Grid parity? Senza autoconsumo, solo sotto ai 1.000 euro a kW

In Italia quando sarà conveniente realizzare un impianto fotovoltaico senza contare sugli incentivi? Un studio prova a rispondere. La grid parity è ancora lontana: anche nelle zone più assolate bisogna aspettare che i prezzi scendano sotto i 1.000 euro/kWp. Ma se c'è un autoconsumo rilevante l'indipendenza dagli incentivi è a portata di mano.

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Affinché nelle zone più assolate d’Italia si possa fare fotovoltaico senza incentivi i prezzi dovranno scendere sotto 1.000 euro a kW chiavi in mano, mentre sui grandi impianti, con irraggiamento a livelli siciliani e un autoconsumo consistente, la grid parity è praticamente raggiunta. È questa in estrema sintesi la risposta alla domanda che, con il quinto conto energia destinato a vita breve, nel mondo del fotovoltaico italiano molti si stanno facendo: quando e a quali condizioni sarà conveniente realizzare un impianto fotovoltaico senza contare sugli incentivi?

A fornirla uno studio che Intellienergia – spin-off dell’Università di Tor Vergata, guidata dall’ingegner Alessandro Caffarelli – ha condiviso con Qualenergia.it (in allegato una sintesi e la presentazione). Un lavoro che arriva a conclusioni meno ottimistiche rispetto a quanto siamo stati abituati a sentire: anche nelle zone più favorevoli della Penisola per arrivare alla grid parity manca ancora un po’ di strada, tanto più quanto minore è la quantità di energia autoconsumata. “In questo momento abbiamo tutti i nostri clienti fermi – alcuni anche private equity cinesi con impianti multimegawatt da realizzare in Sicilia – in attesa che il costo all-in €/kWp sfondi il muro dei 1.000-1.100 euro/kWp”, commenta Caffarelli. Questa cifra infatti, come anticipato, è, secondo lo studio, il costo tutto compreso a cui bisogna scendere affinché un impianto da 1 MW realizzato in Sicilia e che immetta tutta l’energia in rete sia in grid parity.

Ma prima di andare a vedere i risultati, occorre chiarire cosa si intenda per grid parity. Per lo  studio è raggiunta quando si verificano due condizioni: il costo di generazione dell’unità di energia elettrica (LCOE) inferiore al costo di acquisto dell’elettricità – cioè per clienti industriali sotto a 0,13 €/kWh – e l’IRR dell’investimento almeno dell’8%.

Caffarelli e colleghi si sono chiesti quando ciò potrà accadere, considerando per esempio impianti da 1 MW che operino in diverse condizioni di esposizione e irraggiamento e con profili di consumo differenti. In caso di esercizio zonale puro o ibrido (con percentuali di autoconsumo) in modalità di vendita indiretta, sotto forma di Ritiro Dedicato, è stato valutato anche il Prezzo Zonale (PZ) di vendita dell’energia della zona in cui si ipotizza venga realizzato l’impianto, che invece non influenza i conti in ipotesi di autoconsumo totale.

Tralasciando i dettagli delle simulazioni (che trovate spiegati nei documenti in allegato) andiamo a vedere i risultati. Non stupisce che i primi impianti in grid parity verranno realizzati in Sicilia: qui oltre all’ottimo irraggiamento c’è un Prezzo Zonale più elevato, anche se va sottolineato che nelle simulazioni Caffarelli e colleghi hanno avuto l’accortezza di tenere in considerazione che nei prossimi anni il PZ siciliano convergerà sempre di più con il Prezzo Unico Nazionale (PUN).

In siti e configurazioni impiantistiche che sviluppano 1.500 ore equivalenti (valori di irraggiamento che troviamo in varie zone della Sicilia), un impianto realizzato in modalità “zonale pura” ossia senza autoconsumo e con PZ=PUN=75 €/MW, raggiunge la grid parity (LCOE < 0,13 euro/kWh e IRR > 8%) se il costo dell’investimento è sotto ai 1.000 euro/kWp. Lo stesso impianto però, se abbinato a una percentuale di autoconsumo significativa (circa il 40% rispetto alla producibilità attesa), è in grid parity già a 1.300 euro/kWp. In modalità di autoconsumo totale, sempre per siti con irraggiamento a 1.500 ore equivalenti, la grid parity si potrebbe poi raggiungere anche con costi di 1.700 euro/ kWp.

“Per classi di potenza impiantistica industriale e profili di consumo rilevanti – clienti produttori e contemporaneamente fortemente energivori – dunque la grid parity in Sicilia è praticamente già raggiunta – spiega a Qualenergia.it Caffarelli – non è invece ancora raggiungibile per profili di autoconsumo nullo. Il ‘chiavi in mano’ a 950 €/kWp è infatti difficilmente realizzabile, a meno che non entrino in gioco potenze multimegawatt da collegare in alta tensione, dunque oltre i 25 MW, e per clienti come i fondi d’investimento cinesi con accesso a materiali sotto costo e comunque con modalità contrattuali di vendita alternative al Ritiro Dedicato; ciò che sta accadendo in Spagna, dove vediamo i primi impianti realizzati senza contare su incentivi”.

Questo, ricordiamo, parlando della zona più fortunata del Paese in quanto a sole, cioè Sicilia e Meridione. Se andiamo a guardare i risultati delle simulazioni su siti con irraggiamenti minori vediamo che al Nord, prima di poter fare fotovoltaico senza incentivi, il costo del kWp dovrà scendere ancora di più: con un irraggiamento di 1.050 kWh/kWp come quello di Milano, per esempio, anche con un autoconsumo pari al 52% della producibilità, si dovrebbe stare al di sotto dei 950 euro/kWp per avere un IRR maggiore dell’8%. Con la cessione totale si dovrebbe arrivare all’improponibile (almeno nel medio termine) valore di 650 euro/kWp. Nelle regioni settentrionali solo se si consumasse sul posto o comunque dietro al contatore tutta l’energia prodotta si riuscirebbe a stare in grid parity con costi, raggiungibili nei prossimi mesi, di 1.200 euro/kWp.

Insomma, il fotovoltaico in Italia ha ancora bisogno di un po’ di tempo e un po’ di supporto prima di poter camminare sulle proprie gambe e quindi senza incentivi. Un sostegno che non sembra possa essere garantito dal V conto energia, ad accesso limitato per i grandi impianti e destinato a esaurirsi nel giro di qualche mese.

Come si potrebbe accompagnare il settore alla grid parity? “Un’ipotesi potrebbe essere l’introduzione di incentivi fiscali estesi anche alla persona giuridica – commenta Caffareli – al momento ancora da confermare anche per le persone fisiche (l’ex 36% portato al 50% fino al 30 giugno 2013, ndr). Un grosso catalizzatore di investimenti che migliorerebbe la redditività, poi, sarebbe poter godere del regime dello Scambio Sul Posto (SSP) anche su impianti multimegawatt (mentre ora è applicabile solo sotto ai 200 kW, ndr). Altra misura che potrebbe contare molto è l’attesa regolazione normativa da parte dell’Autorità dei SEU (Servizi Efficienti di Utenza) con i consorzi locali Produttori-Consumatori e il consumo di prossimità, un concetto introdotto dall’associazione ATER che ha presentato una bozza di dinamica SEU all’Autorità per l’Energia. Ma se di queste proposte si sente spesso parlare tra le associazioni, non sembra che siano prioritarie per il Governo, tanto che nella Strategia Energetica Nazionale non ve n’è nemmeno un accenno”.

La sintesi dello studio (pdf)

La presentazione completa dello studio (pdf)

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