Quel ghiaccio che brucia, risorsa e minaccia

Il Giappone annuncia il suo programma per sfruttare gli idrati di metano e diversi paesi potrebbero seguirlo. Se si riuscisse ad estrarlo su larga scala, il metano congelato sarebbe una riserva di energia potenzialmente enorme e meno dannosa delle altre fossili. Ma con un grosso rischio: quello di fughe in atmosfera di gas serra, disastrose per il clima.

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Possono essere una bomba per il clima, ma sono anche una grande riserva energetica, per quanto difficile e rischiosa da sfruttare, tanto che finora nessuno l’ha mai fatto. Ora però c’è chi ci sta provando e questa fonte fossile potrebbe produrre energia su grande scala già in questo decennio. Stiamo parlando degli idrati di metano, ossia gas naturale congelato che si trova in grandi quantità sul fondo degli oceani o sotto la superficie delle terre più settentrionali.

 

Un grande rischio per il clima, dato che questo gas serra ha un potere riscaldante 21 volte superiore alla CO2 e dunque se – con l’aumento delle temperature o per altri motivi – tornasse in atmosfera causerebbe una catastrofe climatica (Qualenergia.it, La bomba metano sotto il ghiaccio). Ma anche un giacimento di energia potenzialmente enorme: “forse maggiore di tutti i giacimenti di fonti fossili messe assieme” spiega il sito del DOE americano.

Lo sa bene il Giappone che nei giorni scorsi  – riporta il Guardian – ha deciso il suo programma per utilizzare le proprie riserve di idrati di metano intrappolate sotto il mare, che teoricamente potrebbero rendere il paese energeticamente indipendente per circa un secolo. Il governo nipponico ha previsto un budget di un miliardo di dollari con il quale la Japan Oil, Gas and Metals National Corporation, dalla prossima primavera inizierà a trivellare a largo della costa sudorientale giapponese per sondare la possibilità di estrarre questo ghiaccio infiammabile. Se tutto andrà bene gli idrati di metano giapponesi potranno essere utilizzati su scala commerciale dal 2018.

Dunque, se si supereranno le non poche difficoltà tecniche legate all’estrazione, in Giappone presto muoverà il primo passo verso una nuova fonte fossile che potrebbe avere un ruolo importante nel mix energetico futuro:  il metano, con meno emissioni, è visto da molti come la fonte di transizione verso un sistema energetico a basse emissioni; peraltro le riserve di idrati di metano sono sparse in molte zone del globo tra le quali le coste nazioni affamate di energia come Cina e India. Anche la stessa Cina, il Canada, la Corea del Sud e gli Stati Uniti hanno programmi di ricerca per riuscire un giorno ad estrarre il metano dagli idrati.

Il possibile contributo degli idrati di metano però presenta notevoli rischi. Se questa fonte fossile a livello di emissioni è meno dannosa di petrolio e carbone, c’è però la possibilità che l’estrazione causi fughe di metano in atmosfera e cioè esporrebbe il pianeta a conseguenze disastrose per il clima. E, come raccontano diversi esperti sentiti  dal New York Times in un approfondimento dell’anno scorso, se stabilizzare e catturare e bruciare gas serra pericolosi, come appunto il metano, sarebbe una buona cosa per il clima, va detto che molti giacimenti marini di idrati di metano sono posizionati sopra a riserve di metano in forma gassosa che potrebbe accidentalmente fuoriuscire in atmosfera.

 

Cosa possa comportare il rilascio di questo gas in atmosfera (che sta in parte già avvenendo a causa del riscaldamento globale) lo ricordano certi studi come quello pubblicato dal climatologo Martin Kennedy nel 2008 (Qualenergia.it, Rischio metano sul clima). Secondo Kennedy se la terra 635 milioni di anni fa si è trasformata dalla palla di neve e ghiaccio che era in un pianeta abitabile, lo si dovrebbe proprio a una grande fuga di metano dai ghiacci che allora si estendevano fino all’equatore.

Certo, i tecnici della compagnia nazionale giapponese, sentiti dall’Asian Times, rassicurano, spiegando che “gli idrati di metano non sono che acqua e metano e non contengono sostanze pericolose” – ma è come dire che la CO2 non è una sostanza pericolosa: un’affermazione vera quanto falsa – e rassicurano sulla stabilità degli idrati e sull’innocuità del processo di estrazione.

Va ricordato che anche l’estrazione del petrolio dalle profondità marine è sempre stata presentata come un attività dai rischi controllabili ed accettabili, fino a disastri come quello del Golfo del Messico. Non resta che augurarci che nel caso degli idrati di metano si proceda con maggior cautela nel valutare quanto il gioco valga la candela.
 

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