Nel 2012 sono 32 milioni i senzatetto causa clima

Quasi 32 milioni di persone in un anno senza casa per le conseguenze del clima che cambia: non uno scenario catastrofista riferito al futuro prossimo, ma quanto è accaduto nel 2012. Quella dei profughi climatici è un'emergenza già in atto. E, come spiega Nicholas Stern, nei prossimi anni il problema sarà sempre più serio.

ADV
image_pdfimage_print

Quasi 32 milioni di persone in un anno senza casa per le conseguenze del clima che cambia. Non è uno scenario catastrofista riferito al futuro prossimo ma quanto già successo nel 2012. Siamo abituati erroneamente a considerare la questione dei profughi climatici un problema che dovremo affrontare tra qualche anno, nel caso non riuscissimo a rallentare a sufficienza l’effetto serra, come sta di fatto avvenendo. Un report appena uscito ci mostra invece, dati alla mano, che l’emergenza è già in atto: mentre la politica, distratta dalla crisi, sembra aver perso di vista la questione climatica, il mondo sta già pagando a caro prezzo i suoi effetti.

L’anno scorso infatti – mostra l’ultimo report dell’Internal Displacement Monitoring Centre (allegato in basso) – sono state 32,4 milioni nel mondo le persone costrette ad abbandonare la loro casa in conseguenza di disastri naturali. Il 98% di questi, cioè circa 31,75 milioni, è stato lasciato senza casa da eventi legati al clima: solo le alluvioni in India hanno distrutto le abitazioni di 6,9 milioni di persone, in Nigeria di 6,1 milioni, in Pakistan, per il terzo anno di fila, hanno lasciato senza casa oltre 1 milione di abitanti.

I disastri naturali colpiscono di più e con effetti più gravi proprio dove il tenore di vita è più basso: il 98% di chi ha dovuto lasciare la propria abitazione a causa di disastri naturali è nei paesi più poveri. In Africa in totale sono stati costretti spostarsi per alluvioni, siccità ed altri eventi metereologici estremi in 8,2 milioni, più del quadruplo della media dei 4 anni precedenti, in Asia 22,2 milioni di persone (vedi mappa, clicca per ingrandire).

In alcuni paesi i danni provocati dai fenomeni metereologici estremi si inseriscono in un mix micidiale di povertà e tensioni sociali con conseguenze facili da immaginare. Se i disastri non hanno risparmiato nemmeno i paesi ricchi (1,1 milioni di sfollati in totale), è molto diverso il destino che hanno dovuto affrontare gli oltre 775mila statunitensi che sono stati costretti a lasciare casa per l’uragano Sandy da quello dei cittadini di Haiti, il 19% dei quali  negli ultimi 3 anni si è trovato senza casa, tra uragano, terremoto e guerra civile: nel paese caraibico in centinaia di migliaia vivono ancora in baracche e sistemazioni di fortuna.

Un problema quindi che ha già dimensioni impressionanti e che per il futuro sarà con ogni probabilità sempre più serio: “ci si aspetta che il rischio di displacement cresca in parallelo a quello dei disastri naturali. (…) Numeri sempre più grandi di persone sono esposti e vulnerabili; il cambiamento climatico, si prevede, influenzerà la frequenza e l’intensità degli eventi metereologici estremi nei prossimi decenni”, si legge nel report.

Una previsione in questo senso, con tinte molto fosche, la dà anche Nicolas Stern, l’economista famoso per l’omonimo rapporto in cui nel 2006 cercava di stimare l’impatto economico del cambiamento climatico. Secondo il direttore del Grantham Research Institute on Climate Change, citato dal Guardian, il recente sorpasso delle 400 ppm di concentrazione di CO2 in atmosfera ci porta dritti verso un futuro con “un pattern climatico scombussolato e deserti che avanzano: centinaia di migliaia di persone saranno costrette a spostarsi dopo che i loro animali e le loro coltivazioni saranno morte. I problemi arriveranno quando questi profughi proveranno a spostarsi in altre terre: ciò porterà a conflitti armati con le popolazioni locali. E non saranno eventi occasionali: potrebbe rappresentare il futuro permanente sulla Terra.”

Il report (pdf)

foto: www.flickr.com/photos/time-to-click/

Segui QualEnergia.it  anche su e

 

ADV
×