Per l’Autorità l’elettricità non è poi così cara

Il presidente dell'Autorità per l'energia, Guido Bortoni, ha presentato la Relazione annuale. Spiccano, tra i dati forniti per il 2011, il calo della produzione termoelettrica del 3,7% e l'aumento della produzione da rinnovabili del 9,4%. Per i consumatori italiani il prezzo del kWh è più basso rispetto alla Germania e anche a molti Paesi UE.

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“Nel corso del 2011, la produzione lorda totale di energia elettrica in Italia è risultata pari a circa 300,3 TWh, in diminuzione dello 0,6% rispetto al 2010. In calo la produzione termoelettrica (- 3,7%), passata da circa 222 TWh nel 2010 a 214 TWh nel 2011″. Questi sono tra i primi dati che ha fornito oggi il presidente dell’Autorità per l’energia e il gas, Guido Bortoni, presentando la Relazione annuale alla Camera (vedi in basso in pdf).

Secondo la Relazione dell’AEEG, la produzione di energia elettrica da gas naturale ha riportato una contrazione del 7% rispetto al livello raggiunto un anno prima, mentre è aumentata in misura significativa la generazione elettrica da carbone (+11,1%); nel 2011 è continuata la contrazione della produzione da prodotti petroliferi (- 9,5%), che segue alla riduzione del 2010 (-37,6%).

La produzione da fonti rinnovabili è aumentata nel 2011 del 9,4% rispetto al 2010, nonostante la riduzione della produzione idroelettrica da apporti naturali (-9,3%), soprattutto per effetto del forte aumento nella generazione da biomassa e rifiuti (+19,9%), da fonte eolica (+11,1%) e geotermica (+5,2%) e della crescita esponenziale nella generazione fotovoltaica (+463%). Infatti la produzione di elettricità solare ha raggiunto circa 10,7 TWh, contro i circa 1,9 TWh dell’anno precedente.

Dal 2000 a oggi, la potenza del parco elettrico installata è raddoppiata, con un forte incremento della potenza netta termoelettrica (+38 GW circa) e rinnovabile, ad esclusione dell’idroelettrico (+11 GW circa, dato che comunque pare troppo sostimato, ndr).

Riferendosi ai prezzi dell’elettricità, Bortoni ha illustrato come nel 2011 il prezzo medio del kilowattora pagato da un consumatore italiano nella fascia di consumi 2.500-5.000 kWh/anno è stato di 20,49 centesimi di euro/kWh, quasi 5 centesimi in meno rispetto ai 25,30 €cent/kWh spesi da un consumatore tedesco. L’Italia si colloca al sesto posto nella classifica dei prezzi in Europa (UE27+ Norvegia e Croazia).

Tuttavia Guido Bortoni spiega che, nonostante il parziale recupero rispetto al passato, i prezzi italiani per la classe di consumo 2.500-5.000 kWh/anno sono ancora relativamente più elevati rispetto alla media europea di 18,16 cent/euro, con un differenziale del 12,8%. Un fattore che comunque ha poco senso, secondo noi, perché i confronti con altri Paesi dovrebbero considerare diverse variabili e gli impegni sul fronte delle tecnologie pulite.

Tuttavia nel periodo 2008-2011, il differenziale fra il prezzo dell’energia elettrica pagato dai clienti domestici italiani rispetto alla media europea si è dimezzato, segnando una riduzione di circa il 54%, dice l’Autorità. Un aspetto che smorza almeno in parte l’accusa, spesso portata avanti anche dalla stessa istituzione energetica, circa il peso rilevante degli incentivi alle rinnovabili che avrebbero fatto lievitare in questi anni le nostre bollette.

In Italia, più convenienti che in numerosi altri Paesi europei risultano invece i prezzi per i consumi fino a 2.500 kWh/anno. Per i consumi fino a 1.000 kWh/anno, nel 2011 l’Italia si è collocata all’11° posto (26,93 centesimi euro/kWh) e al 16° per i consumi fino a 2.500 kWh/anno (16,99 €cent/kWh). Alla luce di questi dati, Bortoni ha detto che “si può stimare che gran parte delle famiglie italiane, con consumi sotto i 2.500 kWh, paghi per l’elettricità prezzi più bassi o, al più, in linea con la media europea e il posizionamento dei prezzi finali italiani per queste classi di consumo migliora ulteriormente se confrontato con la media dell’area euro”.

Per passare al consumo del gas, l’Autorità registra che nel 2011 la domanda ha avuto un forte calo del 6,2%, risultando inferiore, anche se di poco, a quella del 2009, quando i consumi registrarono una battuta d’arresto dell’8%. Oggi il grado di dipendenza dell’Italia dalle forniture estere di gas è rimasto sostanzialmente invariato a 90%.
Nel settore civile (residenziale e terziario) la riduzione è stata dell’8,4%, nel settore termoelettrico del 7%, nel settore industriale la riduzione di circa l’1,1%. L’unica voce in aumento è stata quella dell’autotrazione (+2,6%).
Le importazioni nette di gas sono state pari a 70,2 miliardi m3, più o meno come nel 2009. La produzione nazionale (quasi tutta Eni) nel 2011 ha toccato quasi 8,5 miliardi m3 registrando un lieve aumento per il secondo anno consecutivo (+0,5% rispetto al 2010).
Il primo fornitore resta l’Algeria, che da sola copre oltre un terzo del fabbisogno italiano con 23 miliardi m3. Dalla Russia sono arrivati in Italia nel 2011 – attraverso i punti di ingresso di Tarvisio e Gorizia – 19,7 miliardi m3, cioè il 28% del gas complessivamente importato in Italia.

Il Presidente Bortoni, nel corso della presentazione, ha fatto un appello al Governo per la definzione di una strategia energetica nazionale o piano energetico nazionale al fine di “gestire le esigenze generali e coordinare le complessità del settore, che declini gli obiettivi, anche di sostenibilità ambientale, secondo un orizzonte temporale di medio-lungo termine, garantendo le informazioni necessarie per il mercato e identificando le priorità secondo criteri selettivi”. Aggiungendo poi che “gli sviluppi dei disegni di mercato, le strategie e le scelte di infrastrutturazione, gli strumenti per garantire la sicurezza e per promuovere la concorrenza devono essere almeno coerenti, se non conformi, alle decisioni assunte a livello europeo, pena il cattivo funzionamento anche a livello nazionale”.

Presentazione del Presidente Guido Bortoni (pdf)
Volume 1 – Stato dei Servizi
 (pdf)
Volume 2  – Attività svolta
 (pdf)

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