Scorie che scottano e convogli ad alto rischio

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Dure contestazioni degli ambientalisti per un convoglio che trasportava scorie nucleari riprocessate dalla Francia alla Germania. Considerato il carico più radioattivo della storia. Gli attivisti hanno ripreso e fotografato i treni con termocamere ed evidenziato come queste scorie, nonostante siano in contenitori altamente schermati, sprigionino dopo decenni ancora un notevolissimo calore, sicuramente un elemento di rischio per la sicurezza.

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Quattordici vagoni con a bordo 123 tonnellate di scorie nucleari prodotte in Germania e riprocessate in Francia sono ripartite nei giorni scorsi da La Hague nel nord-ovest della Francia per dirigersi verso la cittadina tedesca di Gorleben, nel nord della Germania, dove c’è un impianto temporaneo di stoccaggio. Almeno 3-4000 attivisti hanno cercato di bloccare il treno che trasportava i rifiuti nucleari scontrandosi con la polizia in assetto antisommossa nel villaggio di Leitstade, in Germania. Il motivo dell’azione è che gli ecologisti, in particolare da Greenpeace, considerano questo il carico “più radioattivo della storia” e denunciano che sia i contenitori dei rifiuti che il sito di Gorleben non sono affatto sicuri.


Al contrario per la direzione della società nucleare francese Areva il trasporto è considerato “normalissimo”, visto che si tratta dell’undicesima volta che un simile trasporto avviene tra Francia e Germania. Greenpeace è invece molto critica e ritiene che questo convoglio sia “il simbolo del fallimento del nucleare con le sue scorie di cui nessuno sa cosa farsene e che Stato e industria volevano far passare sotto silenzio”. Il carico dei vagoni è costituito da scorie vetrificate, che secondo Greenpeace sono equivalenti a dieci volte le emissioni radioattive di Cernobyl. Dallo stabilimento di La Hague le scorie, una volta trattate, tornano al paese di origine. Dopo il loro trattamento resta comunque sempre un residuo del 3-4%. A Gorleben le scorie saranno stoccate e poi destinate nuovamente a una centrale nucleare.


L’aspetto più inquietante del recente trasporto verso la Germania sono le foto e filmati all’infrarosso dei vagoni realizzate dagli attivisti (vedi a fianco) con termocamere. Si può notare come si evidenzi il notevole calore sprigionato dalle scorie all’interno dei contenitori nonostante questi siamo altamente schermati con piombo. Per alcuni questa è un’ulteriore conferma che a distanza di 20 anni di deposito temporaneo in piscina accanto al reattore, e dopo il riprocessamento, le scorie continuano ad essere talmente “calde” all’interno di questi enormi contenitori da diventare ben visibili nelle immagini termografiche.

Il cosiddetto “calore di decadimento” (“decay heat”) viene prodotto dalle scorie per tantissimo tempo e ciò dimostrerebbe che la tecnologia nucleare non soddisfa i criteri di sicurezza passiva. Probabilmente le radiazioni rientrano nella norma, ma dalle foto si deduce che tali livelli di temperatura sono provocate proprio dal calore prodotto dalle scorie. La United States Nuclear Regulatory Commission definisce il “decay heat” come la causa principale del problema della sicurezza dei reattori nucleari e che è altresì la causa del 60% del rischio di rilascio della radioattività a livello mondiale”.


Un calore che ancora oggi viene sprigionato ad esempio dal nocciolo fuso del reattore di Cernobyl e contribuisce al lento sgretolamento del sarcofago che è stato costruito dopo l’incidente. Prima o poi questo dovrà essere ricoperto da un altro involucro di contenimento, ma ancora non c’è accordo su chi pagherà per questa opera gigantesca.


Va tenuta inoltre in considerazione anche la notizia che alla vigilia della partenza del convoglio verso Gorleben, Areva aveva ammesso un incidente di livello 1 (su una scala che va da 1 a 7) sul sito di La Hague. L’incidente è avvenuto il 28 ottobre proprio in occasione di un trasferimento di materiali radioattivi dal laboratorio di ricezione e scarico verso la stazione di trattamento delle scorie.

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