All’ultimo reattore. Il declino del nucleare giapponese

CATEGORIE:

In Giappone domenica si è spento il penultimo reattore, l'ultimo si fermerà a maggio. Fukushima ha segnato un punto di non ritorno per il nucleare mondiale. Lo ammette anche la IAEA che constata come gran parte del parco mondiale, sempre più vecchio, difficilmente riuscirà a soddisfare le accresciute esigenze di sicurezza.

ADV
image_pdfimage_print

La giapponese Tokyo Electric Power Company, quella Tepco che gestiva la centrale di Fukushima, domenica ha spento l’ultimo dei suoi reattori ancora in funzione, il numero 6 della centrale di Kashiwazaki Kariwa, una delle più grandi al mondo (nella foto). Ora in Giappone dei 54 reattori che lavoravano prima dello tsunami ne resta in funzione solo uno, il numero 3 di Tomari, di proprietà Hokkaido Electric. Anche quest’ultimo dovrebbe però fermarsi a inizio maggio per operazioni di manutenzione.

Fukushima, come abbiamo scritto di recente, ha riportato il Paese all’anno zero sul fronte dell’atomo. Il Giappone da maggio sarà completamente sguarnito di energia nucleare e, anche se il direttore esecutivo di Greenpeace Giappone, Junichi Sato, afferma che il Paese “è praticamente libero dal nucleare e l’impatto sulla vita quotidiana è impercettibile”, non si può negare che si debba affrontare un grosso vuoto energetico: prima di Fukushima l’atomo pesava per oltre il 30% del mix elettrico e per circa il 12% del mix energetico totale.

Per far ripartire i reattori fermi ora serve l’autorizzazione governativa, che appare poco probabile, anche alla luce della forte opposizione di enti locali e opinione pubblica. Nel frattempo si sono rimesse in funzione vecchie centrali a fonti fossili per evitare black-out e, per l’immediato futuro, ci si aspetta un boom delle rinnovabili, fotovoltaico in testa.

Se in Giappone la debacle dell’atomo è totale, anche a livello mondiale appare chiaro che questa tecnologia potrebbe aver fatto il suo tempo. È quello che si legge tra le righe dell’ultimo Nuclear Safety Review della International Atomic Energy Agency (non ancora pubblicato, ma i cui contenuti principali sono già stati diffusi dall’agenzia Euractiv).

Il report mette infatti in dubbio la fattibilità dei programmi per estendere la vita di molti reattori alla luce delle nuove esigenze di sicurezza emerse dopo il disastro giapponese: “Ci sono aspettative crescenti che i reattori più vecchi debbano soddisfare requisiti di sicurezza più stringenti, vicini a quelli dei reattori di nuova costruzione. Ci sono forti dubbi che il sempre più anziano parco dei reattori esistenti possa soddisfare queste aspettative”.

Dei 435 impianti in funzione alla fine dell’anno scorso, dicono i dati IAEA, l’80% ha più di due decenni di vita. Questo “potrebbe influire sulla loro sicurezza e sulla possibilità di soddisfare i requisiti richiesti dagli Stati membri (della IAEA, ndr) in maniera economicamente efficiente”.

Tradotto: il nucleare sta invecchiando inesorabilmente e le nuove leve – per esempio i programmi nucleari in Cina (ridimensionato dopo Fukushima), India e Russia (che vuole raddoppiare il parco atomico entro il 2020) – difficilmente riusciranno a rimpiazzare gli impianti pensionandi.

La stessa situazione che descriveva Massimo Scalia nell’ultima intervista con Qualenergia.it: “La IEA (Internation Energy Agency, ndr) già nel 2001 stimava un declino per il decennio, visto che nel 2000 solo il 3% della nuova potenza installata era venuta dall’atomo. In realtà questo declino è stato peggiore del previsto dato che negli anni successivi si è installato meno nucleare che nel 2000. La previsione è che il nucleare si vada a spegnere tra il 2050 e il 2060. Fra 3 anni, nel 2015, 91 reattori su un parco di circa 440 avranno superato l’età critica di 40 anni e di sicuro nei prossimi 3 anni non entreranno in funzione 91 nuovi reattori. Dopo Fukushima la propensione dei Governi ad assumersi la responsabilità di allungare la vita dei reattori oltre i 40 anni è cambiata, si veda il caso della Germania. Si tenga conto che la vita media dei 123 reattori chiusi fino al 2009 è stata di 22 anni.”

 

Photo credit: Album di Phips and Allan Stribs (by Flickr)

ADV
×