Simoni, Assosolare: “il peak shaving vale un miliardo di euro”

Puntare a liberalizzare il mercato perché non è più tempo di continuare a parlare di tariffe incentivanti. Vanno cambiate le regole del gioco, altrimenti la grid parity sarà di difficile raggiungimento. Così il neo presidente di Assosolare, Giovanni Simoni, spiega a Qualenergia.it le sue idee sul futuro del fotovoltaico in Italia.

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“A volte mi chiedo se sia mai possibile che il quinto energia possa uscire veramente così come è stato proposto dai Ministeri. Mi sembra impossibile”. Ha detto Giovanni Simoni, amministratore delegato di Kenergia e neo presidente di Assosolare, intervistato da Qualenergia.it. Simoni, che opera nel fotovoltaico da oltre 30 anni, immagina una svolta per il settore e prova a guardare oltre gli incentivi. Per il momento attuale si dice preoccupato: “Mi auguro che le Regioni possano comprendere la situazione e comunicare meglio al Governo le motivazioni delle imprese che operano sul territorio. Poi però dovrebbero essere anche ascoltate. Non voglio inoltre neanche immaginare la difficoltà per gli istituti finanziari di confrontarsi con queste disposizioni del quinto conto energia”.

Anche l’opzione di vendere elettricità al cliente finale e tenere per se la tariffa oggi per un operatore è cosa molto complessa?

Con le tariffe in calo e con la omnicomprensiva è difficile poter distinguere l’incentivo. Nella tariffa è premiato l’autoconsumo e quindi potrei fare una Esco di una certa dimensione per vendere energia da fotovoltaico. In questo caso ciò che conta è il consumo sottostante al capannone, con uno scambio sul posto il più possibile regolato. Sintetizzando i contenuti del V conto energia, così come è proposto, direi che questo taglio delle tariffe insieme a ulteriori vincoli senza essere compensati da nuove liberalizzazioni del mercato vanno di fatto a bloccare le installazioni.

Ingegner Simoni, quali sono secondo lei gli aspetti con i quali dovrà confrontarsi il settore nei prossimi mesi. Penso ai cambiamenti che sta portando la produzione di fotovoltaico sul mercato dell’elettricità.

Come ormai tutti sanno il fotovoltaico produce durante le ore diurne di picco e va a sostituire altre fonti che prima generavano elettricità in quelle ore. Viene così a mancare un pezzo importante di consumo di gas. I famosi 400 milioni di euro di risparmio a causa del peak shaving nel 2011, ritengo che potranno arrivare questa estate a circa un miliardo di euro. Un effetto che possiamo oggi stimare quindi in una dimensione più che doppia, viste le installazioni dell’ultima parte dello scorso anno e quelle dei primi mesi del 2012. Il Governo dovrebbe chiarire: perché se con il fotovoltaico riesco a risparmiare un miliardo di euro l’anno sui costi di generazione dell’elettricità, i consumatori non vedono nessuno effetto, ma solo quello del peso degli incentivi di cui discutiamo da mesi? Al momento manca un’analisi trasparente della situazione del mercato elettrico e dei costi che ricadono sui consumatori in bolletta. Assosolare vuole mettere in piedi un comitato scientifico di alto livello per affrontare queste tematiche e non parlare solo di tariffe. La mia opinione è che non saremo mai in ‘grid parity’ se non cambiamo le regole. Anzi, aggiungerei che se si fanno i conti con il ritiro dedicato non si arriverà mai alla grid parity. Per vendere direttamente a terzi, e quindi far risparmiare colui che compra e far risparmiare colui che produce nella giusta misura, bisogna cambiare alcune regole fondamentali del mercato.

Facciamo qualche esempio.

Presumiamo che voglio vendere energia a lei con un contratto diretto anche se non si trova sotto l’impianto. Ecco, oggi questo approccio non è quasi possibile. Bisognerà semplificare molto e farlo capire ai decisori. È vero, è qualcosa che va a toccare gli interessi costituiti, ma d’altra parte dobbiamo tenere conto che se quello che vogliamo è un saldo positivo sia in termini macroeconomici che occupazionali, su questa partita sarà importante discutere seriamente con la controparte, per esempio con Assoelettrica.

Queste sfide richiederanno un fronte comune delle associazioni del settore. Lei cosa intende proporre come nuovo presidente di Assosolare?

Con il tempo è necessario impostare un lavoro di medio periodo con le associazioni che sono confluite in Assosolare (Asso Energie Future e Grid Parity Project, ndr) e con quelle che restano al di fuori. La proposta è di non limitarci a discutere di quinto conto energia o di tariffe. Credo tuttavia che in merito alle posizioni da prendere nel concreto le distanze tra noi si siano molto ridotte, come si è potuto notare negli ultimi documenti che abbiamo fatto uscire congiuntamente. Dobbiamo poi guardare anche al sostegno dell’industria manifatturiera italiana che ha economie di scala molto limitate. Serve una ricetta per risolvere diverse situazioni di cassa integrazione e potenziali perdite di lavoro e riconvertire questi addetti, almeno parzialmente, verso sbocchi commerciali diversi o su nuovi business model. Importante è che si punti anche sull’innovazione. L’IFI che rappresenta questo segmento del comparto potrebbe ragionare con noi allo scopo di trovare delle soluzioni. Tutte le imprese che si trovano all’interno delle associazioni vivono quasi totalmente, se non esclusivamente, di fotovoltaico. Ma dobbiamo renderci conto che questo comparto non è unico, non tutti i segmenti di mercato sono simili. Per questo motivo dobbiamo interloquire con tutte le anime del settore, ma anche con le altre fonti rinnovabili, anche perché i sistemi ibridi, gli accumuli, eccetera, saranno soluzioni che potranno favorire il fotovoltaico e le altre rinnovabili in Italia. Quindi sono dell’idea che bisognerà portare avanti interessi omogenei e condivisi che rafforzino il posizionamento del settore nei confronti del Governo.

Pensa che abbia ancora un senso riproporre il premio sui prodotti ‘made in Europe’?

Questa misura è stata elusa. Ho quasi la certezza che ci siano limiti di costo legati ai materiali, agli spessori delle fette, alle lavorazioni, che per quanto robotizzate e con forti economia di scala, non potranno scendere al di sotto di certi valori. Penso allora che se ci si difende un po’ può anche andare bene. Quindi Assosolare sosterrà questa o altre soluzioni che puntino a proteggere l’industria nazionale.

Sull’integrazione del fotovoltaico nel sistema elettrico per esempio in Germania si sta lavorando per rafforzare le reti. In Italia al momento c’è un’ipotesi di accumuli centralizzati che potrebbero essere anche molto costosi per il sistema nel suo complesso. Cosa bisognerà fare per progettare con intelligenza un mercato che vada oltre l’incentivo?

Su questi aspetti è necessario avere un programma pluriennale. Ci possono essere diversi livelli di accumulo. Quello elettrochimico sta facendo passi in avanti importanti dal punto di vista tecnologico in termini anche di quantità di energia, volumi e costi, e potrà avere un’articolazione non per forza centralizzata, ma collegata anche a un singolo impianto o attorno alle singole cabine primarie. Per questo motivo nel nostro comitato scientifico sto proponendo che vi sia un esperto di reti. Chi conosce il meccanismo e l’ingegneria di trasferimento dell’energia dalla periferia al centro attraverso la consistenza delle reti permetterà a noi del fotovoltaico di parlare in modo sempre più autorevole e trasparente con Terna ed Enel su questi temi. Ritengo intanto che dobbiamo mettere in piedi una serie di iniziative concrete per ottenere misure vere. Per esempio se realizzo un impianto da 1 MW e provo a metterci un accumulo, devo poter misurare tutto. Oggi sono costretto ancora a fare delle presunzioni sui dati, perché non abbiamo in Italia ancora prove sul campo. Questa esperienza potrebbe anche essere utile da portare all’estero in mercati potenzialmente interessanti e magari caratterizzati da reti deboli.

Il fotovoltaico italiano sarà capace di giocare le sue carte sul mercato dell’energia?

Intanto fornire numeri come quelli relativi al risparmio da peak shaving è importante. Poi va aggiunto che oggi abbiamo oltre 350mila impianti fotovoltaici realizzati. Quante persone in Italia sono coinvolte in questa tecnologia e usufruiscono della generazione di elettricità solare? Non è un numero irrisorio. Ritengo che potrebbe esserci almeno un milione e mezzo di persone che stanno godendo dello sviluppo di questo mercato. Ecco, questi sono dati da far pesare in ogni discussione. Va anche ricordato che oggi, in un periodo di crisi economica e con una domanda stabile di energia elettrica, pensare di mettere in esercizio nuovi 22mila MW di cicli combinati a gas e di centrali a carbone è un’assurdità. Ma qui la responsabilità non è tanto dei singoli soggetti che si sono mossi spinti da un’opportunità, ma della politica che dovrà in tempi rapidi riprogrammare tutto e capire che sarebbe un inutile spreco continuare così.

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