Radiazioni, rischi oltre la zona di evacuazione

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Alti livelli di radiazioni in diverse aree ben oltre la “no-go zone” stabilita dall’emergenza nucleare di Fukushima. In 10 ore è possibile assorbire la radioattività limite di un anno. Un team di esperti in contaminazione radioattiva di Greenpeace presente in Giappone chiede al Governo di allargare l’area da evacuare.

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Mentre la Nuclear Safety Agency giapponese ha annunciato di aver riscontrato una radioattività da iodio nell’acqua di mare di fronte alla centrale nucleare Fukushima 1 superiore di 3.355 volte il limite legale, la TEPCO dichiara di non sapere da dove provenga la perdita nei reattori. Intanto un gruppo di esperti in contaminazione radioattiva di Greenpeace chiede al governo giapponese di mettere in sicurezza la popolazione locale, ampliando la zona ufficiale di evacuazione, anche se alcune aree più lontane dai reattori registrano livelli di radioattività più elevata di quelli più prossimi (video della conferenza stampa).

Il team dell’associazione ambientalista era appena ritornato a Tokyo dopo una prima missione di ricerca a Fukushima, in una conferenza stampa ha annunciato l’intenzione di aumentare le attività di monitoraggio nella regione, visto che ha riscontrato livelli di radiazione di 100 microsievert/ora, tali da richiedere l’evacuazione di diverse località in alcune zone, compresa la cittadina di Iitate, 30 chilometri a nord-ovest dalla centrale nucleare di Fukushima/Daiichi e 9 chilometri oltre la zona di evacuazione ufficiale.

A questi livelli di radiazione, una persona potrebbe raggiungere il limite legale annuale di 1.000 microsievert (1 millisivert) in circa 10 ore. Secondo il team di Greenpeace è molto probabile che la popolazione presente a Iitate abbia già superato questo livello di esposizione. La preoccupazione è un incremento del rischio di cancro.

Come spiega nella conferenza stampa di Tokyo, Jan van de Putte, esperto in sicurezza da radiazioni, “mentre le nostre prime misurazioni confermano per alcune aree i dati delle autorità giapponesi, per altre, come nel caso della città di Iitate, si discostano in maniera significativa. Le stesse autorità comunque non riescono a proteggere adeguatamente la popolazione e non forniscono sufficienti informazioni”. È quindi “nostro obbligo morale comunicare adesso i nostri risultati – sottolinea van de Putte – alla maggior parte delle persone vive ancora in aree contaminate come Iitate, dove bastano poche ore per essere esposti alla dose massima di radiazione consentita in un anno”.

“Il Governo deve agire immediatamente per evacuare le zone più contaminate, a cominciare dai bambini e dalle donne in stato di gravidanza – dice l’esperto in sicurezza da radiazioni”. “Questa settimana torneremo nella zona di Fukushima per continuare a testimoniare la reale situazione e per fornire alla popolazione un’analisi indipendente sugli impatti dell’incidente nucleare”, ha concluso.
La seconda parte del lavoro di monitoraggio di Greenpeace vedrà il team impegnato fino a metà aprile in una valutazione più dettagliata sui rischi per la popolazione che vive fuori dalla zona di evacuazione. Verranno presi ulteriori campioni e analizzati latte e verdure.

Greenpeace accoglie con favore l’annuncio del Capo di gabinetto giapponese Yukio Edano, secondo il quale il Giappone sarebbe intenzionato a investire in fonti di energia rinnovabile nel quadro del piano di ricostruzione. “Siamo felici che il Governo intenda investire in un futuro di energie pulite – dice Hisayo Takada, responsabile della campagna clima di Greenpeace Giappone – tuttavia, se il Giappone vuole seriamente evitare un’altra crisi come quella di Fukushima, il Governo deve immediatamente bloccare i progetti di costruzione di 9 nuove centrali entro il 2020 e concentrare gli investimenti sul risparmio energetico e sull’utilizzo di fonti di energia sicure e rinnovabili come il fotovoltaico”. 

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