L’energia in Italia secondo il Ministro Passera

Le recenti dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, delineano per il futuro una strategia energetica nazionale poco attenta a un modello di sviluppo low carbon. La sua idea è trivellare in Italia alla ricerca di gas e petrolio, puntare sull'efficienza e frenare il peso degli incentivi alle rinnovabili.

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L’efficienza energetica come leva principale della strategia energetica nazionale, ma anche l’idea che il Paese possa affrontare la questione energetica trivellando ancora in casa in cerca di gas e petrolio. Poi una poco “velata” minaccia allo sviluppo delle rinnovabili, colpevoli di pesare troppo sulla bolletta.

Così come delineate nelle ultime dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, le direttrici fondamentali della futura strategia energetica nazionale sembrerebbero condurre in direzione opposta rispetto alla tanto auspicata, sempre a parole, transizione al low carbon. Anzi, per il mondo dell’energia pulita c’è di che preoccuparsi, visto che il ministro promette chiaramente interventi legislativi che potrebbero frenare la crescita delle rinnovabili.

Venerdì scorso, infatti, intervenendo in pubblico a un convegno alla Camera organizzato da ‘Italiadecide’, Passera si è espresso su quali siano le priorità per quella ‘Strategia energetica nazionale’ di cui il Paese è orfano da più di trent’anni, che si vorrebbe definire al più presto e che tutti chiedono. Indicazione e proposte che finora sono state poco commentate da associazioni e addetti ai lavori.

Difficile, ovviamente, non essere d’accordo sull’importanza che Passera intende dare all’efficienza energetica: “prima delle leve”, ha spiegato, perché “coglie tutti gli obiettivi di politica energetica”. Cosa farà il Governo in merito? “Partiamo da norme incentivanti come la detrazione d’imposta del 55%, ma bisogna andare oltre: possiamo e vogliamo perseguire una vera leadership industriale nel settore”, ha detto il ministro, aggiungendo che serve un programma nazionale “ampio e articolato” per cui “nelle prossime settimane ci sentirete proporre molte cose”.

Duro invece l’attacco alle energie rinnovabili, ancora una volta – come spesso abbiamo sentito fare in questi ultimi due anni – dipinte come un peso per il sistema-Paese. Poco importa che questo in Europa sia stato negli ultimi anni anno uno dei pochi settori anti-ciclici.

Non è un caso che tra i primi ad applaudire l’intervento di Passera ci sia Agostino Conte, vice presidente della Commissione Energia di Confindustria, l’organismo più attivo nel chiedere di tagliare il supporto alle fonti low-carbon. Secondo Passera gli incentivi alle fonti pulite costeranno “fino a 200 miliardi di euro per famiglie e imprese”. “Abbiamo già maturato 9 miliardi di euro all’anno di incentivi da pagare in bolletta”, ha spiegato: “poiché gli incentivi durano per 15-20 anni, questo ‘debito’ vale tra i 150 e i 200 miliardi”. E tali costi, ha proseguito, “crescono di mese in mese, circa 200 milioni all’anno in più ogni mese che passa”. Per questo, ha concluso, “a breve emaneremo tre decreti ministeriali che ridefiniranno il modello di sviluppo in questo campo”, riferendosi probabilmente ai decreti attuativi del decreto 28/2011, attesi da settembre.

Se le rinnovabili vanno frenate, a Passera invece sembra ancora una buona idea continuare a investire sulle fonti fossili trivellando sul territorio nazionale e lungo le coste alla ricerca di idrocarburi nostrani. “Non tutti sanno che l’Italia ha ingenti riserve di gas e petrolio. Una parte importante di queste riserve è attivabile in tempi relativamente rapidi, consentendo di soddisfare potenzialmente circa il 20% dei consumi (dal 10% attuale)”, ha ricordato il ministro. “Muoversi decisamente in questa direzione – ha proseguito – potrebbe consentire di attivare 15 miliardi di euro di investimenti e 25.000 posti di lavoro stabili e addizionali; ridurre la nostra bolletta energetica di importazione di oltre 6 miliardi l’anno, aumentando quindi il Pil di quasi mezzo punto percentuale; ricavare 2,5 miliardi di euro di entrate fiscali, sia nazionali che locali”.

Occorre dunque, secondo l’ex amministratore di Banca Intesa, rendere più facile ai petrolieri bucherellare lo Stivale: “dobbiamo adeguare agli standard internazionali la nostra normativa di autorizzazione e concessione, che oggi richiede passaggi autorizzativi lunghissimi ed è per molti aspetti molto più restrittiva di quanto previsto dalle normative europee”.

D’accordo sulle dichiarazioni di Corrado Passera è Stefano Saglia, deputato del Pdl ed ex sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all’Energia, commentando le parole del ministro dello Sviluppo Economico. “L’Italia ha bisogno di autosufficienza energetica e per far ciò deve puntare sulle proprie risorse nazionali”, ha detto. Saglia ricorda che però “è stato proprio questo Governo ad aver ceduto alle pressioni degli ambientalisti quando ha ritirato i provvedimenti che avrebbero ridotto le restrizioni per le prospezioni minerarie e la produzione in Italia”.

Forse qualche numero va ricordato. In Italia si estraggono ogni anno 4-5 milioni di tonnellate di petrolio, circa il 5-6% dei consumi totali nazionali di greggio. Il Ministero dello sviluppo economico, all’epoca di Saglia, riteneva che potessero essere recuperabili dal territorio italiano, mari inclusi, quasi 130 milioni di tonnellate. A parte il rischio di danni ambientali irreversibili per i nostri territori, basterebbe fare un rapido calcolo per capire come anche queste maggiori quantità siano in grado coprire solo il fabbisogno nazionale per meno di due anni. L’Italia infatti ha consumato, per esempio nel 2009, poco più di 73 milioni di tonnellate di petrolio (in media 85 milioni nell’ultimo decennio). Ne consegue che i vantaggi sulla bilancia energetica nazionale sarebbero comunque modesti anche nel caso in cui la produzione nostrana di petrolio aumenti di 25 volte nei prossimi 20 anni. Insomma i benefici li vedrebbero al solito solo le lobby del petrolio e del gas.

È questa la politica che vogliamo? Perché questo paese cammina sempre con la testa rivolta all’indietro?

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