Un cartello delle fossili per difendersi dal fotovoltaico?

Da qualche tempo alla Borsa elettrica si assiste ad aumenti di prezzo anomali nella fascia del picco serale. I produttori da fonti tradizionali in quelle ore cercano di rifarsi dei guadagni erosi dalla concorrenza del fotovoltaico, che tiene bassi i prezzi durante il giorno? Nella migliore delle ipotesi è una grossa inefficienza del mercato elettrico.

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C’è qualcosa di strano ultimamente nel mercato elettrico italiano: mentre il fotovoltaico, assieme alle altre rinnovabili, spinge il prezzo dell’energia in basso nelle fasce centrali della giornata, alla borsa elettrica aumentano in maniera anomala i prezzi nel picco serale. Un fenomeno difficile da spiegare se non con una difesa dei produttori da fonti tradizionali dalla concorrenza delle rinnovabili e in particolare del solare, tra le energie pulite quella che più impatta sulle ore diurne di maggior domanda.

Come sappiamo, il FV, che ha ormai superato quota 13 GW di potenza installata, sta decisamente facendo sentire il suo peso nel sistema elettrico: producendo a costi marginali nulli (non serve più combustibile per dare un kWh in più), nelle ore centrali fa concorrenza alle centrali tradizionali e riesce a contenere il prezzo dell’energia. Prima dell’esplosione del solare, alla borsa elettrica c’erano due picchi di prezzo: uno di giorno, verso le 11 di mattina, e uno di sera, verso le 18-20. Ora il picco delle 11 di mattina è praticamente scomparso. In compenso il picco di prezzo serale è schizzato verso l’alto.

Ad esempio 4 anni fa, giovedì 13 marzo 2008, prima che il fotovoltaico tagliasse i prezzi diurni, tra le 18 e le 20 non si superavano i 120 euro/MWh (vedi curva); giovedì 14 marzo 2012, invece, il prezzo del MWh è arrivato a sfiorare i 175 euro (vedi curva) e in alcuni mercati zonali (i cui prezzi concorrono poi alla formazione del prezzo nazionale) come quello della Sardegna il prezzo dalle 18 è salito fino ad arrivare ai 250 euro, per rimanere tale fino a mezzanotte (vedi curva).

Eppure la domanda di elettricità durante le ore serali non è cresciuta, anzi: a livello nazionale nel 2008 sfiorava i 50mila MWh, ora si ferma a circa 43mila. Cosa succede? Perché questo aumento dei prezzi concentrato nel picco serale? Una parte della spiegazione si può cercare nell’aumento del prezzo del gas (che come si capisce nella nostra intervista a Orlandi di Sorgenia ha un grosso peso). “Ma il prezzo del gas è uguale in tutte le ore, non può essere questa la spiegazione”, obietta il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, cui Qualenergia.it ha chiesto lumi.

E allora come giustificare i prezzi stellari che arrivano alla sera? “Succede che durante il picco serale i produttori da fonti convenzionali, che ci rimettono nella fascia diurna, cercano di rifarsi”, ci spiega l’ex amministratore Enel, ora presidente di Ises Italia G.B. Zorzoli. E Tabarelli conferma: “Altre spiegazioni non ce ne sono”.

Se il fotovoltaico fornendo energia a basso prezzo di giorno fa risparmiare tutti (l’ultima stima di Irex è che il peak shaving nel 2011 abbia tagliato la bolletta di circa 400 milioni di euro) a rimetterci infatti sono i produttori da fonti convenzionali, specie quelli che hanno investito nei nuovi cicli combinati. Questi per ripagarsi i costi dovrebbero funzionare circa 4-5mila ore l’anno, invece ne stanno funzionando 2.500-3mila proprio a causa della concorrenza del fotovoltaico che impone loro di stare fermi durante gran parte della fascia diurna.

Dietro la crescita vertiginosa del picco serale c’è dunque  un cartello degli operatori da fonti tradizionali che agisce per rifarsi dei guadagni erosi dal fotovoltaico? “Non posso affermarlo, ma se fossi nell’Antitrust un’occhiata ce la darei”, ci risponde Zorzoli.  “Stiamo vivendo le prime avvisaglie di una transizione epocale che vede le nuove energie pulite guadagnare terreno rispetto alle tradizionali fonti fossili, i cui operatori tendono a difendere la loro posizione dominante sul mercato – commenta l’esperto di energia Alex Sorokin  – alla luce di questi sviluppi, le istituzioni e la politica sono chiamati a fare da arbitro.  Sarebbe poco equilibrato incolpare per l’aumento della bolletta soltanto le rinnovabili”. 

Che lo schizzare dei prezzi nel picco serale sia effetto della concorrenza del FV, d’altra parte, lo ammette anche Assoelettrica, interpellata da Qualenergia.it: “I costi di produzione salgono perché anche se gli impianti vengono chiamati a produrre solo per 2-3 ore, ci spiegano, a causa dei tempi di accensione e spegnimento, devono comunque restare accesi anche per 9 ore”.

Una spiegazione che giustifica con motivi tecnici il fatto che lavorando meno a causa del fotovoltaico devono rifarsi con i prezzi più alti alla sera. Resta da vedere se questo recupero dei costi violi le leggi della concorrenza. “Non lo possiamo escludere, ma non sembra ci siano posizioni dominanti tali in Borsa da farlo: laddove c’erano, sono state limate”, ci rispondono dall’Autorità per l’energia. Anche Tabarelli rassicura “Non possiamo saperlo, io non credo che si mettano d’accordo e che dunque ci sia qualcosa di illegale, ma di sicuro è un modo di recuperare i costi e dunque una grossa inefficienza nel nostro mercato elettrico”.

D’altra parte se di cartello si trattasse non sarebbe la prima volta che in questo settore si applicano pratiche scorrette per tenere alto il prezzo dell’elettricità nelle ore di picco. E’ quello che sono state scoperte a fare nel 2010, ci spiegano dall’Antitrust, sia Enel e Enel Produzione (EP) che Edipower e le sue società ‘toller’ (A2A Trading, Edison Trading, Iride Mercato, Alpiq Energia Italia) per quel che riguarda il mercato zonale siciliano. Le pratiche, spiega l’AGCM “consistevano nell’offrire i propri impianti secondo modalità volte a mantenere il prezzo zonale siciliano ad elevati livelli nelle ore di picco, provocando un aumento del costo dell’energia elettrica acquistata da tutti gli utilizzatori italiani”.

Ora dunque sta all’Aeeg e all’Agcm raccogliere informazioni sull’anomalo aumento del picco serale nel nostro sistema elettrico. Essendo i dati sulle operazioni in Borsa non accessibili al pubblico, solo loro hanno gli strumenti per stabilire se siano in atto comportamenti lesivi della concorrenza o se siamo semplicemente di fronte a un’inefficienza del mercato nell’accogliere il contributo ormai considerevole delle rinnovabili.

Un’inefficienza che potrebbe essere eliminata con lo sviluppo della cosiddetta smart grid e dei sistemi di accumulo. Se i pompaggi idroelettrici attualmente sono sottoutilizzati, anche per limiti tecnico-economici (sono lontani dagli impianti a rinnovabili e usare altre fonti per pompare l’acqua in salita è economicamente inefficiente), il picco serale potrebbe essere “limato” dai sistemi di accumulo che si stanno sviluppando. Ovviamente questo danneggierebbe gli interessi di chi guadagna dagli attuali prezzi alti delle ore serali. Non è dunque forse un caso che a opporsi al piano di Terna per sviluppare nuovi accumuli a batteria ci siano proprio i produttori elettrici, Enel in testa.

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