Quello che non va nel quinto conto energia fotovoltaico

Tariffe falcidiate, limiti di spesa stretti, cenni di retroattività e diversi punti oscuri. Il quinto conto energia fotovoltaico non piace agli operatori. Con le complicazioni burocratiche introdotte i costi di gestione potrebbero arrivare al 40% dei ricavi. Pubblichiamo un'analisi di Giovanni Simoni presidente dell'associazione Grid Parity Project.

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Il testo ufficiale del decreto del quinto conto energia (vedi testo non ufficiale in circolazione al 13/4 ore 17.20) non è ancora stato diffuso ma già tra gli operatori iniziano a circolare commenti sulle conseguenze per il settore che il nuovo decreto avrà. Riceviamo e pubblichiamo l’analisi di Giovanni Simoni, presidente dell’associazione Grid Parity Project.

Per il momento è nota solo una presentazione alla stampa del contenuto dei decreti sulle rinnovabili. Sufficiente però a capire che cosa sta avvenendo nel settore fotovoltaico. Qualche variazione rispetto all’ultima bozza circolata su carta intestata del Ministro dello Sviluppo Economico, ma la sostanza di quello che sarà il 5° Conto Energia (e quasi certamente l’ultimo) è ormai chiara.

La presentazione, ben fatta, ma molto “scolastica” fa capire che chi l’ha scritta, oltre a essere in possesso di molti dati, possiede un’ottima preparazione teorica, ma pecca di pratica di mercato e alcune ipotesi di base, apparentemente corrette, appaiono un po’ “fuori dalla realtà” operativa. Certamente lo schema di decreto potrà essere emendato dalla Conferenza Stato-Regioni, ma sembra già sufficiente per sottolineare alcune misure introdotte.

Tariffe falcidiate. Dal 30 giugno 2012 (o dalla data entro la quale si raggiungeranno i 6 miliardi/anno di carico sulle bollette elettriche) le tariffe subiscono una riduzione drastica di oltre il 35% per tutti gli impianti fotovoltaici. Il periodo di riferimento va dal secondo semestre 2012 al secondo semestre 2014: 5 semestri. A fine 2014 la tariffa prevista rischia di essere inferiore al PUN del mercato elettrico liberalizzato. Spariscono poi tutti i premi: quelli per la sostituzione delle copertura contenenti Eternit, per la combinazione con azioni di risparmio energetico, per l’utilizzo di moduli “europei”, ecc.

Limiti di spesa e potenza installabile. Un limite di spesa per ciascun semestre di 100 milioni € per un totale di 500 a fine periodo. In tal modo il carico sulle bollette elettriche non dovrebbe superare i 6,5 miliardi di euro. Ma nelle premesse viene indicata l’esistenza di oltre 9.000 MW di progetti approvati (già iscritti al registro del GSE sulla base del 4° Conto Energia) che anche se attuati solo parzialmente “svuoterebbero” di fatto le casse senza possibilità di aggiungere altro! Su questo punto esiste notevole confusione. Quanta parte dei 9.000 MW potrà essere realizzata prima di arrivare alla soglia dei 6 miliardi (barriera oltre la quale si avvia il 5° Conto Energia)? Al 12 aprile si è arrivati a circa 5,85 miliardi (il contatore GSE segna oggi 5,645 perchè non è aggiornato, ndr) ancora  con 13 GW di potenza installata. Il traguardo dei 6 miliardi con le tariffe del 4° Conto si potrà raggiungere con circa altri 400 MW. Per il periodo successivo si può valutare circa 500 MW a semestre con un totale ulteriore di circa 2.500 MW. Nella presentazione dei decreti si parla invece di 2.000-3.000 MW/anno!

Registro per tutti. Tutti gli impianti, esclusi quelli di potenza inferiore ai 12 kW, dovranno essere iscritti al Registro. Il GSE apre il Registro sei mesi prima dell’inizio di ciascun semestre, solo per il secondo semestre 2012 (non farebbe più in tempo) aprirà il Registro 30 giorni dopo l’approvazione del 5° Conto energia. Chi chiede l’iscrizione è obbligato a pagare 5 € per ogni kW di potenza dell’impianto che vuole iscrivere. Questi soldi non vengono restituiti anche se non si rientra nella graduatoria. Dopo 20 giorni dall’apertura, che dura 60 giorni, sempre il GSE farà uscire le graduatorie. Tutti quelli che entrano in graduatoria devono, pena decadenza, realizzare l’impianto entro un anno dalla pubblicazione della stessa.

I piccoli impianti (quelli sotto ai 12 kW) non sono esenti da vincoli: se vengono realizzati su edifici (come nel maggior numero dei casi) devono corredare la richiesta con un Certificato Energetico dell’immobile completo di suggerimenti tecnici per migliorare le prestazioni energetiche dello stesso. Proviamo a pensare che ulteriore complessità si riversa in capo al GSE che ancora non ha del tutto “smaltito” il Salva Alcoa (che poi non è purtroppo stata salvata!).

Blocco totale di realizzazione di impianti su terreni agricoli. Tra i requisiti per essere iscritto in graduatoria non appare la possibilità di realizzare impianti su terreni agricoli, ma solo su copertura di serre o di altri capannoni di utilizzo agricolo specialmente se la copertura contiene amianto (il premio si è trasformato in una certa priorità in graduatoria). Ne consegue che i grandi impianti si potranno realizzare, come per il 4° CE, solo su superfici industriali oppure discariche o cave, ecc. Molto rare, tuttavia, le superfici che rientrano in queste tipologie e che permettano di realizzare impianti di qualche decina di MW. D’altra parte sarà molto improbabile che qualche operatore si avventuri in nuovi sviluppi con l’incertezza di non poter rientrare nel Registro.

Cenni di retroattività. Malgrado le promesse reiterate di non introdurre misure dal carattere retroattivo, il 5° Conto Energia contiene misure che vanno a toccare interessi già consolidati e possono mettere a rischio sia gli investimenti appena effettuati, sia quelli che si apprestano a essere conclusi in queste ultime settimane. Tutti gli impianti entrati in esercizio entro il 30 giugno 2012 dovranno versare nelle casse del GSE 0,1 c€/kWh prodotto dalla data di entrata di esercizio del nuovo Conto Energia: un costo a carico della gestione (OPEX) non certo preventivato.

Un’altra più importante questione è il futuro controllo degli impianti nei rapporti con la rete elettrica. L’aumento del numero di impianti solari FV costituisce una potenziale fonte di problemi per la sicurezza della rete e delle relative forniture ai consumatori. Provoca un aumento dei costi di dispacciamento in capo a Terna responsabile del relativo servizio a livello nazionale. Questo è un tema molto delicato e “strategico” per la stabilizzazione di un mercato futuro del FV. Il quinto Conto Energia affida all’Autorità il compito di emanare norme per regolare la questione con adeguamenti tecnologici sugli impianti, modalità di utilizzo di eventuali servizi di accumulo in caso di fermate obbligate, ecc. Tutte misure che obbligheranno i Soggetti Promotori a ulteriori costi di investimento o in ogni caso ulteriori aumenti dei costi di gestione.

Se si tiene conto di tutti i requisiti e vincoli imposti e contenuti nella proposta del nuovo Conto Energia, dei conseguenti aumenti dei costi di investimento e di gestione, della drastica riduzione delle tariffe incentivanti, diventa molto difficile valutare se vi saranno investitori interessati e se si riusciranno a raggiungere anche i ridotti obiettivi del nuovo piano. Paradossalmente non è più il costo d’investimento a determinare la scelta di realizzare un impianto fotovoltaico, ma il rapporto tra tariffe e costi annuali di gestione, fino adesso largamente trascurati nelle previsioni di reddito. Basti pensare che i costi di gestione per un impianto di 1 MW raggiungerebbero circa il 40% dei ricavi annui dalla tariffe, mentre su un impianto plurimegawatt (che non troverà spazio nel Registro) si possono ridurre a meno del 20%.

Vi sono infatti conseguenze immediate da parte dei fondi d’investimento che non ritrovano più i motivi economici per diventare proprietari di nuovi impianti. Vi è l’impossibilità di sostenere il modello di business del “FV diffuso”. Modello che vedeva la proprietà centralizzata di una serie di impianti medio-piccoli. Il modello cade per l’impossibilità di remunerare i proprietari delle coperture di immobili commerciali, industriali, ecc. Cade l’opportunità di rinnovare quelle coperture di capannoni con amianto assieme alla cancellazione del premio, che congiuntamente alle tariffe anche del 4° Conto Energia garantiva il rinnovo della pre-esistente copertura con una nuova, pulita e FV.

Chi svolgeva attività di sviluppo dovrà confluire (nell’ambito dei limitati spazi di mercato residui) nei maggiori EPC che sono sopravvissuti al 4° Conto Energia. I “rivoli” del mercato fotovoltaico di “fine incentivo” vanno forse individuati nella proprietà diretta di qualche impianto, specialmente se accompagnato da una consistente quota di autoconsumo. Da verificare se sia ancora sostenibile qualche grande impianto su aree industriali (dell’ordine di 10-15 MW minimo per ridurre la percentuale del costo di gestione) sulle quali potrebbe ancora essere possibile un investimento diverso dalla proprietà dell’area.

Altre nicchie le individuerà il mercato, ma sembra giunto il momento prima che la gran parte dell’occupazione creata si perda nuovamente, di valutare l’opportunità tecnico-economica di realizzare impianti al di fuori del Conto Energia senza attendere inutilmente il 2014.

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