Il clima ostile alle rinnovabili e la lobby europea del fracking gas

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Mentre in Italia e in Europa continua l’attacco alle rinnovabili adducendo come motivazione l’eccessivo peso degli incentivi in bollette, l’Europa, sotto la spinta di forti lobby di settore, apre allo shale gas da produrre attraverso la controversa tecnica del fracking. Ma il vecchio continente è altra cosa rispetto agli Usa. L’editoriale di Gianni Silvestrini.

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L’attuale contesto per il comparto delle rinnovabili e della efficienza è delicato, anche se non privo di interessanti opportunità. Vanno crescendo le forze che ritengono che gli incentivi vadano centellinati o che addirittura si debba intervenire con misure retroattive, un’azione che rischierebbe di essere incostituzionale e che lederebbe la credibilità del nostro paese.

Le motivazioni addotte sono due: un costo eccessivo delle bollette per gli utenti finali e l’impatto sul mondo delle aziende energetiche in difficoltà per il calo della domanda e la competizione di nuovi attori, come l’oltre mezzo milione di cittadini e imprese che posseggono impianti fotovoltaici.

In realtà, anche a livello europeo spira un’aria non proprio rassicurante. Il documento “Energy challenges and policy” (pdf), predisposto per il Consiglio Europeo del 22 maggio parte dalla constatazione della difficoltà delle imprese europee rispetto a quelle statunitensi che godono di prezzi del gas molto inferiori grazie agli effetti negli ultimi anni della produzione di gas da fracking

Date queste premesse, il documento apre all’introduzione del fracking anche in Europa, pone l’accento sulla competitività e sui prezzi dell’energia, mentre si avverte una minore attenzione sulle questioni climatiche. Va ricordato che la Confindustria europea, BusinnessEurope, ha svolto una forte azione di lobby proprio su questi temi, come già aveva fatto con successo durante le discussioni sull’Emissions Trading, e sembra essere riuscita ad influenzare la riunione dei capi di Stato riuniti a Bruxelles.

Per quanto riguarda la tecnica del fracking, è comunque impensabile la riproposizione del successo americano. Il contesto territoriale, geologico e la densità abitativa sono infatti molto differenti e già sono scattate mobilitazioni contro un processo che presenta notevoli implicazioni ambientali.

Potrebbe invece avere un impatto l’importazione di gas liquefatto dagli Usa, previsto al momento per il Giappone e Regno Unito, che darebbe maggiore potere contrattuale agli europei nelle trattative con i tradizionali fornitori di gas come la Russia o l’Algeria.

Peraltro, si deve tener conto che i costi dell’estrazione del fracking gas aumenteranno. Visti i rapidi tempi di esaurimento dei pozzi di shale gas, occorrono infatti investimenti colossali. E’ stato calcolato che per mantenere l’attuale livello di estrazione negli Usa occorrerebbero investimenti per 42 miliardi $/anno, a fronte di ricavi che al momento sono di 33 miliardi $/anno.

L’impatto immediato della rivoluzione statunitense dello shale gas è però, paradossalmente, di segno completamente diverso per l’Europa. Il calo del prezzo del metano e le nuove regole per le inquinanti centrali a carbone Usa stanno infatti inducendo un forte cambiamento del mix di combustibili nella generazione elettrica. Nel 2012 la produzione dalle centrali a carbone statunitensi è calata dell’11,6%, sostituita da una maggiore produzione da gas. Di conseguenza grandi quantità di carbone a basso costo si sono riversate dalle miniere statunitensi in Europa, dove nel frattempo il mercato dell’Emissions Trading si era inceppato facendo crollare le quotazioni di una tonnellata di CO2 al livello del prezzo di un paio di capuccini, mettendo così fuori gioco i cicli combinati a gas.   

Questo spiega come, paradossalmente, in Germania accanto ad una forte crescita delle rinnovabili si sia registrato anche un incremento dell’uso del carbone e un calo dell’impiego del metano. Grazie al boom fotovoltaico, peraltro sono cresciute anche le esportazioni elettriche, malgrado la chiusura parziale del nucleare.

Tornando alle inquietudini europee, fortunatamente il tema dell’efficienza resta centrale, anzi acquista una importanza ancora maggiore. Alti prezzi rendono infatti più interessanti gli interventi per ridurre consumi.

Diventa quindi molto importante il processo di recepimento della Direttiva sull’efficienza che vedrà impegnato il nostro Governo nei prossimi mesi. E decisivo il rifinanziamento, questa settimana, delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici.

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