Un colpo di spugna sul conto energia?

C’è il rischio di una moratoria degli incentivi al fotovoltaico in Italia. E’ quanto si intuisce dalla bozza del decreto legislativo per il recepimento della direttiva rinnovabili 2009/28/CE. Il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare giovedì il provvedimento. Il mondo del fotovoltaico e ambientalista è sul piede di guerra.

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Lo avevamo ipotizzato viste le bordate di Confindustria e Autorità contro gli incentivi alle rinnovabili e al fotovoltaico in particolare e la probabile reazione emotiva per gli effetti del decreto “Salva Alcoa“: ora c’è il rischio di una moratoria degli incentivi al fotovoltaico in Italia. E’ quanto si legge dalla bozza del decreto legislativo per il recepimento della direttiva rinnovabili 2009/28/CE. In particolare sul fotovoltaico l’articolo 23 comma 11 lettera d) prevede che: “a decorrere dal 1 gennaio 2014 viene abrogato il conto energia. Nel caso di raggiungimento anticipato dell’obiettivo specifico per il solare fotovoltaico, fissato a 8.000 MW per il 2020 è sospesa l’assegnazione di incentivi per ulteriori produzioni da solare fotovoltaico fino alla determinazione, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del mare, sentita la Conferenza unificata, di nuovi obiettivi programmatici e delle modalità di perseguimento”. Il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare nella mattinata di giovedì 3 marzo il provvedimento, che rischia di bloccare inoltre anche lo sviluppo dell’eolico (ma di questo parleremo in un altro articolo).


Il rischio è forte, poiché l’obiettivo degli 8.000 MW previsto dal Piano di Azione Nazionale verrà raggiunto già entro l’estate (tra impianti collegati e in via di collegamento si superanno a fine primavera i 7 GW) e un provvedimento di questo tipo porterebbe oggi stesso a un blocco da parte delle banche dei finanziamenti di nuovi impianti visti i lunghi tempi di connessione e una corsa al fotofinish per accaparrarsi gli centinaia megawatt a disposizione. Già l’effetto annuncio di questo provvedimento avrà creato il panico. Inoltre, aspetto gravissimo, si avrebbe un impasse totale di un comparto che in questi due anni ha avuto la caratteristica, unica nell’industria nazionale, di essere anticiclico. Secondo le diverse valutazioni il fatturato 2010 del settore FV dovrebbe attestarsi tra 25 e 40 miliardi di euro, quindi più del 2% del Pil 2010.


Certo, una rivalutazione delle tariffe andrà fatta rapidamente, anche per accompagnare la tecnologia alla grid parity, ma con questo colpo di spugna si rischia di affossare migliaia di posti di lavoro e distruggere il lavoro di anni di centinaia di aziende che rappresentano una concreta realtà economico-produttiva e occupazionale di questo paese.


Con il raggiungimento degli 8.000 MW di potenza alcuni operatori hanno valutato che le tasse annuali pagate dal settore (sugli utili e sul personale) ammonterebbero in totale a circa 2 miliardi di euro, mentre quelle pagate dai soggetti responsabili degli impianti saranno di ulteriori 0,5 miliardi di euro, a fronte di costi previsti in bolletta per circa 3,7 miliardi di euro. Il bilancio migliora se si considerano le multe evitate per le minori emissioni di CO2 rese possibili dalla diffusione del fotovoltaico e i costi evitati per la cassa integrazione (chiusura di aziende e licenziamenti) che viene pagata dallo Stato.


Perché il fotovoltaico fa così paura ai poteri energetici tradizionali? Forse perché, con i consumi elettrici attuali (300 TWh) già 8 GW di potenza installata rappresenterebbero una quota di produzione sul totale consumato piuttosto importante, cioè quasi il 3%? E se si puntasse, come sarebbe giusto, a 20 GW al 2020? Ricordiamo anche che la Germania ha un obiettivo nazionale a fine decennio di 52 GW fotovoltaici.


Considerando che gli incentivi dovranno decrescere, come è tipico di ogni conto energia (o feed in tariff), con il primo obiettivo di 8 GW il costo sulla bolletta annuale per ogni famiglia non dovrebbe superare 28 euro; ma computando tutti i benefici che il settore verserà alle casse statali, questa spesa sarà inferiore ai 10 euro all’anno.


In merito agli incentivi, alcune associazioni delle rinnovabili, come Ises Italia e Kyoto Club, ritengono sensato “sostituire l’ipotesi di adeguamento triennale degli incentivi con un meccanismo permanente per il loro adeguamento, correlato a parametri certi, come l’andamento dei costi a livello europeo delle singole tecnologie, del prezzo del kWh nel caso elettrico e del gas in quello termico, da definire all’interno del processo di revisione complessiva degli incentivi”.


Nelle prossime ore segnaleremo tutte le posizioni del mondo del fotovoltaico e le contromisure a questo scellerato provvedimento che speriamo venga immediatamente cancellato. 

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