A rischio il progetto innovativo di mobilità elettrica Better Place

È in difficoltà il progetto dell'azienda Better Place per una mobilità elettrica innovativa con veicoli elettrici predisposti per la rapidissima sostituzione della batteria e con 'stazioni di cambio' installate su tutto il Paese. La multinazionale sembra avere solide basi e un commitment molto alto, ma il mercato mondiale stenta a decollare.

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Better Place è una visione del futuro. Per l’auto elettrica rappresenta un “eldorado” (Qualenergia.it, La strategia israeliana per la diffusione dell’auto elettrica). Il progetto dell’azienda israeliana è per una mobilità elettrica innovativa con veicoli elettrici predisposti per la rapidissima sostituzione della batteria e con ‘stazioni di cambio’ installate su tutto il Paese. Poter guidare senza preoccuparsi dell’autonomia perché migliaia di stazioni di servizio avrebbero sostituito le batterie in pochi minuti, come rifornire una normale auto a benzina. L’azienda è nata 5 anni fa sulla scia dell’entusiasmo ecologico americano (ma con solide origini di capitali e management israeliani) e prometteva di rivoluzionare il mercato creando nuovi standard tecnologici nel settore automotive e investendo milioni per la nuova rete di distribuzione energetica.

L’uomo che ha lanciato questa visione era Shai Agassi, imprenditore internazionale appassionato anche di green economy. Oggi l’azienda è in un momento di profondo cambiamento. Da impresa che progetta e investe in prototipi e sistemi sta diventando una multinazionale che eroga servizi, gestisce infrastrutture e flotte auto. In Danimarca e Olanda sono state inaugurate le prime stazioni per sostituzione batterie e l’azienda partecipa a importanti progetti internazionali di ricerca (Green-emotion).  In Israele sono operative 32 stazioni di ricarica, con diverse centinaia di Renault Fluence disponibili per dipendenti e clienti. Numeri di gran lunga inferiori alle previsioni originarie, che stimavano 4.000 veicoli in circolazione.

La situazione sembra quindi complicarsi. Nell’ultimo anno l’azienda ha cercato ingenti finanziamenti per sostenere la gestione operativa e le perdite calcolate in oltre 130 milioni di dollari solo nel primo semestre; 40 milioni di € di prestito della Banca europea degli investimenti, accordati pochi mesi fa, erano finalizzati allo start up in Olanda e Danimarca, mentre ulteriori 100 milioni di dollari (sui 200 richiesti) sono stati finanziati dalla Israel Corporation, socio di riferimento del gruppo.

In ottobre il primo strappo, Shai Agassi CEO del gruppo lascia la sua creatura, dopo 5 anni ma con la soddisfazione di aver visto nascere nel concreto il suo sogno di “un posto migliore”. Evan Thornley CEO di Better Place Australia viene nominato suo sostituto, anche in virtù della crescita del business in quel continente e per i finanziamenti ottenuti per lo start up. Lo shock tra gli addetti ai lavori è stato forte ma giustificabile dal delicato momento di transizione. Ma di recente un altro top manager ha lasciato il gruppo: Moshe Kaplinsky, generale delle forze di difesa israeliane e responsabile dell’operatività proprio nel Paese fiore all’occhiello del gruppo, con un centro di ricerca vicino a Tel Aviv e la più grossa flotta di auto elettriche in circolazione.

Risulta chiaro il momento difficile del gruppo che si trova a metà del guado nel progetto di rivoluzionare la mobilità e si scontra con un mercato che ancora oggi non c’è. Poche settimane fa una multinazionale americana produttrice di batterie è andata in fallimento (A123) ed è stata rilevata. Better Place sembra avere solide basi e un commitment molto alto. Diciamo pure che due indizi non fanno ancora una prova e che il 2013 sarà l’anno decisivo per il successo del gruppo.

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