Gas di scisto, negli Usa cresce l’opposizione al fracking

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Un movimento dal basso si oppone alla fratturazione idraulica per l'estrazione del gas di scisto. Timori per i danni alla salute: rischi di elevata radioattività, acqua e aria contaminate da metano e composti chimici. Finora una moratoria ha bloccato i permessi nello Stato di New York, ma l'11 gennaio il governatore dovrà decidere.

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L’ultima frontiera delle estrazioni estreme è il fracking, una tecnica che consiste nell’iniettare un miscuglio di acqua, sabbia e composti chimici sotto pressione, all’interno di formazioni rocciose perché queste si rompano e rilascino il gas. La fratturazione idraulica è stata utilizzata, per applicazioni su piccola scala, fin dagli anni ’60. Ma è soltanto di recente che è diventata largamente praticata, anche in grandi giacimenti. Inoltre negli ultimi anni si è diffuso il fracking orizzontale, sempre più comune negli Usa, dove fa discutere e preoccupa.

 

Fino a qualche anno fa questa tecnica era considerata troppo costosa, ma, via via che le risorse di petrolio diventano più scarse, vengono prese in considerazione nuove opzioni. Oggi il fracking orizzontale per l’estrazione del gas di scisto non è soltanto più che praticabile, ma è anche conveniente. Infatti, se in un primo momento questa tecnica fa innalzare i costi, sul lungo periodo consente di aumentare considerevolmente la produzione. A fronte di costi di circa il 50% superiori a quelli delle tecniche tradizionali di estrazione del gas, alcune compagnie hanno registrato una produzione da tre a cinque volte superiore a quella ottenuta con l’estrazione verticale.

 

La tecnica del fracking orizzontale è già largamente utilizzata in giacimenti in diversi Stati americani. Grazie all’aumentata produttività, gli investimenti nel gas di scisto stanno crescendo in modo consistente e negli Usa lo sfruttamento di questa fonte energetica ha subito un’impennata nel corso degli ultimi due anni. Nel giugno del 2010, un articolo del Wall Street Journal definiva il gas di scisto “Uno degli investimenti più caldi nel settore energetico”. Anche società cinesi e indiane stanno investendo nel gas di scisto americano.

 

Ma i rischi sono tanti e negli USA sono sempre più i gruppi ambientalisti che si battono contro questa fonte e le sue pericolose pratiche di estrazione. Un combattivo movimento dal basso sta cercando di impedire l’apertura di nuovi siti di estrazione.

 

L’industria sta portando avanti decise operazioni di lobbying per convincere il Congresso e i singoli Stati che il fracking sia sicuro. Ma a dimostrare il contrario ci sono centinaia di storie di persone che vivono nei pressi di giacimenti dove si utilizzano queste tecniche e dove c’è un alta incidenza di tumori, elevata radioattività, acqua e aria contaminate da metano. Storie raccontate nel documentario Gasland che ha portato il tema del fracking all’attenzione dell’opinione pubblica e ha scatenato decine di proteste. Sembra che il regista, Josh Fox, abbia subito numerose minacce e intimidazioni da parte dell’industria del settore. Per questo motivo l’attivista che sta dietro NoFracking, uno dei gruppi più agguerriti di mobilitazione contro l’estrazione del gas di scisto, nel parlare con QualEnergia.it, ha chiesto di rimanere anonimo.

 

“Tra le principali minacce per l’uomo connesse al fracking – ci dice l’animatore di NoFracking che chiameremo Frankie – ci sono la contaminazione dell’acqua potabile, l’inquinamento atmosferico e la contaminazione della catena alimentare con sostanze cancerogene e radioattive e con composti chimici che provocano disturbi del sistema endocrino che possono portare anche alla morte. A tutto questo si aggiunge la natura selvaggia dell’industria del settore, dove a portare avanti esplorazioni ed estrazioni sono soprattutto piccoli soggetti, il che comporta maggiori difficoltà nell’imporre una regolamentazione rigida”.

 

Chi difende il gas di scisto sostiene che questa possa essere considerata una “fonte ponte”, in attesa che gli investimenti nelle rinnovabili diventino più appetibili. Ma, se è vero che le rinnovabili hanno ancora bisogno di incentivi per mancanza di un’economia di scala, è anche vero che gas di scisto significa soldi facili e assicurati. “Il modello di profitto delle rinnovabili è meno attraente di quello delle fonti fossili – continua Frankie – Il ritorno degli investimenti nelle rinnovabili ha tempi lenti e aumenta nel corso di molti anni, mentre i combustibili fossili ripagano subito, non appena si riesce ad estrarre da un nuovo pozzo. Negli ultimi anni si sono diffuse tecniche di estrazione estrema come anche il mountaintop removal e le perforazioni offshore: tutte queste tecniche sono inaccettabilmente rischiose per i cittadini, l’ambiente e per la sopravvivenza di altre importanti industrie come la pesca nel Golfo del Messico e l’agricoltura biologica nello stato di New York. Ma l’industria sceglierà sempre i profitti maggiori, a spese di tutti gli altri, anche se ci sono alternative perseguibili che non danneggerebbero nessuno”.

 

La battaglia del momento è quella sulle formazioni Marcellus, nello Stato di New York. Nel 2002 la United States Geological Survey stimava che questa vasta formazione rocciosa, che attraversa vari Stati, contenga più di 50 milioni di metri cubi di gas. Negli anni successivi, con lo sviluppo delle nuove tecniche di perforazione, le compagnie hanno iniziato ad essere seriamente interessate allo sfruttamento del vasto potenziale delle Marcellus e i prezzi dei terreni in quelle zone sono saliti vertiginosamente. Nel 2008 nuove stime parlavano di più di 14 miliardi di metri cubi, di cui, utilizzando le tecniche di perforazione orizzontale e il fracking, poteva essere estratto il 10%, per un valore economico di un miliardo di dollari.

 

Nello stato della Pennsylvania la corsa al gas di scisto è iniziata e sono già operative diverse società: nel 2010, secondo dati del Pennsylvania Department of Environmental Protection, c’erano 1.386 pozzi attivi. Al contrario, nello Stato di New York, dove nell’area interessata dalle esplorazioni vivono più di 20 milioni di persone, la sempre più ampia opposizione pubblica è riuscita finora a bloccare le autorizzazioni per le perforazioni. Il governatore Cuomo ha aperto, e prolungato di 30 giorni, un periodo di consultazioni per arrivare a prendere una decisione a riguardo. Mentre l’industria protesta che la Pennsylvania sta mangiando tutta la torta e si sta arricchendo alle spalle dello Stato di New York, l’opposizione cresce ed è nato un movimento che chiede di bandire definitivamente il fracking (vedi documento allegato in basso).

 

Il periodo per le consultazioni si concluderà l’11 gennaio, poi l’amministrazione Cuomo dovrà prendere una decisione. Intanto il movimento anti-fracking sta registrando una serie di successi: “Siamo riusciti ad attirare l’attenzione del governo e a ottenere delle moratorie negli Stati di New York e New Jersey per guadagnare tempo utile a discutere la questione. La Delaware River Basin Commission ha posticipato la pubblicazione di una normativa che consentirebbe un fracking regolamentato all’interno del bacino. Nel Congresso americano è stata introdotta una legge chiamata Frac Act intesa a cancellare l’Halliburton Loophole che esonera gli operatori del settore da certe prescrizioni in materia ambientale. E la Us Environmental Protection Agency ha avviato uno studio approfondito sui rischi della fratturazione idraulica per la salute umana e ha scoperto le prime prove di faglie acquifere contaminate dal fracking, a Pavillion, Wyoming. Questo contraddice tutta la propaganda dell’industria sulla presunta sicurezza del fracking. Per la prima volta nella storia siamo veramente a un passo dal riuscire a liberarci dalla morsa delle fonti fossili”.

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