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La minaccia della riforma dello scambio sul posto

C'è tempo ancora fino al 28 settembre per far pervenire all'Autorità per l'energia il proprio parere sulla sua proposta di modifica al meccanismo dello scambio sul posto. Si vorrebbe far pagare senza restituzione degli oneri di sistema anche sull'energia autoconsumata virtualmente. Secondo qualcuno una guerra ingiustificata all'autoconsumo.

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Se volete dire la vostra avete ancora meno di 3 giorni di tempo. Il termine per far pervenire all’Autorità per l’energia il proprio parere sulla sua proposta di modifica al meccanismo dello scambio sul posto scade il 28 settembre.

Lo scambio sul posto, infatti, sta per cambiare e tra le proposte di modifica dell’Autorità per l’Energia  (come avevamo denunciato all’indomani della pubblicazione del documento di consultazione in questione) sembra sia nascosta una novità che potrebbe allontanare la grid parity, ossia quel momento in cui prodursi l’energia con un impianto a fonti rinnovabili sarà più conveniente rispetto ad acquistare l’energia dalla rete anche senza incentivi. A costo di essere ripetitivi ripostiamo quanto avevamo scritto a inizio agosto.

Al centro della questione ci sono gli oneri di sistema che, per un’utenza domestica, pesano per il 16,5% del costo del kWh in bolletta e che, come sappiamo, sono quei soldi che vanno a finanziare diverse voci come la promozione delle rinnovabili, i regimi tariffari speciali, ecc. Attualmente con lo scambio sul posto (SSP) gli oneri di sistema (a eccezione della componente MCT) non si pagano per tutta l’energia consumata al momento e non si pagano nemmeno, dato che vengono restituiti, per tutta l’energia scambiata con la rete, cioè l’energia in eccesso prodotta dal nostro impianto che viene riversata in rete per essere consumata in un secondo momento grazie appunto all’autoconsumo virtuale permesso dal meccanismo dello scambio sul posto.

Una situazione che in futuro potrebbe cambiare. Nel recente documento di consultazione per ridisegnare le regole dello scambio sul posto, infatti, l’Autorità per l’Energia scrive di ritenere “opportuno valutare la possibilità che gli oneri generali di sistema non siano più oggetto di restituzione, almeno nei casi di impianti di futura realizzazione”. Cioè su tutta l’energia scambiata sulla rete, a differenza di ora, gli oneri si dovrebbero pagare senza vederseli poi rimborsare.

Chiaro come ciò possa impattare su modelli di business che molti in questo periodo stanno valutando. Per esempio molti stanno pensando di rinunciare agli incentivi, divenuti più avari e difficili da ottenere, oltre che alternativi allo SSP, per realizzare impianti improntati all’autoconsumo usando lo scambio sul posto e magari, per il residenziale, beneficiando delle detrazioni ex 36%, ora portate al 50% fino a giugno 2013. Oppure un’altra opzione possibile sarebbe di utilizzare lo scambio sul posto abbinato a un sistema efficiente d’utenza (SEU), lo schema che permette a un produttore da rinnovabili di vendere l’energia a un cliente in sito senza passare per la rete elettrica (e per la cui completa definizione si attende ancora una delibera Aeeg che tarda dal 2008). Entrambe le idee sarebbero meno convenienti se la proposta dell’Autorità passasse e si dovessero pagare gli oneri anche sull’autoconsumo ‘virtuale’.

Perché colpire così modelli di business che per primi potrebbero rinunciare agli incentivi? La volontà dell’Autorità è che gli oneri di sistema – saliti negli ultimi quattro anni dal 9,9% del costo del kWh in bolletta al 16,51% – siano distribuiti sul maggior volume di energia possibile e risultino così più leggeri per tutti. “In questo modo – spiegano la proposta di modifica – tali oneri verrebbero sostenuti anche dagli utenti dello scambio, potrebbero essere maggiormente distribuiti e non graverebbero solo su una quantità sempre più ridotta di energia elettrica e su un numero sempre più ridotto di clienti finali”.

“Quello che comunque rimane non condivisibile è che questa, come tutte le recenti disposizioni dell’Autorità nell’ambito delle fonti rinnovabili, rimane confinata a questioni di principio e non è  accompagnata da una reale e argomentata analisi di impatto dall’una e dall’altra parte”, commenta a Qualenergia.it Marco Pezzaglia, esperto di reti e rinnovabili ed ex responsabile Unità fonti rinnovabili all’Autorità per l’Energia.

Infatti, aggiungiamo noi, per redistribuire gli oneri si scoraggiano modelli di business che potrebbero permettere alle rinnovabili di affrancarsi dagli incentivi quando invece, per far salire del 5% gli oneri a causa di minor redistribuzione, bisognerebbe arrivare – stando ai calcoli di Pezzaglia – a uno scenario estremo e piuttosto improbabile in cui tutta la Pubblica Amministrazione e tutte le PMI italiane di tutti i settori ricorressero a modelli basati sull’autoconsumo tipo SEU.

“Una simile misura evidentemente rimuoverebbe la convenienza a realizzare impianti in autoconsumo, fatta eccezione per il caso in cui il costo di produzione sia mediamente più competitivo rispetto al prezzo di mercato alla Borsa elettrica”, commenta Pezzaglia. Dunque una guerra all’autoconsumo? “Per ora si sta parlando della non restituzione degli oneri generali sull’energia scambiata – continua – ma il tono della misura lascia intendere che l’Autorità reputa che gli oneri generali vadano corrisposti per qualunque tipo di autoconsumo: credo proverà a introdurre questa misura anche per i SEU, anche se qui la translazione risulterebbe più problematica in quanto la legge confina maggiormente l’ambito di interpretazione disponibile all’Autorità.”

Ancora più tranchant un altro esperto di rinnovabili e mercato elettrico che abbiamo sentito e che non vuole essere citato: “Se c’erano dubbi residui sul fatto che il ritardo nella delibera sui SEU dipenda dal timore dell’erosione della base imponibile per gli oneri di sistema, ora sono svaniti. Un passo alla volta l’Aeeg sta gettando la maschera, e il prossimo passo sarà il pressing sul legislatore affinché anche l’energia autoconsumata sia base imponibile per gli oneri di sistema. L’ostacolo che hanno è che andrebbero a colpire in primis i cogeneratori a gas dei grandi energivori, e sarebbe guerra con loro prima ancora che con le rinnovabili… Per una volta gli energivori sono inconsapevoli alleati delle rinnovabili. Intanto però sui SEU tutto tace. E la ragione è ora ufficialmente un segreto di Pulcinella.”

Molto critico anche Marco Pigni, direttore di Aper: “Ci riserviamo di dare un giudizio completo sul DCO sullo scambio sul posto entro i termini di scadenza della consultazione. D’altronde anche lo stesso Decreto ministeriale FER elettriche del 6 luglio 2012 penalizza molto lo strumento dello scambio sul posto, rendendolo alternativo all’incentivazione. Sono due disposizioni che noi non condividiamo, e che allontanano, anziché avvicinare, la grid parity delle rinnovabili elettriche in generazione distribuita. Ministero dello Sviluppo e Autorità in questo caso confermano un atteggiamento ingiustificatamente punitivo verso il segmento dell’autoproduzione e dell’autoconsumo dell’energia elettrica; noi non siamo d’accordo e lo diremo a chiare lettere in tutte le sedi opportune.”

Per far sapere all’Aeeg la propria idea sulle proposte di cambiamento allo scambio sul posto, come detto, c’è tempo fino al 28 settembre 2012 quando verrà chiusa la consultazione. Lo si può fare seguendo questo link.

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