reuters, nel giro di un mese dovrebbe arrivare un piano per ridurre di 100 milioni di tonnellate entro il 2015 l’uso di questo combustibile micidiale nelle aree più industrializzate del nord tra la capitale, Hebei e Tianjin. Vorrebbe dire appunto tagliare i consumi di poco meno di un terzo, visto che la regione l’anno scorso ha consumato 375 milioni di tonnellate di carbone, 300 delle quali nella sola provincia di Habei, cuore della siderurgia cinese.

Non è la prima volta che la Cina prova a ridurre la sua dipendenza dal carbone, ma il cammino non è facile: ci si deve scontrare con una grande fame di energia, la resistenza dei governi locali e di una lobby carbonifera molto potente, tanto da essere di recente riuscita a far abbassare gli standard sull’import, ottenendo così che si possa importare anche carbone di qualità inferiore.

L’obiettivo del piano peraltro non è ancora definitivo, e, seppur notevole e aggiuntivo al taglio di 50 milioni di tonnellate previsto per le regioni dei fiumi Pearl e Yangze, si ridimensiona se messo in proporzione al consumo dell’intera nazione. La Cina consuma infatti 3,8 miliardi di tonnellate l’anno (dato 2011):  quanto se ne bruciava in tutto il resto del mondo nel 2000 (vedi grafico, fonte U.S. Energy Information Administration).

Per la superpotenza, che conta su questo combustibile per il 70% del suo fabbisogno energetico, non sarà per niente facile ‘disintossicarsi’. C’è chi prevede anzi che il consumo di carbone cinese salga fino a 5 miliardi di tonnellate annue entro il 2020 (secondo China Coal Association) e a 7 miliardi entro il 2030 (Wood Mackenzie).

Quel che è certo è che la volontà del governo centrale è sempre più decisa e questo non potrà che comportare un’accelerazione ancora più forte, oltre che sul gas, anche sulle fonti rinnovabili. Negli ultimi tempi abbiamo visto gli obiettivi su eolico e fotovoltaico rivisti periodicamente al rialzo: è molto probabile che l’ambizione della Cina in questo campo continui a crescere in parallelo con gli sforzi per bruciare meno carbone.

 

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