World Energy Outlook 2012, verso un futuro insostenibile

  • 12 Novembre 2012

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L'ultima edizione del World Energy Outlook della AIE (Agenzia Internazionale per l'Energia) mostra come, da qui al 2035, circa metà della nuova produzione di elettricità che andrà in rete verrà da fonti rinnovabili. Sembra un dato positivo, ma per Greenpeace non lo è: "si tratta invece di una quota largamente insufficiente a contenere le emissioni di gas serra nella misura necessaria a evitare il caos climatico che ci attende".

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L’ultima edizione del World Energy Outlook della AIE (Agenzia Internazionale per l’Energia) mostra come, da qui al 2035, circa metà della nuova produzione di elettricità che andrà in rete verrà da fonti rinnovabili. Sembra un dato positivo, ma per Greenpeace non lo è: “si tratta invece di una quota largamente insufficiente a contenere le emissioni di gas serra nella misura necessaria a evitare il caos climatico che ci attende”.

L’AIE stima che, al 2035, uno sviluppo organico delle politiche di efficienza potrebbe portare a una riduzione dei consumi energetici pari a un quinto del loro totale: a patto, però, che vengano rimosse le barriere di mercato e burocratiche. Per quanto il rapporto dia una forte crescita delle rinnovabili, è necessaria una crescita doppia rispetto a quella prefigurata: non raggiungere il 65% della quota di elettricità verde sul totale entro il 2035 equivarrebbe a confermare una tendenza al riscaldamento globale che vedrebbe aumentare le temperature tra i 4 e i 6 gradi Celsius.

Senza piani più ambiziosi per le rinnovabili, infatti, l’AIE mostra come da qui al 2025 potrebbero essere realizzate 700 nuove centrali a carbone: un disastro per il clima, per l’inquinamento atmosferico, per le risorse idriche e per molti ecosistemi minacciati dalle estrazioni del combustibile più sporco e dannoso. “Il rapporto AIE viene pubblicato proprio mentre finisce sott’acqua, per l’ennesima volta, gran parte del centro Italia. Ma continuiamo a essere sordi dinanzi a segnali inequivocabili: il clima sta cambiando e noi dobbiamo presto fare qualcosa” dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.

“In questo senso la Strategia Energetica Nazionale promossa da questo Governo è un vero pasticcio: disegna un Belpaese che somiglia al Texas, alla ricerca di poche gocce di petrolio, e non sostiene in modo credibile e sufficiente la crescita delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Peraltro non vi si fa parola del carbone: ma a oggi ci sono sul tavolo quattro nuovi progetti di centrali alimentate con quel combustibile”.

“Mentre la stessa Germania, che qualcuno definisce la ‘locomotiva d’Europa’, punta in modo deciso sulle fonti rinnovabili con quote superiori al 50% nel settore elettrico al 2020” ha concluso Boraschi “noi ci riserviamo come sempre il ruolo del fanalino di coda: non facciamo nulla per salvare il clima e al contempo miniamo lo sviluppo produttivo, tecnologico, occupazionale e ambientale del Paese.”

(da comunicato Greenpeace)

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