Come sta andando Rio+20?

Il rischio del fallimento totale e di una nuova "Copenhagen depression"' è sempre in agguato, ma sembra che i Governi abbiamo imboccato la strada che permetterà loro di salvare la faccia. Verso un accordo che, seppur vago, ha alcune novità positive. Il diario da Rio di Francesco Ferrante, vice presidente di Kyoto Club e nostro inviato al summit.

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“Not the best agreement in the world, but an agreement for a better world”, ossia “Non il migliora accordo al mondo, ma un accordo per un mondo migliore”. Con questo Tweet, Ida Auken, la giovane e combattiva Ministra dell’ambiente danese che guida la delegazione dell’Unione Europea, ha provato a difendere l’ultimo testo di compromesso – messo a punto dal Governo brasiliano e accettato seppur tra riserve e mugugni da tutte le parti – con il quale si sono concluse le negoziazioni e si entra da stamane nel vertice ufficiale.

Il rischio del fallimento totale e di una nuova “Copenhagen depression”‘ è sempre in agguato ma, con la mediazione tra UE e Brasile, nella quale è stato particolarmente attivo il ministro Clini, sembra che i Governi abbiamo imboccato la strada che permetterà loro di salvare la faccia.

Ovviamente per un giudizio completo sarà bene attendere venerdì sera. Da una parte non possono essere sottovalutate le importanti novità che si stanno profilando: per esempio per la prima volta la green economy sarà indicata come la strada del futuro in documento dell’Onu approvato per consenso da tutti e si affermerà con nettezza che lotta alla povertà e attenzione all’ambiente, lo sviluppo sostenibile, devono marciare insieme, indissolubilmente legati l’una all’altro.

Dall’altra non si può certo dare torto alle associazioni ambientaliste, ma anche ai movimenti sociali che tengono il loro consueto “contro meeting” negli stessi giorni, quando lamentano la totale vaghezza del documento su impegni, tempi e soprattutto risorse.

Insomma sembra confermata anche qui la distanza abissale che separa le potenzialità offerte dall’innovazione tecnologica e dalla vivacità della società civile, dalla capacità della politica di offrire risposte concrete. Una distanza che si deve superare, altrimenti sia la lotta contro i cambiamenti climatici, e più in generale contro ogni inquinamento, sia la strada per uscire dalla crisi economica globale troveranno difficoltà insormontabili.

Per citare un’altra danese, la Commissaria UE ai cambiamenti climatici Connie Hedegaard, “la via grow now, clean later da noi praticata in passato, oggi non è più praticabile e gli stessi Paesi emergenti se ne sono accorti”, ma se non c’è un salto di qualità che permetta di andare oltre le parole e le pur apprezzabili dichiarazioni d’intenti, dobbiamo sapere che il tempo che stiamo perdendo non ce lo restituirà nessuno: il Pianeta ne soffrirà e noi umani ci vivremo assai peggio di quanto sarebbe possibile.

Mercoledì prossimo, 27 giugno (ore 17,30), Francesco Ferrante parlerà di “RIO + 20: quali risultati raggiunti e quali le loro conseguenze?” nell’ambito delle “gocce di sostenibilità” la serie di videoclip realizzati da Kyoto Club e diffusi anche su YouTube.

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