Eolico off-shore, futuro galleggiante?

  • 10 Settembre 2009

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Inaugurata in Norvegia la prima turbina eolica galleggiante al mondo. Un'innovazione che permetterebbe di accedere al potenziale immenso dei venti in acque con profondità fino a 700 metri. Un'innovazione promettente  - ci spiega Gaetano Gaudiosi - anche se è presto per valutarne costi e aspetti tecnici.

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Al largo delle coste norvegesi, è stata inaugurata martedì 8 settembre una turbina eolica particolare, che porta grandi promesse per l’eolico off-shore, cioè quello degli impianti realizzati in mare. Hywind, questo il nome della macchina (vedi immagine), di proprietà di SatoilHydro, la compagnia di stato norvegese, è la prima turbina eolica galleggiante “a scala reale” ad entrare in funzione.

Posizionata nel Mare del Nord, 12 chilometri a sud est di Karmøy, in Norvegia, in acque con una profondità di 220 metri, Hywind, costruita da Siemens, è alta 65 metri ha un rotore (le pale) dal diametro di 82 metri e una potenza di 2,3 MW. Ma quello che è più importante, non è fissata al fondale, bensì galleggia su di una piattaforma riempita di rocce ed acqua e sommersa per 100 metri, ancorata con tre soli cavi. Una soluzione – spiegano Siemens e StatoilHydro – che la rende adatta ad essere installata in acque con profondità che vanno dai 120 ai 700 metri.

Ora la turbina norvegese – costruita con uno speciale sistema di controllo in modo da compensare l’oscillazione delle onde – verrà testata per 2 anni. Se tutto andrà per il verso giusto impianti del genere potrebbero aprire un grande potenziale per l’eolico off shore su fondali profondi: uno degli ostacoli allo sfruttamento dei venti in aree con acque a profondità di oltre 30 metri è proprio il costo enorme delle fondamenta che servono a fissare l’impianto al fondale.

“Il potenziale per l’eolico in acque con fondali oltre i 30 metri è molto grande – spiega a Qualenergia.it Gaetano Gaudiosi, uno dei massimi esperti italiani di eolico off-shore – per cui questa soluzione è molto promettente.” La tecnologia, ci ricorda, nasce dal mondo dell’estrazione petrolifere, dove da tempo esistono piattaforme galleggianti, “lì però l’investimento è giustificato dall’ampio valore dei giacimenti cui una sola piattaforma da’ accesso. Diverso è il caso dei campi eolici costituiti da decine di turbine.”

Hywind è costata 66 milioni di dollari, molto più di una normale turbina fissa ma, avverte Gaudiosi, “è ancora presto per valutare la competitività delle piattaforme galleggianti con gli altri impianti: i costi ancora non si possono conoscere con esatezza, trattandosi per ora di un prototipo. Quando la tecnologia sarà affermata scenderanno probabilmente nell’ordine di una decina di volte. “Da verificare poi –  aggiunge – se ci sono “diversi aspetti tecnici: dai necessari mezzi per installarle a come le macchine reggeranno nel tempo alle sollecitazioni del moto ondoso”.

Tutte cose che si scopriranno nei 2 anni di test previsti da StatoilHydro – che con la sua esperienza nel campo petrolifero si è occupata della realizzazione della piattaforma – prima di avviare altri progetti. Tra i mercati nelle mire della compagnia norvegese ci sono Giappone, Usa, Spagna e Corea del sud. “L’obiettivo – spiega a AFP Anne Stroemmen Lycke, responsabile del progetto a StatoilHydro – “e far scendere i costi al livello delle turbine fisse installate in fondali da 60 metri”. A quel punto si aprirebbero grandi prospettive per sfruttare i forti venti in alto mare, in aree non visibili dalle coste e non utilizzate da altri: un vero e proprio giacimento inesplorato di energia dal vento. Insomma, una tecnologia, quella delle turbine galleggianti, molto interessante e di cui sicuramente si parlerà alla Conferenza europea sull’eolico offshore, organizzata da EWEA, dal 14 al 16 di questo mese a Stoccolma.

Giulio Meneghello

10 settembre  2009

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