Smart grid, a che punto siamo in Europa?

In un report del Joint Research Center della Commissione un quadro esaustivo e aggiornato dei progetti di rete intelligente avviati a livello europeo. Un settore strategico in cui sarà fondamentale il ruolo del pubblico. Italia leader nei contatori intelligenti, ma è la Danimarca il paese con maggiori investimenti in smart grid per kWh consumato.

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La transizione energetica necessaria a frenare il cambiamento climatico, come ben sappiamo, non si può realizzare senza interventi sulle reti elettriche che le rendano ‘intelligenti’, cioè in grado di accogliere la produzione non programmabile di eolico e solare e coordinare il contributo delle varie fonti e gestire la domanda in modo da rendere più efficiente il sistema. Lo si ricorda anche nell’ultimo report di Bloomberg New Energy Finance, di cui abbiamo parlato ieri, che prevede che il 70% della nuova potenza installata nei prossimi 17 anni venga da rinnovabili. Ma a che punto siamo con la smart grid in Europa?

Alla domanda risponde un report del Joint Research Center della Commissione europea il cui aggiornamento è stato pubblicato ieri: “Smart Grid projects in Europe: lessons learned and current developments” (vedi allegato in basso), una sorta di inventario che fornisce un quadro esaustivo e aggiornato dei progetti nel settore a livello europeo.

Al momento – vi si legge – in Europa ci sono 281 progetti avviati sulle reti intelligenti per investimenti complessivi pari a 1,8 miliardi di euro. I principali settori di intervento sono i sistemi di controllo per l’osservabilità e la controllabilità delle reti, le piattaforme informatiche per il coordinamento dell’energia distribuita, i meccanismi di bilanciamento della domanda e dell’offerta, le infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici e gli strumenti per aumentare la flessibilità della rete, con un forte aumento dei progetti sugli accumuli.

Dopo una prima fase con investimenti sporadici, dal 2002 al 2005, riporta lo studio, l’attività in ambito smart grid è aumentata veriginosamente. Nel periodo 2008-12 gli investimenti in smart grid sono stati costantemente sopra i 200 milioni di euro l’anno, raggiungendo un picco di 500 milioni nel 2011. Dei 281 progetti censiti nel report, 150 sono relativi alla ricerca e sviluppo, per un budget di 500 milioni, e 130 progetti, per un budget di 1.330 milioni, sono progetti dimostrativi.

Con che risorse si finanziano? Il pubblico ha un ruolo fondamentale vista l’incertezza sui ritorni economici. Il 95% dei progetti usufruisce di fondi comunitari che, assieme agli stanziamenti nazionali pesano per il 55% degli investimenti in smart grid europei, mentre il restante 45% viene dai privati, utility in primo luogo, ma anche operatori dell’IT e delle telecomunicazioni.

Non tutta l’Unione Europea si sta muovendo con la stessa velocità in questo settore: i 12 paesi membri entrati più di recente nell’Unione sono molto più indietro rispetto ai 15 originari. Ad aver messo in piedi il 70% dei progetti, infatti, è una cerchia ristretta di 6 Stati: Gran Bretagna, con il 15% delle iniziative, Germania e Francia, con il 12% ciascuna, Italia, Danimarca e Spagna con il 10% ognuna. Tra i progetti censiti, 60 sono a partecipazione multinazionale, Spagna, Francia e Germania sono gli Stati più coinvolti in queste cooperazioni.

Nella ricerca e sviluppo il primo posto spetta alla Danimarca: il paese, che come sappiamo conta tantissimo sull’eolico, è lo Stato europeo che spende di più per la smart grid, sia a livello pro-capite che per kWh consumato (vedi grafico sotto).

L’Italia invece è nettamente in testa nel settore degli smart meter, con investimenti per 2,1 miliardi di euro, oltre la metà dei 4 miliardi di euro stanziati nell’intera UE. Segue la Svezia con 1,5 miliardi di euro. Il report stima che entro il 2020 nell’Unione si spenderanno almeno 30 miliardi per installare 170-180 milioni contatori intelligenti.

Il report del JRC “Smart Grid projects in Europe: lessons learned and current developments” (pdf)

 

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