La vittoria ambientalista su tar sands e oleodotto Keystone

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L'amministrazione Obama ha chiesto alla TransCanada di rivedere il percorso dell'oleodotto per evitare di attraversare un delicato ecosistema del Nebraska. Si tratta però di stabilire che ruolo le sabbie bituminose dovranno avere nel futuro energetico Usa. La decisione è rimandata a dopo le elezioni del novembre 2012.

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L’ambientalismo dal basso porta a casa una vittoria importante negli Stati Uniti. La settimana scorsa l’amministrazione Obama ha annunciato che cercherà ulteriori soluzioni per ritracciare il percorso dell’oleodotto Keystone, progettato dalla TransCanada per trasportare il petrolio estratto dalle sabbie bituminose della regione dell’Alberta fino alle raffinerie del Golfo del Messico.


Questo annuncio significa di fatto rimandare ogni decisione definitiva riguardo questa controversa opera a dopo le elezioni presidenziali del novembre 2012. Ed è una dimostrazione che le pressioni dal basso da parte dell’elettorato ambientalista, che nei mesi scorsi non ha mai smesso di protestare contro quell’opera e contro lo sfruttamento delle tar sands, iniziano ad avere un peso non trascurabile nello scenario politico americano.


Il Keystone mette Obama in una posizione molto scomoda, tra il bisogno di fonti energetiche sicure e a buon mercato e un’opinione pubblica che non vede con favore le sabbie bituminose e non sembra disposta a cedere al ricatto dei posti di lavoro che il settore potrebbe creare. La decisione finale sull’opera spetta al Dipartimento di Stato che, in un comunicato rilasciato giovedì scorso, ha chiesto che vengano presi in esame percorsi alternativi. La richiesta è stata motivata con la necessità di evitare che la regione delle Sand Hills, un’area del Nebraska di dune e paludi, attraverso cui l’oleodotto dovrebbe passare, sia esposta a rischi di incidenti che avrebbero conseguenze disastrose. La popolazione del Nebraska, largamente contraria al progetto, si era infatti unita agli ambientalisti nel far sentire la propria voce contro quest’opera da 7 miliardi di dollari.


“Appoggio la decisione del Dipartimento di Stato – ha dichiarato Obama – riguardo il bisogno di ottenere ulteriori informazioni sulla proposta dell’oleodotto. Dal momento che la decisione su questa autorizzazione potrebbe ripercuotersi sulla salute e la sicurezza del popolo americano, come anche dell’ambiente, e poiché diverse preoccupazioni sono state sollevate attraverso un processo pubblico, dovremmo prenderci il tempo necessario ad assicurare che tutte le questioni siano affrontate in modo adeguato e che tutti i potenziali impatti siano stati compresi a sufficienza”.


Lunedì la TransCanada ha annunciato di essere disponibile a rivedere il percorso del Keystone pipeline per evitare di attraversare il delicato ecosistema delle Sand Hills dove si trova, tra l’altro, l’acquifero Ogallala, una fonte di acqua cruciale per l’area. “Posso confermare che il percorso verrà modificato e che la popolazione del Nebraska giocherà un ruolo importante nel determinare il tracciato definitivo” ha detto il presidente della TransCanada.


Il Dipartimento di Stato valuterà la nuova proposta della compagnia canadese, ma intanto dovrà rispondere alla domanda che gli ambientalisti da tempo pongono all’amministrazione: quest’opera è davvero di interesse pubblico per gli Stati Uniti? Non si tratta infatti soltanto di dove far passare un oleodotto lungo 2.750 chilometri, ma di definire le strategie energetiche americane per i prossimi decenni. Decidere che parte dovranno giocare, all’interno del mix di fonti, le sabbie bituminose è importante per capire dove vogliono andare gli States in campo energetico.


(foto credit Lu Tatum via Flickr)

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