Quegli ostacoli autorizzativi agli impianti solari

Le maggiori incertezze e difficoltà per realizzare gli impianti solari sono nelle aree vincolate, dove le Sovraintendenze hanno arbitrariamente la possibilità di bloccare i progetti senza dover motivare la decisione; inoltre continuano a non volere criteri standard per l’integrazione degli impianti. Se ne è parlato al Solarexpo di Verona.

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Quali difficoltà ci sono oggi per realizzare un impianto solare termico o fotovoltaico nelle aree urbane e più in generale nelle aree di pregio paesaggistico? Di obblighi di legge, iter autorizzativi e divieti alla realizzazione degli impianti se ne è parlato nel corso del convegno “Solare termico e Fotovoltaico nelle aree urbane: obblighi di legge, restrizioni autorizzative”, organizzato nell’ambito di Solarexpo & Greenbuilding di Verona che è stato un’occasione per fare il punto della situazione grazie al contributo tecnico-legislativo di amministratori locali e operatori.

Alla luce del decreto legislativo 28 e della sua applicabilità è emerso che quanto reso obbligatorio per il consumo dell’acqua calda sanitaria rispetto al consumo complessivo porterebbe a quote niente affatto trascurabili, anche a partire da abitazioni di classe C: qui il consumo di acqua calda sanitaria sarebbe infatti pari a quasi il 40% del consumo complessivo. Una domanda che potrebbe essere coperta in maniera significativa e competitiva dal solare termico, tecnologia al centro dell’incontro odierno, il cui mercato nazionale nel 2011 ha registrato una flessione stimata tra il 10 e il 20% rispetto al 2010. L’installato dello scorso anno è stato di circa  400mila mq e oggi la superficie totale di collettori solari termici è tra 2,5 e 3 milioni di metri quadrati.

Nel corso del convegno è stato evidenziato che poco si conosce sui territori comunali della reale applicazione dell’obbligo, operativo già da maggio 2011, poiché dai Comuni, cioè gli enti preposti a rilasciare il titolo abilitativo, non si avrebbe il controllo della situazione. “Una mancanza grave anche a livello nazionale – ha detto Riccardo Battisti di Ambiente Italia, chairman del convegno – che mostra uno Stato incapace di monitorare l’applicazione delle leggi che emana”.

Dal punto di vista degli iter autorizzativi è emerso, inoltre, che per i piccoli impianti solari termici nelle aree non vincolate la situazione è abbastanza chiara e, in termini di semplificazione, piuttosto soddisfacente, visto che molte attività sono giudicate di ‘edilizia libera’ e quindi richiedono solo una comunicazione. In alcuni casi vediamo però che c’è una sorta di semplificazione di ‘serie B’, nel senso che si richiede in aggiunta una relazione tecnica, ovviamente con un costo maggiore per il proponente.

Dove si riscontrano maggiori incertezze e difficoltà è nelle aree vincolate. Qui le Sovraintendenze continuano a non voler indicare criteri standard per l’integrazione degli impianti dichiarando esplicitamente di volersi riservare il diritto di decidere e scegliere caso per caso. Questo diventa un notevole problema per gli operatori, nonostante, nel convegno, si sia messo in evidenza che ormai sono tante le sentenze del TAR di segno opposto. Sentenze che equiparano il diritto della tutela del paesaggio al diritto della tutela ambientale nell’accezione del risparmio energetico. “La Sovraintendenza deve motivare una decisione di bocciatura di un progetto ed entrare nel caso specifico – ha chiarito Battisti. –  Si verifica invece spesso il paradosso che i Comuni bocciano un progetto che avrebbero probabilmente approvato solo perché c’è il parere negativo della Sovraintendenza. Si tratta fondamentalmente di un problema tecnico-culturale che dovrebbe essere affrontato con un maggiore dialogo tra associazioni di categoria e amministrazioni pubbliche”.

Va anche detto che su questi aspetti le problematiche per fotovoltaico, solare termico e altre rinnovabili sono pressoché identiche. La necessità di contestualizzare i divieti alla realizzazione di impianti solari o a fonti rinnovabili dovrebbe essere considerata come prioritaria dalle Regioni nella stesura dei loro piani paesaggistici. Riccardo Battisti afferma che “non è possibile escludere certe categorie di impianti per specifiche aree, ma ci deve essere invece una maggiore precisione nelle definizioni, evitando così di fornire l’opportunità alle Sovraintendenze di dare libere interpretazioni.” E aggiunge che “non ha senso affermare che in una determinata area non si possono fare impianti solari. Sarebbe invece più corretto dire che non si possono realizzare impianti con determinate caratteristiche. Un esempio? Proibire impianti con fondazioni in calcestruzzo o pannelli solari con una certa inclinazione. Insomma è necessario spiegare e motivare  perché non si autorizza un impianto a energia pulita. Troppo facile dire che è brutto”.

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