Investimenti rinnovabili, la spinta che viene dal basso

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Diminuisce la capacità di attrazione dei mercati delle fonti rinnovabili, secondo gli indici di Ernst & Young. Ma i progetti comunitari e la generazione distribuita potrebbero salvare il settore. L'ultima edizione di "Renewable energy country attractiveness indices", la classifica dei Paesi più attraenti per gli investimenti in energia pulita.

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“È tempo che le rinnovabili si riconnettano con le loro radici comunitarie: se combinate con le smart grid, il potenziale è enorme”. Prendendo atto dei tanti progetti collettivi e locali che stanno emergendo in tutto il mondo, l’edizione 2012 dei Renewable energy country attractiveness indices, elaborati da Ernst & Young, enfatizza la necessità di una generazione il più possibile distribuita. È questo, secondo l’agenzia, il futuro delle rinnovabili.

In Germania e in Danimarca – si legge nel rapporto – un’alta percentuale dell’energia eolica installata viene da impianti di proprietà di comunità locali. Nel Regno Unito il fenomeno è in forte crescita e il Governo ha previsto riduzioni fiscali per i progetti comunitari. In Canada il programma Comunity Feed-In Tariff, rivolto a organizzazioni non profit, cooperative e municipalità, sta avendo un successo senza precedenti. Tutti segnali che la produzione di energia dal basso si sta avviando a sostituire gli impianti di grossa taglia delle grandi società.

Ma perché il gioco funzioni, secondo Ernst & Young, è necessaria una collaborazione tra le comunità locali e i grandi gruppi del settore. Un esempio è l’isola di Wight in Gran Bretagna, dove al progetto comunitario ‘Eco Island’ per lo sviluppo di una rete energetica intelligente partecipano gruppi come IBM e Toshiba.

Da una spinta verso il locale risulta una democratizzazione dell’energia rinnovabile che trasforma il consumatore in produttore e che produce posti di lavoro. Un circolo virtuoso che, secondo le previsioni di Ernst & Young, potrebbe contrastare le incertezze che i mercati stanno affrontando dopo l’irripetibile boom del 2011. Ma riorientare i mercati in questa direzione significa rivedere le politiche nazionali e gli incentivi a favore di sistemi che favoriscano meno i progetti centralizzati e più le iniziative locali. Ci potrebbe volere qualche anno prima che la tendenza si inverta.

Intanto i mercati stanno rallentando un po’ dovunque, con l’eccezione delle economie emergenti che, spiega l’introduzione al rapporto, continueranno a prosperare nel 2012 grazie ad ambiziosi programmi di sviluppo in grado di assicurare gli investimenti. Al contrario, nei Paesi più industrializzati aumenteranno i fattori di limitazione. Questo è quanto emerge dalla lettura complessiva degli ultimi indici quadrimestriali pubblicati da Ernst & Young che attribuiscono punteggi ai mercati, alle infrastrutture e alle tecnologie delle rinnovabili.

C’è ancora la Cina in cima alla lista dei Paesi dove il settore delle rinnovabili ha una maggiore capacità di attrazione di investimenti. E, tra tutte le tecnologie, è l’eolico offshore quella con il potenziale più alto. Ma anche nel Paese asiatico si inizia a vedere un certo rallentamento. Il numero di produttori di celle fotovoltaiche è in diminuzione e, mentre il mercato interno sta iniziando a stabilizzarsi, le società cinesi guardano all’Europa per acquistare azioni a prezzi vantaggiosi.

Come nel 2011, a seguire la Cina sono gli Stati Uniti il cui rating sull’indice relativo a tutte le tecnologie è aumentato di due punti anche grazie all’impegno preso dal Governo per installare 10 GW da rinnovabili su terreni pubblici. Ma a sostenere il punteggio degli Usa c’è anche l’assunto che, a fine 2012, venga rinnovato il programma di detrazioni fiscali per i progetti nelle rinnovabili. Se questo non dovesse avvenire – avverte Ernst & Young –  il punteggio di questo Paese scenderebbe significativamente per via dell’effetto che la riduzione delle facilitazioni fiscali avrebbe sul settore eolico, appena uscito da un anno di crescita senza precedenti.

Al terzo posto si conferma la Germania che, a inizio 2012, ha approvato una nuova legislazione che consente ai produttori di energia rinnovabile di vendere direttamente ai consumatori e di accedere così a due premi di mercato: uno dato dalla differenza tra la tariffa incentivante e il prezzo mensile medio a cui viene scambiata l’energia, l’altro legato alla compensazione dei costi per la vendita dell’energia stessa. Grazie a questa iniziativa la Germania ha guadagnato un punto nell’indice generale.

In quarta posizione troviamo l’India che resta stabile rispetto al 2011 ma che, nonostante lo scorso anno abbia connesso in rete 400 MW di energia rinnovabile, è ancora lontana dagli obbiettivi che si era prefissata. Sale di una posizione rispetto all’anno precedente il Regno Unito dove è prevista la creazione di un grande parco eolico offshore.

Molti degli altri Paesi europei hanno invece subìto gli effetti dell’incertezza economica che sta attraversando da mesi l’Eurozona. Anche l’Italia, che è scesa di una posizione rispetto al 2011 ed è ora sesta in classifica, sembra avere risentito delle oscillazioni dell’Euro. A guidare il settore e ad attirare il maggior numero di investimenti, nel nostro Paese, è ancora il fotovoltaico (seguono la geotermia e l’eolico onshore): siamo quarti nell’indice specifico sul solare, nonostante il declassamento al credito sovrano decretato in gennaio dall’agenzia Standard & Poor’s. Resta da vedere se il settore reggerà alla progressiva riduzione degli incentivi prevista dall’ultimo conto energia.

In area europea spicca poi la discesa di due punti della Spagna che, per la prima volta, non è nella lista dei primi 10 Paesi per capacità di attrazione di investimenti nelle rinnovabili. La causa è nel recente annuncio da parte del Governo di  una sospensione temporanea degli incentivi per gli impianti di nuova costruzione.

Ancora una volta gli investimenti per le rinnovabili si muovono sulla base degli incentivi. Ed è questo un altro ostacolo che dovrà essere superato quanto prima per diffondere a livello planetario le energie pulite.

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