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Boom rinnovabili e il prezzo del kWh tocca lo zero

Il prezzo del kWh in Borsa ha toccato lo zero per diverse ore diurne, è successo sul mercato del giorno prima per la zona Sud il 2 e il 3 maggio. Merito della sovracapacità e del massiccio contributo a costo zero delle rinnovabili, fotovoltaico in testa. Un sintomo dello sconvolgimento che le energie pulite stanno portando nel mercato elettrico.

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In questi giorni c’è stata un’altra scossa del terremoto che le rinnovabili stanno portando sul mercato elettrico. Gli operatori l’hanno sentita molto forte nella zona Sud del mercato: per la prima volta in 2 giorni lavorativi, il 2 e il 3 maggio, l’energia alla Borsa elettrica sul mercato del giorno prima per quella zona ha toccato gli zero euro per megawattora e li ha mantenuti per diverse ore, quelle centrali in cui il fotovoltaico butta sulla bilancia tutto il suo peso (vedi immagine). La conseguenza di quanto accaduto in quella zona nei 2 giorni, energia a costo marginale zero per diverse ore, ovviamente si è riflessa sul prezzo medio nazionale, abbassandolo.

Cosa sta succedendo? Semplificando si può dire che (assieme ad altri impianti convenzionali che producono a prezzi non fissati in Borsa) le rinnovabili come solare ed eolico, che producono a costo marginale zero, dato che non serve combustibile per produrre un kWh in più, hanno prodotto più energia di quella richiesta. In pratica in quella zona tutti gli impianti termoelettrici che vendono la propria energia sulla Borsa (esclusi dunque alcuni con contratti diversi) sono stati spinti fuori mercato e si sono dovuti spegnere.

Diversi gli ingredienti che hanno portato alla situazione del 2 e 3 maggio. Il Sud del nostro Paese ha una sovracapacità strutturale: molti impianti convenzionali pianificati e realizzati negli anni passati e che ora sono di troppo; la domanda elettrica è in flessione per la crisi; le rinnovabili, FV in testa,  nell’ultimo anno sono esplose, con molta della nuova potenza localizzata proprio in quell’area. A questo va aggiunta una concausa temporalmente circoscritta ai giorni scorsi: una limitazione tecnica nelle linee di trasmissione che ha ridotto di circa 1.500 MW rispetto al normale le interconnessioni tra la zona Sud e le altre, restringendo così ulteriormente la domanda.

Insomma, quella verificatasi nella zona Sud in questi due giorni è una situazione particolare. Un’altra circostanza significativa si è verificata lo scorso lunedì di Pasquetta (9 aprile 2012), quando tra le ore 13 e le 14 il 64% dell’elettricità prodotta in Italia è arrivata dalle rinnovabili. Nello stesso momento in Sicilia le  rinnovabili hanno fornito il 94% dell’energia elettrica richiesta (in Sicilia la media giornaliera, sera e notte comprese, è stata del 60%).

Situazioni che alcuni potranno definire “limite” (il lunedì di Pasquetta è comunque un festivo e a quanto accaduto in zona Sud il 2 e il 3 maggio ha contribuito una limitazione della rete) ma che comunque mostrano bene quel che sta avvenendo nel nostro sistema elettrico: durante il giorno il contributo del solare e delle altre rinnovabili sta contenendo fortemente il prezzo dell’elettricità, in alcuni casi spingendolo appunto fino allo zero. La stima di Irex è che nel 2011 il FV abbia fatto risparmiare 400 milioni di euro in bolletta con questo effetto, detto di peak shaving. Quanto ci farà risparmiare in questo 2012, iniziato con oltre 9 GW di fotovoltaico in più?

Terna ha spiegato che per ogni punto percentuale in più di elettricità da rinnovabili il prezzo diminuisce di 2 €/MWh. A marzo 2012 il contributo del FV è stato 3,2 volte maggiore rispetto al marzo 2011 e superiore di quasi il 30% rispetto al luglio 2011, fino ad allora mese record per la produzione FV. La richiesta di energia elettrica – in calo del 5,2% rispetto al marzo 2011 – è stata coperta dal fotovoltaico per il 6,4%, percentuale che supera il 10% se contiamo anche l’eolico (vedi qui). Sarà interessante quantificare, in base agli ultimi dati, l’effetto calmieratore sul prezzo del kWh che le rinnovabili stanno avendo, anche per far capire ai decisori politici uno tra i diversi impatti positivi che queste hanno sul sistema Paese.

Intanto siamo certi che qualche conto se lo sta già facendo qualcun’altro: i grandi dell’energia convenzionale, che oggi e ieri hanno dovuto tenere spenti gli impianti nella zona Sud. Non è infatti più un mistero che i produttori tradizionali, specie chi ha investito in nuovi impianti a ciclo combinato, stia subendo grossi danni dalla concorrenza a prezzo zero delle fonti rinnovabili. Come abbiamo segnalato per primi, questi produttori si stanno rifacendo dei guadagni che il fotovoltaico strappa loro durante il giorno con un aumento dei prezzi alla Borsa elettrica nel picco serale che mai si era visto prima (Qualenergia.it, Un cartello delle fossili per difendersi dal fotovoltaico? e Picco prezzo kWh ‘anti-rinnovabili’, l’Autorità indaga).

Come evolverà lo scontro di interessi? Sul breve-medio termine lo sviluppo delle rinnovabili elettriche potrà subire una brusca frenata dai decreti in arrivo (come segnala anche un recente report Deutsche Bank), ma sul lungo termine, quel che è successo nella zona Sud del mercato elettrico nei giorni scorsi sarà la norma. In queste condizioni è difficile pensare come gli interessi dell’energia fossile possano reggere all’impeto delle nuove fonti pulite.

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