Nucleare, a Flamanville i costi lievitano ancora ed Enel si ritira

Ennesimo ritocco in alto del conto per il reattore EPR di Flamanville, in Normandia: costerà oltre 5 miliardi più del preventivo iniziale, ha un ritardo di 4 anni e produrrà elettricità al doppio dei prezzi correnti in Francia. Anche Enel capisce che la tecnologia che avrebbe voluto proporre in Italia non è questa grande idea e si ritira dal progetto.

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Nei giorni scorsi c’è stato l’ennesimo ritocco verso l’alto delle spese di costruzione del reattore di Flamanville, che Edf sta costruendo in Normandia con la partecipazione dell’Enel. Il preventivo è lievitato a 8,5 miliardi di euro: 2 miliardi in più rispetto all’ultima stima (6 miliardi) e molto al di sopra del costo inizialmente previsto: 3,3 miliardi preventivati nel 2005. Il reattore dovrebbe entrare in funzione nel 2016, con un ritardo di quattro anni rispetto alla tabella di marcia originale.

Sempre che non ci siano ulteriori ritardi e aggravi di costo, l’energia prodotta a Flamanville costerà 105 euro a MWh: circa il doppio del prezzo corrente dell’elettricità in Francia, questa è la stima fornita alla stampa francese dall’analista Pier Lekande.

L’ultimo aumento del conto di Flamanville è stato anche la classica goccia che ha convinto Enel a fare marcia indietro sul nucleare francese. L’azienda ha notificato ai francesi di Edf l’esercizio del diritto di recesso dal progetto di costruzione del reattore nucleare Epr (European Pressurized Reactor) in questione e degli altri cinque impianti da realizzare in Francia utilizzando la stessa tecnologia. Edf dovrà versare all’Enel 613 milioni di euro come rimborso delle spese anticipate in relazione alla sua quota del 12,5% nel progetto.

“L’EPR in costruzione a Flamanville ha dimostrato come gli enormi ritardi e gli extracosti registrati a Olkiluoto in Finlandia (vedi Qualenergia.it, ndr) non fossero imperizia di Areva o dei finlandesi della TVO.  E oltre ai costi nell’ordine dei 100 euro a MWh per il reattore in costruzione in Francia, non si sono ancora risolti i problemi sollevati negli USA e in Gran Bretagna relativi alla separatezza dei sistemi di controllo di emergenza”, commenta  Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.

“La situazione – si legge nel comunicato Enel – è aggravata dalla significativa flessione nella domanda di energia elettrica e dall’incerta tempistica per ulteriori investimenti nel nucleare in Francia”.  Insomma: la partecipata pubblica italiana – che fino al referendum anti nucleare del 2011 avrebbe voluto costruire reattori Epr anche da noi – si rende finalmente conto che fare nuovi impianti nucleari non è poi una grande idea, vista l’incertezza su tempi e costi e soprattutto il contesto di flessione della domanda elettrica, contesto che in Italia si associa anche a uno spiccato eccesso di potenza installata, tale da mettere in crisi anche gli impianti termoelettrici già costruiti.

Caustico Onufrio: “Forse EPR stava ‘Era Per Ridere’? Quanto tempo c’è voluto a Enel per capire come stavano le cose? Greenpeace continua a chiedere l’azzeramento dei vertici dell’azienda tra le richieste ai candidati alle elezioni, petizione che ha raggiunto le 37mila firme.”

Ancora incosciente del contesto del sistema energetico contemporaneo sembra invece il fisico Antonino Zichichi, neo assessore alla Cultura della Regione Siciliana, che ieri se n’è uscito con una dichiarazione pro-nucleare da cui lo stesso neopresidente della Regione, Rosario Crocetta, ha subito preso le distanze.

“Sarei felice se la Sicilia fosse piena di centrali nucleari. Centrali sicure e controllate, costruite da veri scienziati”, ha fatto sapere Zichichi, intervistato a La Zanzara su Radio24, rincarando la dose con una spiegazione un po’ semplicistica: “Immaginate di avere una macchinetta dove metti un euro ed esce un panino e una macchinetta identica dove metti sempre un euro ed escono un milione di panini. Voi che scegliereste? Un milione, è chiaro. Ecco, questo è il vantaggio dell’energia nucleare per il genere umano” ha argomentato, senza accennare ai problemi irrisolti del nucleare che si traducono in enormi costi socializzati, come lo smaltimento delle scorie e il decomissioning, mentre riguardo alla possibilità di incidenti si è limitato a dire che “Fukushima, e prima ancora Chernobyl, si spiegano col fatto che la tecnologia nucleare è stata messa in mano a irresponsabili”.

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