FV, la Germania incentiva gli accumuli. E l’Italia?

In Germania partiranno a breve nuovi incentivi per i sistemi di accumulo abbinati a impianti fotovoltaici. Secondo uno studio del Fraunhofer Institute lo storage può aumentare del 66% la capacità della rete di accogliere energia e far calare del 40% i picchi di domanda. Dalle batterie può passare la strada per una nuova competitività del FV.

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In Germania partiranno a breve incentivi per i sistemi di accumulo abbinati agli impianti fotovoltaici e a sistemi di gestione intelligente dell’energia. Ancora una volta il paese dimostra lungimiranza nella promozione delle tecnologie pulite: quella dell’energy storage è infatti la strada – per ora impedita da costi delle tecnologie ancora alti – per rendere le rinnovabili non programmabili veramente competitive, ma anche per migliorare efficienza e sicurezza del sistema elettrico.

Gli incentivi per lo storage, introdotti con la legge sulle rinnovabili approvata la scorsa estate, secondo quanto riportano appreso dai media tedeschi da fonti ministeriali, dovrebbero partire molto presto, anche se ancora non si conosce una data precisa (Photon parla di febbraio, il Frankfurter Rundschau ritiene prima di Pasqua). La settimana scorsa è nata anche un’associazione di categoria per tutelare gli interessi del mondo degli accumuli, la Bundesverband Energiespeicher (BVES).

Con i fondi messi a disposizione dal Governo tedesco, secondo quanto appreso dal Frankfurter Rundschau, ci si dovrebbe aspettare un contributo di circa 2000 euro per ogni piccolo impianto fotovoltaico dotato di sistema di accumulo. Per avere un’idea, il prezzo di una batteria agli ioni di litio nel primo trimestre 2012 si è attestato intorno ai 600-650 $ per kWh, facendo registrare un calo del 14% rispetto al prezzo medio dello stesso periodo del 2011 e di circa il 30% rispetto a quello rilevato nel primo trimestre 2010.

A erogare i fondi sarà la KfW, la banca di Stato tedesca, nata per ricostruire il paese nel dopoguerra e che negli ultimi anni sta facendo tantissimo per la transizione energetica: nel 2009 ha finanziato il 54% delle turbine eoliche costruite in Germania e il 43% di tutti gli impianti installati e nel 2010 ha erogato 8,8 miliardi di euro a favore della riqualificazione energetica di quasi 430mila abitazioni tedesche.

Dietro alla decisione di promuovere i sistemi di accumulo c’è la volontà di integrare al meglio le fonti rinnovabili nel sistema elettrico. Secondo uno studio del Fraunhofer Institute la diffusione dello storage può aumentare del 66% la capacità della rete di accogliere energia e far calare del 40% i picchi di domanda.

In Germania il fotovoltaico soddisfa circa il 5% della domanda elettrica su base annuale, ma nei picchi di domanda diurni il suo contributo sale regolarmente a un terzo. Gli effetti sono gli stessi che si sono verificati in questi ultimi due anni anche nel sistema elettrico italiano: grazie al contributo dell’energia a costo marginale nullo del FV, c’è un calo dei prezzi dell’elettricità in Borsa durante il picco di domanda diurno che sta mettendo in difficoltà gli impianti termoelettrici più costosi, cioè i cicli combinati a gas.

Una diffusione capillare dei sistemi di accumulo oltre a diminuire la necessità di potenziare la rete elettrica, diluirebbe gli effetti del fotovoltaico sul sistema elettrico, spalmando il suo contributo nelle diverse fasce orarie.

Infine l’accumulo di energia è ovviamente interessantissimo per consumatori e installatori: massimizzare l’autoconsumo è la strada maestra per un fotovoltaico economicamente sostenibile senza incentivi. Se grazie a programmi di stimolo che inneschino una crescita della domanda (che aumenterà anche per la richiesta nel settore dei veicoli elettrici), le batterie calassero rapidamente di prezzo, per il fotovoltaico e in generale per le rinnovabili non programmabili si aprirebbero grandissime opportunità.

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