Se la Grecia paga il debito con l’energia solare

Il debito pubblico greco? Atene potrebbe pagarlo (anche) grazie all'energia del suo generoso sole. Se ne è parlato a Bruxelles nei giorni scorsi. Da mesi Atene e Berlino stanno lavorando all'idea di attrarre investimenti tedeschi nel FV greco ed esportare elettricità pulita nella Germania orfana del nucleare. Ora l'idea è discussa a livello europeo.

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Il debito pubblico greco? Atene potrebbe pagarlo (anche) grazie all’energia del suo generoso sole. Se ne è parlato a Bruxelles nei giorni scorsi. Il commissario per l’energia Gunther Oettinger, il direttore generale per l’energia Philip Lowe e il capo della task force della Banca Europea sulla crisi greca, Horst Reichenbach, stanno infatti esaminando l’ipotesi di permettere alla Grecia di ripagare parte del suo debito verso gli altri stati membri, come la Germania, fornendo loro energia solare, riporta l’agenzia Euractiv.

Una via per uscire dalla crisi, quella di attirare investimenti nel fotovoltaico ed esportare energia pulita, che Atene sta esaminando da mesi (Qualenergia.it, Contro la crisi la Grecia punta sul fotovoltaico), avendo individuato come partner la Germania. L’iniziativa potrebbe crescere coinvolgendo altri? Al momento nessuno lo sa, l’idea finora non avrebbe riscosso grande entusiasmo, riporta Euractiv, ma il progetto, prima discusso solo da Grecia e Germania ora è arrivato anche sul tavolo dell’Europa.

“Diverse aziende tedesche hanno espresso il loro interesse nell’idea, ma sarebbe chiaramente più interessante se diversi Stati membri fossero coinvolti”, dichiara una fonte interna alla Commissione. La task force europea, conferma Marlene Holzner, portavoce di Oettinger, “ha individuato nel solare, assieme all’efficienza energetica, due dei modi con cui far ripartire la crescita del paese”.

Il paese ha un’irradiazione solare che è superiore di circa il 50% a quella tedesca ma una potenza fotovoltaica ancora allo stato quasi embrionale: si parla di una produzione di 80 volte minore alla Germania.  I tedeschi stanno affrontando la transizione per uscire dal nucleare e la Germania è tra gli Stati membri più preoccupati per le sorti dell’economia greca, in crisi da prima del 2010. Sul fotovoltaico, inoltre, la cancelliera Angela Merkel nelle settimane scorse ha reso chiare le sue intenzioni: frenare in casa, riducendo gli incentivi, per importare energia pulita da paesi in cui il sole rende di più, come appunto la Grecia.

L’intenzione del ministro dell’Energia greco, George Papaconstantinou, ribadita nei mesi scorsi, è di moltiplicare la potenza installata in Grecia dai 206 MW attuali a 2,2 GW nel 2020 per arrivare a 10 GW nel 2050.
Per farlo si cercheranno di convogliare dall’estero investimenti per 20 miliardi di euro nei prossimi 10 anni, garantendo condizioni particolari. La previsione è di creare così dai 30 ai 60mila posti di lavoro.

Il progetto Helios – questo il nome datogli da Atene – prevede infatti di mettere a disposizione degli investitori del fotovoltaico terreni demaniali (ad esempio cave abbandonate o basi militari) privi di vincoli legali-amministrativi alla realizzazione dei parchi. Insomma, una corsia preferenziale per attrarre nella disastrata economia greca capitali esteri e far fruttare a pieno il potenziale solare del paese.

Il programma, nato da colloqui tra il governo greco e quello tedesco, inoltre dovrebbe esser visto in un’ottica di collaborazione internazionale nel raggiungimento degli obiettivi europei del 2020 e nell’affrontare la sfida di un cambiamento nel sistema energetico. Semplificando: parte dell’elettricità prodotta col sole greco andrà in Germania per colmare il vuoto lasciato dal nucleare e – se il progetto crescerà sul livello europeo – anche in altri Stati membri. Una sorta di Desertec in piccolo (il progetto per importare in Europa energia solare dal Nordafrica) da realizzare nel nostro continente.

Alcune possibili difficoltà alla realizzazione del progetto greco le fa presente a Euractiv Paul Van Son, CEO del consorzio Desertec Industrial Initiative: la Grecia ha un terreno piuttosto montuoso, fa notare, e bisognerà prima individuare le aree dei parchi solari e poi verificare il costo delle infrastrutture elettriche necessarie per valutare le opportunità di investimento.

Possibile la partecipazione al progetto greco anche dello stesso consorzio Desertec Industrial Initiative (a maggioranza tedesca)? Van Son non risponde, ma intanto un’azienda greca, Terna Energy, è di recente entrata nel consorzio (da non confondere con la Terna italiana, che pure è entrata da poco nel DII).

Oltre alle molte aziende tedesche, interessato ad Helios si è mostrato anche il gigante americano First Solar, pronto ad investire in Grecia “anche perché il progetto Helios è dietro l’angolo”, spiega all’agenzia il vicepresidente Christopher Burghardt, “il problema è che la Grecia ha un vero problema di accesso al credito. Il mio appello è che i governi europei mettano a disposizione garanzie finanziarie a favore di chi investe, perché è l’unica cosa di cui abbiamo bisogno”.

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